Quartetto per archi n. 14 (Mozart)

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Il Quartetto per archi in Sol maggiore K 387 è una composizione di musica da camera di Wolfgang Amadeus Mozart scritto nel 1782; fu il primo dei sei quartetti dedicati ad Haydn (K 387, K 421, K 428, K 458, K 464, K 465).

Quartetto K 387
CompositoreWolfgang Amadeus Mozart
TonalitàSol Maggiore
Tipo di composizioneQuartetto d'archi
Numero d'operaK 387 (op.10 n.1)
Epoca di composizioneVienna, 31 dicembre 1782
Prima esecuzioneVienna, 15 gennaio 1785 abitazione di Mozart alla presenza di Haydn
PubblicazioneVienna, Artaria, 1785
AutografoBritish Library di Londra
DedicaFranz Joseph Haydn
Durata media26'
Organico
Movimenti
  1. Allegro vivace assai
  2. Minuetto (Allegro)
  3. Andante cantabile
  4. Molto allegro

Dagli ultimi quartetti mozartiani, a loro volta influenzati da quelli di Haydn (in special modo i quartetti russi op. 33), erano passati nove anni. Sotto la dedica si nascondeva ora la consapevolezza di aver superato il modello, al di là del debito pubblicamente riconosciuto. Come in Haydn, l'elaborazione tematica viene applicata ai quattro strumenti in modo indipendente, rendendo in tal modo possibile lo scambio dei temi tra le varie voci. Ma Mozart va oltre il modello, arricchendo la scrittura con una intensità contrappuntistica che si ispira piuttosto alla lezione di Bach e Händel e che non trova riscontro nei quartetti russi.

L'Allegro vivace assai che apre il quartetto contiene soluzioni armoniche e polifoniche del tutto imprevedibili.
Il minuetto che costituisce il secondo movimento (come nei successivi quartetti K 458 e K 464) ha una densità espressiva che rimarrà ineguagliata nell'opera di Mozart, fatto salvo forse il minuetto presente nella sinfonia n. 40. Esso inizia con una idea cromatica già presente in un frammento del primo movimento, che viene mantenuta per tutto il brano.
Il successivo andante cantabile presenta un tessuto armonico messo alla prova da continue modulazioni e dissonanze.
Il finale è il movimento più ricco di passaggi contrappuntistici.
Il quartetto acquista coesione dalla presenza di incisi cromatici, esposti nella parte centrale e che riaffiorano nel finale.
"Nobiltà d'invenzione e purezza di sonorità sono le impronte peculiari di questa opera" [1]

Note modifica

  1. ^ Bernhard Paumgartner, Mozart, traduz. di Carlo Pinelli, Torino, Einaudi Collana Saggi n.62, 1945

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