Capo Tabin

leggendario promontorio dell'Asia settentrionale
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Il capo Tabin, o Tabi, è un promontorio leggendario citato da Plinio il Vecchio e raffigurato nelle carte geografiche fino al XVIII secolo.

Il capo Tabin (Tabin prom. Plinio) nella carta dell'Artico di Mercatore (1623, I ediz. 1595)

Da alcuni autori è considerato coincidente con il capo Čeljuskin,[1][2] il punto più settentrionale del continente asiatico. Poiché in alcune carte il capo Tabin rappresenta anche l'estremità orientale del continente,[3] altri autori segnalano come esso si trovi a corrispondere a due luoghi diversi, il capo Čeljuskin a nord e il capo Dežnëv a est.[4]

La descrizione di Plinio si incontra nel libro VI della Naturalis historia:

(LA)

«Iterum deinde Scythae. Iterumque deserta cum belluis, usque ad iugum incubans mari, quod vocant Tabin. Nec ante dimidiam ferme longitudinem eius orae quae spectat aestivum orientem, inhabitatur illa regio.»

(IT)

«Troviamo poi di nuovo degli Sciti e ancora zone desertiche popolate da fiere fino a che non si giunge a una catena montuosa, chiamata Tabi, a strapiombo sul mare. E non è dato trovare abitanti in quella regione prima di aver percorso circa metà della costa rivolta a nord-est.»

Nella carta di Gerardo Mercatore (1595), che cita direttamente Plinio, il promontorio Tabin costituisce l'estremità orientale di un ampio golfo che prende il nome di Oceano Scitico, o Mare Tabin, che termina a occidente con Nova Zembla (Novaja Zemlja). In tale golfo è collocata l'isola fantasma di Tazata.[6] Raffigurazioni similari si hanno anche in Willem Blaeu (1645), in cui il golfo racchiuso tra capo Tabin e Nova Zembla è il Mare Tartaricum,[7] in Moses Pitt (1680)[8] e in Willem Barents. Nella carta di quest'ultimo subito a est di capo Tabin si apre lo stretto di Anián,[9] identificabile con lo stretto di Bering.[10]

Note modifica

  1. ^ (EN) JaapJan Zeeberg, Into the Ice Sea: Barents' Wintering on Novaya Zemlya; a Renaissance Voyage of Discovery, Amsterdam, Rozenberg, 2005, p. 17.
  2. ^ (RU) Zavoevanie Arktiki (PDF), in Sovetskaja Sibir', n. 115, 21 maggio 1940, p. 2. URL consultato il 16 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
  3. ^ (RU) A. Efimov, Iz istorii velikich russkich geografičeskich otrkrytij v Severnom Ledovitom i Tichom okeanach, Mosca, 1950, p. 47.
  4. ^ Efimov, cit., p. 61.
  5. ^ (LA) Gaio Plinio Secondo, Storia Naturale. Libro VI. 53, traduzione di Alessandro Barchiesi, Roberto Centi, Mauro Corsaro, Arnaldo Marcone e Giuliano Ranucci, Giulio Einaudi editore, 1982, p. 683.
  6. ^ (LA) Mercator, Septentrionalium Terrarum descriptio, III ediz., Duisburg, 1623 [1595].
  7. ^ (LA) Willem Blaeu, Theatrum Orbis Terrarum, sive Atlas Novus in quo Tabulæ et Descriptiones Omnium Regionum, 1645.
  8. ^ (EN) Moses Pitt, A map of the North Pole showing adjacent areas, in The English Atlas, volume 1, n. 3, Oxford, 1680.
  9. ^ (LA) Willem Barentsz, Delineatio cartae trium navigantium per Bataves, ad Septentrionalem plagam, Norvegiae, Moscoviae et novae Semblae, Amsterdam, 1598.
  10. ^ (EN) Strait of Anian, su The Canadian Encyclopedia, Historica Canada, 2013. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2017).
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