Progetto:Musica/Strumenti musicali/Sandbox

Il violoncello è uno strumento musicale del gruppo dei cordofoni a corde strofinate (ad arco), appartiene alla famiglia degli strumenti ad arco ed è dotato di quattro corde, accordate ad intervalli di quinta giusta. Rientra nella sottofamiglia dei "violini", di cui fanno parte quegli strumenti con quattro corde, accordati ad intervalli di quinta, che presentano dei tagli ad "effe" sulla tavola armonica (o piano armonico). La sottofamiglia dei "violini" si differenzia così dalla sottofamiglia delle "viole" che comprende invece strumenti antichi con tagli a "C", accordati per quarte e terze, con corde in numero variabile da tre, a sei-sette o più.
Si suona da seduti tenendo lo strumento tra le gambe, poggiato su un puntale presente nella parte inferiore dello strumento. L'esecutore muove l'archetto trasversalmente sulle corde.

Nickanc:Suggerirei di mettere qui una riformulazione dell'incipit del Grove sul nome ecc. che si trova nelle discussioni progetto

Il violoncello moderno possiede quattro corde accordate ad intervalli di quinta: la corda del La (cantino), del Re, del Sol e del Do. La corda del La emette un suono tre semitoni più in basso del Do centrale e la corda del Do è due ottave più basse del Do centrale.

L'estensione del violoncello va dal Do due ottave sotto il Do centrale fino al Mi due ottave sopra al Do centrale.

Il violoncello è strettamente associato alla musica classica, ma viene usato anche nella musica heavy metal. È parte dell'orchestra, del quartetto d'archi e di molti altri gruppi di musica da camera. Molti sono i concerti e le sonate scritte per violoncello. È meno comune nella musica popolare.

Un violoncello

Storia del violoncello modifica

Origini modifica

 
Códice Manesse (1305-1340), dove al centro appare una viola da braccio

La storia degli strumenti ad arco in Europa comincia con la lira bizantina, strumento in uso già nel IX secolo, antenato della viella medievale. Essa subì un'evoluzione in Europa occidentale; nel Rinascimento esistevano due strumenti differenziatisi da questi: la lira da braccio e la lira da gamba.

 
Concerto degli Angeli, affresco, 1534-36; Santuario della Madonna dei Miracoli, Saronno

I precursori del violoncello apparirono nella seconda metà del XVII secolo non come discendenti della viola da gamba, da cui però ben presto mutuarono la tecnica di suonare seduti, ma come discendente della famiglia delle viole da braccio, i violini. Prima della viola da gamba, che apparve in Italia attorno al 1490, in Italia nessuno strumento ad arco veniva suonato in una posizione a gamba[1] cioè veniva suonato da seduti, come oggi vengono suonati il violoncello o la viola da gamba, differentemente dal violino, che si appoggia sulla spalla. Ben presto, i liutai sperimentarono la creazione di strumenti ibridi fra la famiglia delle viole da gamba e quella delle viole da braccio[2], e attorno alla metà del XVI secolo, alcuni liutai italiani, Andrea Amati (1538) e Gasparo da Salò, iniziarono a sviluppare un tipo di strumento che fosse più simile alle viole da braccio e ai violini nell'aspetto, nella tessitura e nel numero di corde e che svolgesse la parte del basso nella famiglia di questi strumenti.[3] In quell'epoca compaiono numerose rappresentazioni pittoriche di questo tipo di strumenti, che rassomigliano per dimensioni al violoncello, come nel Concerto degli Angeli di Gaudenzio Ferrari (c. 1535). Questi vari strumenti, antenati del violoncello, erano diversi fra loro per forma, dimensioni, numero di corde[4] e tessitura; fino al XVII secolo il modello del violoncello non esisteva. Convenzionalmente queste varie forme di strumenti ad arco che anticiparono il violoncello prendono genericamente il nome di Basso di viola da braccio o, più semplicemente, basso di viola, per il fatto che essi costituiscono l'insieme degli strumenti che potevano svolgere la parte del basso nella famiglia delle viole da braccio[5]. Questo insieme di strumenti assume or ora vari nomi nel XVII secolo: bassetto, bassetto di viola, basso da brazzo, basso viola da brazzo, viola, viola da braccio, viola da brazzo, violetta, violoncino, violone, violone basso, violone da brazzo, violone piccolo, violonzino, violonzono, vivola da brazzo e si pensa inoltre che in Italia, fino al XVIII secolo, col termine violone ci si riferisse a questo strumento.[6]

 
Una xilografia di un basso di viola da braccio ("Bas-Geig de bracio") dal libro di Michael Praetorius Syntagma musicum, 1619. Lo strumento raffigurato è inusuale poiché ha cinque corde.[4]

Differentemente dal violoncello o dalla viola da gamba, era uso che questo strumento venisse suonato mentre era appoggiato a terra e non tenuto fra le gambe o con un puntale[6].

La prima apparizione del basso di viola da braccio nella trattatistica pervenutaci è nel trattato Epitome Musical (1556) di Jambe de Fer[7], mentre fa la sua prima comparsa nella musica stampata nell'Orfeo di Claudio Monteverdi (Venezia, 1609) col nome basso da brazzo.[6]

Il primo strumento col nome violoncello è il violoncello da spalla, primo ad apparire nella trattatistica stampata (in Jambe de Fer, 1556)[8], è un basso di viola da braccio[9] più piccolo rispetto agli altri che si suonava appoggiato sulla spalla, così molto diverso dal moderno violoncello. Numerosi dipinti suggeriscono che fosse comune suonare questi bassi sulla spalla.

 
Allegoria della musica (ca. 1642), dipinto di Lorenzo Lippi. Si nota un violoncello in secondo piano a destra.

Le innovazioni nella costruzione del basso di viola da da braccio che confluirono nel moderno violoncello avvennero nell'Italia settetrionale a fine XVII secolo nell'area attorno a Bologna. Lo strumento si rimpicciolì ed adottò definitivamente l'accordatura La3-Re3-Sol2-Do2, che già Michael Praetorius nel Syntagma Musicum (c. 1619) la indicasse come accordatura convenzionale dei bassi di viola da braccio.[10] Attorno al 1660 a Bologna comparve l'uso di ricoprire la corda di budello con un sottilissimo avvolgimento di filo d'argento, così fu possibile adottare corde più corte e sottili, che emettevano un suono migliore rispetto a quelle in puro budello fino ad allora utilizzate. Questa innovazione permise di creare uno strumento di minori dimensioni rispetto al basso di viola da braccio che però potesse emettere comunque suoni gravi, la minore dimensione dello strumento avrebbe così reso lo strumento più gestibile per l'esecutore, soprattutto nell'esecuzione di passaggi virtuosistici[11]; i liutai bolognesi sfruttarono questa tecnologia per creare così il violoncello. Questo strumento aveva anche degli svantaggi: il suo suono era meno adatto all'accompagnamento, meno corposo e grave dei suoi predecessori, così in molte situazioni si rivela necessario raddoppiarlo con un contrabbasso. Questo nuovo strumento trovò l'ultima definizione negli strumenti realizzati dal liutaio Antonio Stradivari attorno al 1700. Molti bassi di viola furono letteralmente diminuiti in dimensioni per trasformarli in violoncelli, anche se lo stesso Stradivari creò alcuni strumenti di dimensioni maggiori dei canoni moderni, come lo Stradivari Servais; le dimensioni infatti si standardizzarono solo attorno al 1750[12]. La diminuzione di dimensioni suggerì appunto l'origine etimologica del nome: violoncello, una forma ipocoristica del termine violone, significando "piccolo violone".[13]

 
A sinistra, un violoncello barocco e a destra una viola da gamba, del Museé de la Musique, a Parigi.

La prima apparizione del violoncello nella musica stampata è una sonata di Giulio Cesare Arresti stampata a Bologna nel 1665.[6]

 
Corde in budello di un violoncello barocco.

Questa prima forma del violoncello assume il nome di violoncello barocco e differisce per alcune caratteristiche dal violoncello moderno ed è tuttora molto usato in esecuzioni ispirate alla prassi esecutiva storica. Il manico, di forma differente, presenta un'angolazione rispetto alla cassa armonica - il riversamento - che si adatta ai diversi tensionamenti di questo strumento, derivanti anche dalla costituzione delle corde di budello. Circa dal XIX-XX secolo, i violoncelli moderni adottano un puntale in metallo retraibile per appoggiare a terra lo strumento (ciò consente anche di propagare alcune vibrazioni attraverso il pavimento, ragione per la quale i solisti suonano spesso su predelline di fianco al direttore d'orchestra)[senza fonte], mentre quelli barocchi vengono invece sostenuti dalle gambe dell'esecutore. Le corde del violoncello classico moderno sono oggi in metallo, o con un'anima di materiale sintetico; quelle del violoncello barocco sono realizzate in budello (nei violoncelli barocchi costruiti oggi, il Sol e il Do, a volte sono rivestite in metallo). Gli archetti classici sono leggermente ricurvi verso l'interno e vengono impugnati all'apposita parte terminale, mentre quelli barocchi presentano una curvatura verso l'esterno e vengono impugnati leggermente più in avanti. I violoncelli moderni classici montano spesso cordiere dotate di regolazioni fini per facilitarne l'accordatura, mentre quelli barocchi vengono accordati esclusivamente attraverso i piroli. Non esisteva alcun metodo didattico specifico per il violoncello prima del XVIII secolo. Il primo metodo per violoncello è di Michel Corrette: Méthode, thèorique et pratique pour apprendre en peu de temps le violoncelle dans sa perfection (Paris, 1741).

XVIII secolo modifica

 
La prima pagina del manoscritto di Anna Magdalena Bach della Suite per violoncello solo n°1 in sol maggiore, BWV 1007

Nel XVIII secolo compositori come Johann Sebastian Bach, Francesco Geminiani, Giovanni Battista Sammartini, Giuseppe Valentini, Antonio Vivaldi, Benedetto Marcello, ecc. lo usarono lautamente in molte composizioni sia come strumento accompagnatore (basso continuo) sia come strumento solista. Tuttavia, come nota Francesco Vatielli, il violoncello "per parecchi decenni del Settecento" soggiacque "all'umile condizione... di aiutante del clavicembalo e di servitore del solista sonatore o cantante". Tra i compositori che maggiormente contribuirono a "sviluppare, per dir così, la sua personalità", va certamente citato Giovanni Battista Cirri, Domenico Gabrielli, Johann Sebastian Bach. In questo periodo si fa uso anche di altri tipi di violoncello come il Violoncello piccolo (o violoncello tenore o violoncino), strumento usato nel XVII secolo che presentava una corda Mi all'acuto.

 
Cuadro de Molenaer. Se aprecia la posición del violonchelista, con el violonchelo apoyado en el suelo.

Durante el siglo XVII, prácticamente no hay datos de cómo se desarrolló la técnica del violonchelo, sólo se sabe la posición en la que se tocaba por la iconografía de la época, con el violonchelo apoyado en el suelo, y separado del instrumentista. Hay bastantes muestras pictóricas de la época en la que lo muestran, pero no hay ningún documento escrito.

En el siglo XVIII ya hay evidencias del cambio de posición con respecto al violonchelo, que pasa de estar apoyado en el suelo, a ser sujetado entre las rodillas, como lo hacían los violistas de gamba. Esto permitió situar la mano izquierda sobre el mástil de una manera mucho más natural, y llegar mucho más fácilmente a todas las cuerdas. Además, al elevarse el violonchelo, fue mucho más fácil la utilización del arco, que de esta manera podía usarse en su totalidad.

Sí que se habla de la Escuela Clásica italiana de Boccherini, con un sistema técnico básico que adoptó en sus obras para violonchelo.

El violonchelista Michel Corrette fue el primero en publicar un método sobre la técnica y la mejora de la misma para chelistas. Fue en el año 1741, y lo tituló Méthode, thèorique et pratique. Pour Apprendre en peu de temps le Violoncelle dans sa Perfection (en español: Método, teórico y práctico. Para Aprender en poco tiempo el Violonchelo en su Perfección). Fue el primer intento más o menos concienzudo que se conserva sobre la técnica chelística. Si existió un método anterior, todavía no ha aparecido o se ha perdido. Existe un método, de Francesco Scipriani, pero no tiene fecha, así que no se sabe si es anterior o posterior. Corette fue el primero en plasmar, en su método, la posición de pulgar (thumb) para las posiciones más cercanas al puente, que fue posible precisamente por el cambio que supuso elevar al violonchelo del suelo. Además, digita para todas las cuerdas en la primera posición, y también habla de la media posición.

 
Cuadro de Zick Januarius. El chelista ya sostiene el violonchelo entre las piernas.

En Italia no le prestaban atención a los métodos y técnicas de estudio, en Alemania se creía que la única manera de aprender las técnicas del instrumento era la propia práctica. Mientras en estos dos países no se publicaba nada referido a los métodos, en Francia, después del manual de Corrette, se publicaron muchos otros, como los de Tillier o Mutzberger.

Pero hasta entonces, en todos los países, el modelo en cuanto a la técnica instrumental había sido la técnica del violín, sin tener en cuenta ni las diferencias de postura y tamaño. Lo que se hizo, fue una postura de transición, en la que para imitar al violín, se usaron los dedos primero, segundo y cuarto para abarcar la misma distancia que abarcan esos dedos en un violín (una cuarta), y posteriormente, se dejó ese sistema diatónico por un sistema semitonal, con el que poder abarcar, con esos mismos dedos, o bien una cuarta, o bien una tercera. Es también en esta época cuando se producen los cambios de Tourte en el arco, que deja de tener curvatura convexa y se alarga, y cuando se producen los cambios posturales en la mano derecha, pasando de sujetar el arco desde abajo con la palma de la mano hacia arriba, a hacerlo desde arriba con la palma hacia abajo.

 
Luigi Boccherini.

En 1789 aparece un manual del chelista inglés John Gunn, titulado The Theory and Practice of Fingering the Violoncello. En él, se muestra un primer resumen de la historia y las técnicas del violonchelo. Además, da consejos del tipo de que para poder dar agilidad a los dedos, no había que sujetar el mástil con la mano izquierda, así que todo el violonchelo debía de sujetarse con las piernas. Además, la digitación de los fragmentos de su método corresponde a una digitación moderna, y ya introduce fragmentos complejos y en posiciones muy altas del violonchelo.

Jean Louis Duport, violonchelista francés del siglo XVIII, fue el autor de uno de los primeros métodos para violonchelo que se conocen. Titulado Essai sur le doigter du violoncelle et la conduite de l'archet, dedie aux professeurs de violoncelle, contenía innovaciones de la técnica del violonchelo bastante importantes. Uno de los aportes más interesantes de su obra, fue el asentamiento de la técnica de digitación y técnicas digitales. Además habla de extensiones, de dobles cuerdas, de intervalos, está totalmente digitado y es posiblemente el que pone las bases de la técnica violonchelística del siglo XIX.

Otros violonchelistas de este siglo, como Dotzauer o Kummer también abogan por abandonar definitivamente las posiciones del violín, y adoptar la digitación moderna.

XIX secolo modifica

Nel XIX secolo, si svilupparono diverse scuole di violoncellisti già attive nel XVIII secolo e i violoncellisti del XIX secolo evolvettero la tecnica dello strumento aumentando l'espressività dello strumento - come Jean-Baptiste Bréval, Jean-Louis Duport, Romberg, Dotzauer. Per opera delle scuole francesi e tedesche in questo periodo vengono introdotte due innovazioni allo strumento: si introduce il puntale, inizialmente osteggiato, trova per principale sostenitore Adrien-François Servais, e il Romberg, che prende il nome dall'omonimo strumentista, una rettificazione della tastiera in prossimità della terza e della quarta corda per aumentare l'inclinazione della tastiera in quei punti e permettere alla corda di vibrare meglio. Romberg è anche responsabile di aver uniformato la notazione musicale per il violoncello stabilendo la convenzione dell'uso di sole tre chiavi per il violoncello: la chiave di basso, la chiave di tenore e la chiave di violino. Prima di lui, era comune utilizzare tutto il setticlavio per il violoncello - per esempio, Luigi Boccherini usava sei chiavi diverse nelle sue composizioni per violoncello, mentreJohann Sebastian Bach utilizzava anche la chiave di contralto oltre alle chiavi citate.

El violonchelista Piatti se trasladó a Londres, donde se empezó a crear una escuela con otros varios intérpretes, como Leo Stern o Robert Lindley. La escuela francesa, con sede en París, disminuyó su influencia e importancia que tuvo en años anteriores, aunque tuvo a algunas figuras como Auguste Franchomme y Chevillard. Nicolas Platel, discípulo de Duport, fue el creador de la Escuela de Bruselas, en donde Servais empezó a dar clases y donde empezó a destacar. Heredera de Servais y de Franchomme es la escuela violonchelística madrileña, iniciada por Víctor Mirecki y que da sus mejores frutos ya en el siglo siguiente.

Nel periodo neoclassico ne fecero uso, tra gli altri, Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven. Dal romanticismo ai nostri giorni vanno menzionati Robert Schumann, Edward Elgar, Gabriel Fauré, Camille Saint-Saëns, Claude Debussy, Zoltán Kodály, Benjamin Britten, Antonín Dvořák, Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, ecc. In questo periodo, il violoncello fu nel quartetto d'archi e quindi divenne uno dei più importanti e conosciuti strumenti musicali.

XX secolo modifica

Durante todo el siglo XX, los violonchelistas han conseguido aumentar el registro del instrumento, llegando a competir en brillantez con el violín. Para conseguir mejores sonidos, algunos violonchelistas empiezan a utilizar picas más largas, o picas dobladas, como hacen Paul Tortelier o Mstislav Rostropóvich, para conseguir mejor sonoridad al elevarse el instrumento, que hace que con la mano derecha, con el arco, esté en una posición más natural, y que la izquierda, pueda bajar a lo largo del diapasón para conseguir notas más agudas con mejor proyección. En este siglo, la técnica de la izquierda se ha depurado hasta el punto de poder interpretar piezas tan virtuosísticas como lo podría hacer un violín. La utilización de las cuerdas metálicas, también influyó mucho en el tipo de conciertos que se iban a dar, y en las técnicas utilizadas para conseguir sonidos cada vez más brillantes.

Es en este siglo cuando finalmente se considera a la técnica como la base fundamental para la interpretación, no sólo del violonchelo sino en general de todos los instrumentos, y forma parte esencial del estudio del instrumento, y su enseñanza se empieza a estandarizar en todos los conservatorios del mundo.

Pau Casals no solo fue uno de los grandes violonchelistas de la historia, sino que consiguió equiparar al violín y al violonchelo como instrumentos solistas. Gracias a su labor técnica, las posibilidades del violonchelo se aumentaron considerablemente. Él destacó sobre todo la importancia de los matices en la musicalidad global de la obra. Su redescubrimiento de las 6 suites para violonchelo solo de Bach, y la reinterpretación que hizo de ellas, sentó las bases para una nueva generación de violonchelistas.

Eisenberg, discípulo de Casals, fue otro de los últimos grandes teóricos del violonchelo. Su gran contribución fueron sus conceptos sobre la anticipación en la interpretación, como en el momento en que ejecutas una nota, tu mano tiene que estar preparándose para la siguiente.

Durante el siglo XX, se siguió componiendo mucha música para violonchelo, con compositores como Ravel, Debussy o Shostakovich. Además, a partir de los años veinte, el violonchelista catalán Pau Casals consigue, con su nueva puesta en escena de las Suites para violonchelo de Bach, devolver al violonchelo a una posición privilegiada. Aparecieron grandes intérpretes como Rostropovich o Jacqueline du Pré, así como Anner Blysma con su violonchelo barroco.

Desde el siglo XX, las mujeres comienzan a ser intérpretes de violonchelo, cosa que no había ocurrido anteriormente. Durante mucho tiempo, solo las mujeres de clase alta podían tener acceso a los instrumentos musicales, y no estaba bien visto por la sociedad la postura de sujeción del violonchelo, entre las piernas, considerándola poco aristocrática. Existe documentación de otro tipo de posturas adoptadas por algunas mujeres violonchelistas, sujetando el instrumento de lado. A esto se sumó los prejuicios que existían contra las mujeres instrumentistas. Pero ya desde los años veinte aparecen mujeres violonchelistas aplaudidas y valoradas, como Guilhermina Suggia o Raya Garbousova.

A metà del XX secolo i violoncelli iniziarono ad essere prodotti su larga scala. Al giorno d'oggi la maggior parte degli strumenti reperibili sul mercato è di fabbricazione industriale. In Italia, nei laboratori di liuteria, essi vengono ancora prodotti in modo del tutto artigianale. Il violoncello, è per diffusione e per notorietà, il secondo strumento della famiglia degli archi, preceduto solo dal violino.

A partire circa dagli anni novanta il violoncello inizia ad essere utilizzato estensivamente anche per la musica pop, rock e heavy metal, col gruppo finlandese Apocalyptica.

Utilizzo dello strumento modifica

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Esecuzione di John Michel

Suite per violoncello solo n°3 di Johann Sebastian Bach (BWV 1009), quarto movimento - Sarabanda (info file)
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Esecuzione di Annie Camp ad Atlanta su un violoncello di Stephanie Voss

Ave Maria di Charles Gounod (info file)
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Arrangiamento per pianoforte e violoncello. Esecuzione di John Michel

Trascrizione per violoncello della suite per Orchestra e viola da gamba in re maggiore di Georg Philipp Telemann - TWV55:D6 - 1. Ouverture (info file)
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Esecuzione della the Advent Chamber Orchestra with cellist Stephen Balderston

Elegie, op. 24, per violoncello e piano di Gabriel Fauré (info file)
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Esecuzione di Hans Goldstein (cello) and Eli Kalman (piano)

Concerto per violoncello in Si minore di Antonín Dvořák, primo movimento (info file)
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Esecuzione di John Michel

Orchestra sinfonica modifica

I violoncelli sono parte della orchestra sinfonica convenzionale, che generalmente include dagli otto ai dodici elementi. La sezione dei violoncelli, nella disposizione moderna dell'orchestra, si trova sulla destra del direttore opposta alla sezione dei primi violini, con la sezione degli archi che vede da sinistra a destra rispettivamente i primi violini, i secondi violini, le viole e i violoncelli, come nelle principali esecuzioni di Karajan e Stokowsky, oppure li si trova accanto ai primi violini con la sezione degli archi da sinistra a destra che vede rispettivamente i primi violini, i violoncelli, le viole e i secondi violini, come nelle esecuzioni di Toscanini. Il primo violoncello è la guida della sezione che determina le arcate in accordo con le altre sezioni degli archi e esegue i soli; questo strumentista nell'orchestra siede in prima fila fra i violoncelli, è il più vicino al pubblico.

I violoncelli sono una parte importante della musica orchestrale, tutta la musica sinfonica contiene parti per violoncelli e molte composizioni contengono degli assoli per questo strumento e, soprattutto dal XX secolo, il genere del concerto per violoncello ha assunto sempre più rilevanza. In buona parte, però, i violoncelli contribuiscono a sostenere l'armonia dell'orchestra. Sovente, nelle parti dei violoncelli sono alternate parti in cui i violoncelli suonano la melodia a parti di accompagnamento.

Solo modifica

There are numerous cello concertos - where a solo cello is accompanied by an orchestra - notably 25 by Vivaldi, 12 by Boccherini, 4 by Haydn, 3 by C.P.E. Bach, 2 by Saint-Saëns, 2 by Dvořák, and one each by Schumann, Lalo, and Elgar. Beethoven's Triple Concerto for Cello, Violin and Piano and Brahms' Double Concerto for Cello and Violin are also part of the concertante repertoire although in both cases the cello shares solo duties with at least one other instrument. Moreover, several composers wrote large-scale pieces for cello and orchestra, which are concertos in all but name. Some familiar "concertos" are Strauss' tone poem Don Quixote, Tchaikovsky's Variations on a Rococo Theme, Bloch's Schelomo and Bruch's Kol Nidrei.

In the 20th century, the cello repertoire grew immensely. This was partly due to the influence of virtuoso cellist Mstislav Rostropovich who inspired, commissioned and/or premiered dozens of new works. Among these, Prokofiev's Symphonia Concertante, Britten's Cello Symphony and the concertos of Shostakovich, Lutosławski and Dutilleux have already become part of the standard repertoire. In addition, Hindemith, Barber, Honegger, Villa-Lobos, Myaskovsky, Walton, Glass, Rodrigo, Arnold, Penderecki and Ligeti also wrote major concertos for other cellists, notably for Gregor Piatigorsky, Siegfried Palm and Julian Lloyd Webber.

There are also many sonatas for cello and piano. Those written by Beethoven, Mendelssohn, Chopin, Brahms, Grieg, Rachmaninoff, Debussy, Fauré, Shostakovich, Prokofiev, Poulenc, Carter, and Britten are the most famous. Other important pieces for cello and piano include Schumann 's five Stücke im Volkston and transcriptions like Schubert's sonata in a minor (originally for arpeggione and piano), Stravinsky's Suite Italienne (transcribed by the composer from his ballet Pulcinella) and Bartók's first rhapsody (also transcribed by the composer, originally for violin and piano)

Finally, there are several pieces for cello solo, most importantly J.S. Bach's six Suites for Cello (arguably the most important cello pieces), Kodály's Sonata for Solo Cello and Britten's three Cello Suites. Other notable examples include Hindemith's Sonata for Solo Cello, Dutilleux' Trois Strophes sur le Nom de Sacher, Berio's Les Mots Sont Allés (both part of a series of twelve compositions for solo cello commissioned by Rostropovich for Swiss conductor Paul Sacher's 70th birthday), Ligeti's Sonata, Carter's two Figments, Joseph Hallman's "Three Monologues" and "sixsolopieces" and Xenakis' Nomos Alpha and Kottos.

Quartets and other ensembles modifica

The cello is a member of the traditional string quartet as well as string quintets, sextet or trios and other mixed ensembles. There are also pieces written for two, three, four or more cellos; this type of ensemble is also called a "cello choir" and its sound is familiar from the introduction to Rossini's William Tell Overture as well as Zaccharias' prayer scene in Verdi's Nabucco. As a self-sufficient ensemble, its most famous repertoire is Villa-Lobos' first of his Bachianas Brasileiras for cello ensemble (the fifth is for soprano and 8 cellos). Other examples are Offenbach's cello duets, quartet, and sextet, Pärt's Fratres for 8 cellos and Boulez' Messagesquisse for 7 cellos, or even Villa-Lobos' rarely played Fantasia Concertante (1958) for 32 cellos. The Twelve Cellists of the Berlin Philharmonic Orchestra (or "the Twelve" as they have since taken to being called) specialize in this repertoire and have commissioned many works, including arrangements of well-known popular songs.

Popular music, jazz and neoclassical modifica

Though the cello is less common in popular music than in classical music, it is sometimes featured in pop and rock recordings. The cello is rarely part of a group's standard lineup but like its cousin the violin it is becoming more common in mainstream pop (e.g. the baroque rock band Arcade Fire uses the cello in their songs).

In the 1960s, artists such as the Beatles and Cher used the cello in popular music, in songs such as "Bang Bang (My Baby Shot Me Down)", "Eleanor Rigby" and "Strawberry Fields Forever". Bass guitarist Jack Bruce, who had originally studied music on a performance scholarship for cello, played a prominent cello part in "As You Said" on Cream's Wheels of Fire studio album (1968). In the 1970s, the Electric Light Orchestra enjoyed great commercial success taking inspiration from so-called "Beatlesque" arrangements, adding the cello (and violin) to the standard rock combo line-up and in 1978 the UK based rock band, Colosseum II, collaborated with cellist Julian Lloyd Webber on the recording Variations. Most notably, Pink Floyd included a cello solo in their 1970 epic instrumental Atom Heart Mother. Bass guitarist Mike Rutherford of Genesis was originally a cellist and included some cello parts in their Foxtrot album.

Established non-traditional cello groups include Apocalyptica, a group of Finnish cellists best known for their versions of Metallica songs, Rasputina, a group of cellists committed to an intricate cello style intermingled with Gothic music, Von Cello, a cello fronted rock power trio, Break of Reality who mix elements of classical music with the more modern rock and metal genre, and Jelloslave ([1]) a Minneapolis based Cello duo with two percussionists. These groups are examples of a style that has become known as cello rock. The crossover string quartet bond also includes a cellist. Silenzium and Vivacello are Russian (Novosibirsk) groups playing rock and metal and having more and more popularity in Siberia. Cold Fairyland from Shanghai China is using a cello along a Pipa as the main solo instrument to create East meets West progressive (folk) rock.

More recent bands using the cello are Aerosmith, Nirvana, Oasis, Murder by Death, Cursive, A Genuine Freakshow, Smashing Pumpkins, James, and OneRepublic. An Atlanta-based trio, King Richard's Sunday Best, also uses a cellist in their lineup. So-called "chamber pop" artists like Kronos Quartet, The Vitamin String Quartet and Margot and the Nuclear So and So's have also recently made cello common in modern alternative rock. Heavy metal band System of a Down has also made use of the cello's rich sound. The indie rock band The Stiletto Formal are known for using a cello as a major staple of their sound, similarly, the indie rock band Canada employs two cello players in their lineup. The orch-rock group, The Polyphonic Spree, which has pioneered the use of stringed and symphonic instruments, employs the cello in very creative ways for many of their "psychedelic-esque" melodies. The first wave screamo band I Would Set Myself On Fire For You featured a cello as well as a viola to create a more folk-oriented sound. The band, Panic! At the Disco uses a cello in their song, "Build God, Then We'll Talk." The lead vocalist of the band, Brendon Urie, also did the recording of the cello solo.

In jazz, bassists Oscar Pettiford and Harry Babasin were among the first to use the cello as a solo instrument; both tuned their instrument in fourths, an octave above the double bass. Fred Katz (who was not a bassist) was one of the first notable jazz cellists to use the instrument's standard tuning and arco technique. Contemporary jazz cellists include Abdul Wadud, Diedre Murray, Ron Carter, Dave Holland, David Darling, Lucio Amanti, Akua Dixon, Ernst Reijseger, Fred Lonberg-Holm, Tom Cora, Vincent Courtois, Jean-Charles Capon, Erik Friedlander, and James Hinkley of jazz combo Billet-Deux.

Modern musical theatre pieces like Jason Robert Brown's The Last Five Years, Duncan Sheik's Spring Awakening, Adam Guettel's Floyd Collins, and Ricky Ian Gordon's My Life with Albertine use small string ensembles (including solo cellos) to a prominent extent.

The cello can also be used in bluegrass and folk music, with notable players including Ben Sollee of the Sparrow Quartet and the "Cajun cellist" Sean Grissom as well as Damien Rice. Lindsay Mac is becoming well known for playing the cello like a guitar, with her cover of The Beatles Blackbird a big hit on The Bob & Tom Show.

Recently, the Cello has also been utilized mostly by alternative music artists, in some of the songs by Owl City like Fireflies, A viola and a cello are used for the melody, also Coldplay uses strings, including cello in their songs like Viva la Vida or Clocks. The Black Eyed Peas have used violin, cello and double bass in some of their songs, like, Where is the love. The All American Rejects, Camp Rock Soundtrack, have all used cello in their songs, to add the depth to the violin sound.

Chinese orchestra modifica

The cello also appear frequently in the Chinese orchestra as a member of the bowed strings family.

Tecnica di esecuzione modifica

Composizioni per violoncello modifica

Composizioni per violoncello solo modifica

 
Johann Sebastian Bach
Suite n. 1 in sol maggiore, BWV 1007
Suite n. 2 in re minore, BWV 1008
Suite n. 3 in do maggiore, BWV 1009
Suite n. 4 in mi bemolle maggiore, BWV 1010
Suite n. 5 in do minore, BWV 1011
Suite n. 6 in re maggiore, BWV 1012
Suite n. 1, in sol maggiore, op. 72
Suite n. 2, in re maggiore, op. 80
Suite n. 3, in do minore, op. 87
Ciaccona, intermezzo e adagio per violoncello solo
Sonata per violoncello n. 3, op. 25
Sonata per violoncello solo in do maggiore, op. 8
Capriccio
3 Suite per violoncello, op. 131
Nomos Alpha per violoncello solo
Dieci preludi per violoncello solo (1974)
Sonata-Fantasia

Sonate e altre composizioni per violoncello modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sonate per violoncello.
 
Johannes Brahms
Sonata in fa maggiore, op. 5 n. 1
Sonata in sol minore, op. 5 n. 2
Sonata in la maggiore, op. 69
Sonata in do maggiore, op. 102 n. 1
Sonata in re maggiore, op. 102 n. 2
12 Variazioni di «Ein Mädchen oder Weibchen» op. 66
12 Variazioni di «Judas Maccabée» WoO 45
7 Variazioni di «Bei Männern, welche Liebe fühlen» WoO 46
Sonata in mi minore, op. 38
Sonata in fa maggiore, op. 99
Sonata clavecínen sol minore, op. 65
Sonata in re maggiore op. 38
Sonata in re minore
Sonata in re minore op. 109
Sonata in sol minore op.117
Elegia op. 24
Allegro in mi bemolle maggiore, op. 16
Sonata in la minore
Sonata per violoncello solo (1948 - '53)
6 Sonate per violoncello e basso continuo
Variazioni concertate, op. 17
Sonata n. 1, in si bemolle maggiore, op. 45
Sonata n. 2, in re maggiore, op. 58
Lied "ohne Worte", in re maggiore, op. 109
Suite op. 21
Sonata in do maggiore, op. 119
Sonata in do sostenuto minore, op. 134
Fantasiestucke, op.73
5 Pezzi in stile popolare, op.102
Adagio e allegro, op.70
3 pezzi, op. 9
Sonata in re minore, op. 40
6 sonate per violoncello e continuo
9 Sonate per violoncello e basso continuo
Le Grand Tango per violoncello e pianoforte

Concerti per violoncello modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Concerto per violoncello.
Concerto per violoncello in la maggiore
Concerto per violoncello in la minore
Concerto per violoncello in si bemolle maggiore
Concerto per violoncello op. 22
Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore G. 474
Concerto n. 2 in la maggiore G. 475
Concerto n. 3 in re maggiore G. 476
Concerto n. 4 in do maggiore G. 477
Concerto n. 5 in re maggiore G. 478
Concerto n. 6 in re maggiore G. 479
Concerto n. 7 in sol maggiore G. 480
Concerto n. 8 in do maggiore G. 481
Concerto n. 9 in si bemolle maggiore G. 482
Concerto n. 10 in re maggiore G. 483
Concerto n. 11 in do maggiore G. 573
Kol Nidrei, op.47, per violoncello e orchestra.
Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra, op. 33
Tout Un Monde Lointain
 
Antonín Dvořák
Concerto per violoncello e orchestra in La maggiore B.10
Concerto per violoncello e orchestra in Si minore op. 104(1895)
Concerto per violoncello e orchestra, in mi minore, op. 85.
Concerto n. 1 per violoncello e orchestra, in do maggiore, HOB VIIB.1
Concerto n. 2 per violoncello e orchestra, in re maggiore, HOB VIIIB.2 (1783)
Concerto n. 4 per violoncello e orchestra, in re maggiore.
 
Haydn
Concerto n. 1, in sol minore, op. 49
Concerto n. 2, in do maggiore, op. 77
Concerto per violoncello in mi minore.
Concerto-rapsodia in re minore.
Concerto per violoncello e orchestra, in re minore (1876)
Concerto per violoncello e orchestra (1966)
Concerto per violoncello e orchestra (1968-1970)
Concerto Rondó
Concerto "Militare"
 
Saint-Saëns
Concerto per violoncello e orchestra, n. 1 in la minore, op. 33 (1873)
Concerto per violoncello e orchestra, n. 2, in re minore, op. 55.
Concerto per violoncello e orchestra, in la minore, op. 129.
Concerto per violoncello e orchestra, n. 1 in mi bemolle maggiore, op. 107
Concerto per violoncello e orchestra, n. 2
  • Antonio Vivaldi (1678-1741)
     
    Presunto ritratto di Antonio Lucio Vivaldi, Bologna
    • Concerti per violoncello, orchestra, e basso continuo:
RV 398 in do maggiore
RV 400 in do maggiore
RV 401 in do maggiore
RV 402 in mi minore
RV 403 in re maggiore
RV 404 in re maggiore
RV 405 in re minore
RV 406 in re minore
RV 407 in re minore
RV 408 in mi bemolle maggiore
RV 410 in fa maggiore
RV 411 in fa maggiore
RV 412 in fa maggiore
RV 413 in sol maggiore
RV 414 in sol maggiore
RV 415 in sol maggiore
RV 416 in sol minore
RV 417 in sol minore
RV 418 in la minore
RV 419 in la minore
RV 420 in la minore
RV 421 in la minore
RV 422 in la minore
RV 423 in si bemolle maggiore
RV 424 in si minore
RV 409 in mi minore
    • Concerto per due violoncelli e orchestra, RV 531 in sol minore

Caratteristiche costruttive modifica

 
Il Violoncello e le sue parti

Il violoncello è uno strumento costituito da molte parti, principalmente in legno (abete, acero e ebano), alcuni componenti (come il puntale) e piccoli particolari possono essere realizzati in acciaio, gomma o altri materiali. Vengono anche costruiti, anche se poco usati, violoncelli in fibra di carbonio.

Cassa armonica modifica

La cassa armonica, che costituisce la parte più voluminosa del violoncello, è generalmente costruita con più tipi di legno: la tavola armonica con legno di abete rosso, il fondo e le fasce sono di solito realizzati in legno di acero, sebbene occasionalmente siano stati usati anche pioppo e faggio. Tutte le parti che compongono la struttura sono interamente tagliate e lavorate a mano (a meno che non si tratti di strumenti di produzione industriale e non di liuteria). Le fasce vengono realizzate assottigliando a mano il legno e curvandolo a caldo. La cassa è caratterizzata da un'ampia parte superiore, da un restringimento nella parte centrale e di nuovo la parte inferiore molto ampia, le fessure chiamate "effe" sono sulla parte centrale della tavola armonica.

Manico, voluta e riccio modifica

Sopra la cassa armonica si trova il manico, dello stesso legno del fondo e delle fasce, che termina con la voluta ed infine col riccio (che in alcuni strumenti consiste in una testina scolpita nel legno), il tutto ricavato da un unico pezzo. Nella voluta è compresa la "casetta" dove sono inseriti i quattro "piroli" (o "bischeri") usati per tendere e quindi accordare ciascuna corda, la cui estremità è avvolta intorno ad essi. Per i piroli viene generalmente impiegato il legno di bosso, d'ebano o di palissandro; gli stessi materiali sono utilizzati anche per la tastiera e per il capotasto, che è una barretta posta sulla parte iniziale della tastiera e fornisce l'appoggio alle corde e per il "bottone", dal quale fuoriesce il puntale.

Cordiera modifica

Nella parte inferiore, le corde sono mantenute in tensione dalla cordiera, che a sua volta è agganciata tramite un cavo (generalmente in budello, nylon o anche metallo) al bottone da cui fuoriesce il puntale che sostiene il violoncello quando viene suonato. La cordiera e il bottone sono in legno duro, lo stesso dei piroli. Può incorporare i tiracantini, che consentono una accordatura più fine rispetto ai piroli.

Puntale modifica

Il puntale sostiene il violoncello quando viene suonato. Normalmente in metallo (oggi raramente in legno) o carbonio, è retraibile e può essere regolato in altezza. La parte terminale del puntale può essere coperta da un gommino, utilizzato, o non, a seconda del pavimento su cui si poggia lo strumento, in modo da renderlo fermo e stabile. È stato introdotto da François Servais, allora docente del Conservatorio di Parigi, alla fine del XIX secolo

Ponticello ed effe modifica

 
ponticello ed effe

Il ponticello (in legno) tiene sollevate le corde al di sopra della tastiera e trasmette il suono dalle corde alla tavola e alla cassa armonica. Il ponticello non è fissato, sono le corde stesse, con la propria tensione, a mantenerlo in posizione. Le effe, fessure dalla caratteristica forma di f (per questo così chiamate), sono collocate ai lati del ponticello, con lo scopo di permettere al suono di fuoriuscire e di dare maggiore elasticità alla tavola armonica. Inoltre sono utili al liutaio per l'accesso all'interno della cassa armonica.

Parti interne modifica

Internamente, il violoncello ha due importanti componenti: la catena, barra di abete incollata al di sotto della tavola, e l'anima, cilindretto pure di abete collocato a pressione tra il fondo e la tavola dello strumento. La catena ha lo scopo di rinforzare la tavola del violoncello, contribuendo a conferirgli maggiore rigidità. L'anima contribuisce alla diffusione delle vibrazioni che dalle corde, attraverso il ponticello, mettono in vibrazione la cassa, trasmettendole dalla tavola al fondo e amplificando così il suono emesso dalle corde stesse. Come il ponticello, anche l'anima non è incollata, ma è tenuta in posizione dalla tensione esercitata dalla tavola e dal fondo.

Colle e materiali sintetici modifica

I violoncelli sono incollati utilizzando generalmente colla animale, robusta e allo stesso tempo reversibile, permettendo così di effettuare interventi di riparazione o restauro, nel caso sia necessario aprire la cassa o smontare altre parti.

Esistono violoncelli moderni costruiti in fibra di carbonio.

Archetto modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Archetto.
 
archetto

Tradizionalmente, l'archetto (o arco) è costruito con legno di pernambuco, recentemente viene prodotto anche in fibra di carbonio. Il crine, fissato alle estremità dell'arco e che da questo viene teso, proviene dalla coda di cavallo maschio. Il crine deve essere frequentemente trattato con colofonia, detta comunemente pece o resina, (applicata di solito ogni volta che lo strumento viene suonato) per aumentare la presa sulle corde. Il crine è mantenuto in tensione per mezzo di una vite che allontana la parte detta tallone, parte che si utilizza anche per impugnare l'archetto.

Formati modifica

 
Un violoncello di formato 4/4 e uno 1/8

I violoncelli di formato "intero" sono detti "quattro quarti" (4/4). Come per i violini, vengono prodotti anche violoncelli di dimensioni ridotte, dai "sette ottavi" (7/8) fino al "sedicesimo" (1/16), perfettamente identici a quelli di formato più grande, da non confondersi col violoncello piccolo in cui invece l'estensione cambia e spesso anche il numero delle corde. I formati minori sono proporzionali a quelli "interi" e vengono generalmente utilizzati da bambini, anche se non mancano violoncellisti adulti che preferiscono formati minori (soprattutto il 7/8) per ridurre i movimenti della mano. Il numero che definisce tali formati dipende da calcoli di proporzione riferiti alla lunghezza della tavola armonica standardizzati sotto tali denominazioni, che però sono prive di valore matematico.

Accessori modifica

 
antidissonante applicato
 
sordina applicata

Gli accessori utilizzati per il violoncello sono vari. I più comuni sono:

  • Antidissonante (detto anche anti "lupo"), piccolo cilindro di metallo che contiene a sua volta un cilindro di gomma con applicata una vite. Si posiziona su una corda (in genere la terza, il sol, o anche la quarta, il do), tra il ponticello e la cordiera, per eliminare le dissonanze (altrimenti dette "lupo", tone-wolf), nel caso in cui lo strumento presenti questo difetto piuttosto comune. Il violoncellista può montarlo e stringere più o meno la vite per regolare la sua posizione in modo da ottenere un risultato ottimale. Naturalmente l'attenuazione del difetto, smorzando le vibrazioni della corda, ha un sensibile effetto anche sugli altri suoni. Esistono anche antidissonanti da applicare all'interno della tavola armonica da incollare dopo un'attenta valutazione della posizione che richiedono la collaborazione tra strumentista e liutaio.
  • Sordina, dispositivo utilizzato per ridurre il volume di suono prodotto. Si applica al ponticello per smorzare le vibrazioni provenienti dalle corde che esso trasmette alla cassa, in questo modo il suono viene attenuato. Oltre che per motivi di tipo pratico durante lo studio, può essere anche richiesta in alcuni brani.
  • Colofonia (o resina, o pece), come in tutti gli strumenti ad arco, viene applicata sul crine dell'archetto per aumentarne la presa sulle corde.
  1. ^ Woodfield 1984
  2. ^ Stephen Bonta, From violone to violoncello: A question of strings?, in Journal of the American Musical Instrument Society, No. 3, 1977, pp. 64–99.
  3. ^ el-atril.com, El violonchelo, su el-atril.com. URL consultato il 23 settembre 2008.
  4. ^ a b Il numero di corde era variabile ma la maggior parte di questi strumenti avevano fra le tre e le cinque corde e prevalentemente quattro corde, a differenza di quelli della famiglia delle viole da gamba che erano soliti avere sei corde o più corde.
  5. ^ Baines
  6. ^ a b c d Stephen Bonta, Suzanne Wijsman, Margaret Campbell, Barry Kernfeld, Anthony Barnett, voce Violoncello inThe New Grove Dictionary of Music and Musicians, a cura di Stanley Sadie, 2001
  7. ^ Jesselson 1991, Jambe de Fer 1556, Bonta 1990
  8. ^ Delbanco, Nicholas. (January 1, 2001) Harper's Bazaar. The Countess of Stanlein Restored. (Violoncello owned by Bernard Greenhouse is restored). Volume 302; Issue 1808; Page 39.
  9. ^ Barnett 2008, p. 134
  10. ^ Watkin 1996
  11. ^ Bonta 1977, 1990
  12. ^ Cyr 1982
  13. ^ Bonta 1978, Schmid 1987.

Bibliografia modifica

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  • Lauro Malusi, Il violoncello, Padova, Zanibon, 1973
  • William Pleeth, Il violoncello. Tecnica, storia e repertorio, Padova, Muzzio, 1989
  • Marcella Ghigi, Il violoncello. Conoscere la tecnica per esprimere la musica, Milano, Casa Musicale Sonzogno, 1999. ISBN 88-87318-08-5.
  • (EN) Stephen Bonta, Violoncello in Grove Music Online, ed. L. Macy (accessed January 28, 2006), grovemusic.com (subscription access).
  • (EN) Mary Cyr, Basses and basse continue in the Orchestra of the Paris Opéra 1700-1764, in Early Music, XVIII, Apr., 1982, pp. 155–170.
  • (EN) James Grassineau, A Musical Dictionary, London, J. Wilcox, 1740.
  • (EN) Peter Holman, The English Royal Violin Consort in the Sixteenth Century, in Proceedings of the Royal Musical Association, vol. 109, 1982, pp. 39–59, DOI:10.1093/jrma/109.1.39.
  • (EN) Robert Jesselson, The Etymology of Violoncello: Implications on Literature in the Early History of the Cello, in Strings Magazine, No. 22, JAN/FEB 1991.
  • (EN) The King Violoncello by Andrea Amati, Cremona, after 1538, su usd.edu, National Music Museum. URL consultato il 2 novembre 2008.
  • (EN) Ian Woodfield, The Early History of the Viol, a cura di Howard Mayer Brown, Peter le Huray, John Stevens, Cambridge, Cambridge University Press, 1984 [1984], ISBN 0-521-24292-4.
  • (DE) Gerhard Mantel, Cellotechnik: Bewegungsprinzipien und Bewegunsformen, Köln, Hans Gerig, 1972
  • (DE) Gerhard Mantel, Cello üben. Eine Methodik des Übens nicht nur für Streicher, Mainz, Schott, 1999

Origini del violoncello modifica

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

Origini del violoncello
Immagini di violoncelli storici