Processo Maroncelli-Pellico

Processo del Regno Lombardo-Veneto contro patrioti rei di cospirazione

Il processo Maroncelli-Pellico è un celebre procedimento giudiziario celebrato nel 1821 dall'Impero austriaco contro Piero Maroncelli, Silvio Pellico ed altri imputati, accusati di cospirazione.

Sentenza di condono della pena di morte per Pellico e Maroncelli, 1822, Museo del Risorgimento di Milano

Descrizione modifica

L'antefatto è costituito dall'arresto di Piero Maroncelli, il 6 ottobre 1820, dopo che gli era stata sequestrata una lettera compromettente diretta al fratello Francesco. Una settimana dopo venne arrestato anche Silvio Pellico.

Le indagini vennero condotte da inquirenti quali il famoso Antonio Salvotti.

La condanna contro

«imputati i primi tre del delitto di alto tradimento, i due ultimi di correità nel delitto medesimo»,[1] fu durissima: pena di morte per i primi tre, carcere a vita per gli altri, col pagamento delle spese. La sentenza venne ufficialmente emessa il 6 dicembre 1821.

Ma, a causa del provvedimento firmato dall'imperatore Francesco I d'Austria (6 febbraio 1822), le pene furono così ridotte:

  • a Maroncelli, considerato evidentemente il colpevole principale, carcere duro per venti anni;
  • a Pellico, carcere duro per quindici anni;
  • a Canova e Ressi, carcere duro per cinque anni (ma il Ressi nel frattempo era deceduto di morte naturale);
  • a Rezia, carcere duro per tre anni.

Come luoghi di detenzione, vennero definiti: per Maroncelli e Pellico, la fortezza dello Spielberg; per Ressi, il carcere di San Michele in Murano a Venezia; per gli altri, il castello di Lubiana.

Note modifica

  1. ^ * M. Gavelli, Piero Maroncelli. L'uomo, il musicista, il patriota, Cartacanta editore, Forlì 2010, p. 32.

Bibliografia modifica

  • L. Rava, Adeodato Ressi, con scritti inediti del Ressi, Zanichelli, 1923.
  • M. Gavelli, Piero Maroncelli. L'uomo, il musicista, il patriota, Cartacanta editore, Forlì, 2010.
  • A. Luzio, Antonio Salvotti e i processi del Ventuno, Società Editrice Dante Alighieri, Roma, 1901.