Ramiro III di León
Ramiro Sanchez, Ramiro anche in spagnolo, in asturiano, in portoghese e in galiziano, Ramir, in catalano (961 – Astorga, 26 giugno 985), fu re di León dal 966 al 984.
Ramiro III di León | |
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Re di León e Galizia | |
In carica | 966 – 984 |
Predecessore | Sancho I |
Successore | Bermudo II |
Nome completo | Ramiro Sanchez |
Nascita | 961 |
Morte | Astorga, 26 giugno 985 |
Padre | Ramiro II |
Madre | Teresa Ansúrez |
Consorte | Sancha Gómez de Saldana |
Figli | Ordoño |
Religione | Cristianesimo |
Origine[1]Modifica
Era il figlio primogenito del re di León, Sancho I, e di Teresa Ansúrez, figlia del conte di Castiglia Ansur Fernández.
BiografiaModifica
Nel 966, alla morte del padre, gli successe sul trono di León, all'età di cinque anni, mentre la madre Teresa si ritirava in convento.
La reggenza del regno fu quindi affidata nelle mani di due suore: la madre e la zia Elvira Ramírez, sorella di suo padre che per tutto il periodo della minorità di Ramiro, sino al 975, fu la sua tutrice e reggente con il titolo di regina Elvira comportandosi da regina. In conseguenza a questo stato di cose il suo regno ebbe il pieno appoggio di tutto il clero.
Durante la reggenza ratificò il trattato di pace con il califfo al-Ḥakam II ibn ʿAbd al-Raḥmān e dovette combattere i vichinghi che avevano invaso le coste della Galizia.
Nel 975, approfittando della malattia che, l'anno prima, aveva colpito il califfo, al-Ḥakam II ibn ʿAbd al-Raḥmān, alleatosi al re di Navarra Sancho II Abarca, attaccò al-Andalus ma fu sconfitto, a San Esteban de Gormaz, dal generale Ghalib, appena rientrato dal Nordafrica.
Dopo la morte di al-Hakam II, con la nomina a califfo di Hishām II ibn al-Ḥakam si concluse il periodo di pace con al-Andalus e i musulmani iniziarono ad attaccare i regni cristiani del nord. Nel 979, sposò Sancha Gómez de Saldana, figlia di Gómez Diaz, conte de Saldana[1].
Durante il suo regno dovette fronteggiare un assalto musulmano di ‘Abd Allāh, lontano discendente dell'emiro omayyade andaluso al-Hakam ibn Hisham che devastò la città di Zamora, senza prendere la cittadella dove si era rifugiato il re cristiano.
Al raggiungimento della maggior età Ramiro III tentò di instaurare una specie di monarchia assoluta, che ottenne come risultato l'accentuazione della tendenza separatista della Castiglia e della Galizia dal Regno di León.
Ramiro III cercò allora, insieme a García Fernández e a Sancho Abarca di creare una coalizione anti-islamica fra i regni di León, di Castiglia e di Navarra, ammassando truppe nella valle Meduia del Duero.
L'hajib omayyade Almanzor marciò però celermente contro l'esercito cristiano e, nel 981, lo sbaragliò nella battaglia di Rueda, 40 km circa a sudest di Simancas. Fu dopo questa brillante vittoria che Almanzor si fece attribuire il laqab con il quale è noto: al-Mansūr bi-llāh ("colui che è reso vincitore da Dio").
Le continue sconfitte contro le truppe musulmane (a cominciare da quella subita nel 976 a San Esteban de Gormaz) e le tendenze separatiste di Castiglia e Galizia, fecero sì che la nobiltà perdesse poco a poco fiducia nel suo re e si sollevasse contro Ramiro proclamando re addirittura, nel 982, Bermudo, figlio illegittimo di Ordoño III, con il nome di Bermudo II, che da quell'anno prese possesso della Galizia.
Iniziò così una guerra civile[1] e alla fine, nel 984, Ramiro III fu rovesciato dai nobili che sostenevano Bermudo II. Ramiro allora fuggì ad Astorga, dove l'anno successivo (985) morì avvelenato.
Discendenza[1]Modifica
Ramiro e Sancha ebbero un figlio:
- Ordoño Ramírez di Leon, che sposò Cristina di León, figlia di Bermudo II.
NoteModifica
- ^ a b c d (EN) Dinastie reali di Asturie e Leon
BibliografiaModifica
Rafael Altamira, "Il califfato occidentale", in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 477-515
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
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