Ramiro II d'Aragona

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Ramiro Sanchez detto il Monaco (Ramiro anche in spagnolo, in galiziano, in basco e in portoghese, Ramir, in catalano, Remiro in aragonese e Ramiru in asturiano. Raimirus in latino) (24 aprile 1086Huesca, 16 agosto 1157) fu re di Aragona, conte di Sobrarbe e di Ribagorza, dal 1134 al 1137, mantenendo però il titolo di re fino alla morte[1].

Ramiro II d'Aragona
Ramiro II di Aragona, miniatura di inizio '400 conservata al monastero di Santa Maria di Poblet
Re d'Aragona
Stemma
Stemma
In carica29 settembre 1134 –
13 novembre 1137[1]
PredecessoreAlfonso I
SuccessorePetronilla con il marito Raimondo Berengario IV
Nome completoRamiro Sanchez d'Aragona
Altri titoliConte di Sobrarbe e Ribagorza
Nascita24 aprile 1086
MorteHuesca, 16 agosto 1157
Luogo di sepolturaAbbazia di San Pietro il Vecchio, Huesca
Casa realeCasa d'Aragona
PadreSancho I d'Aragona
MadreFelicia di Roucy
ConsorteAgnese d'Aquitania
FigliPetronilla
ReligioneCattolicesimo
Firma

Origine modifica

 
Ritratto di Ramiro II d'Aragona
 
La leggenda della Campana di Huesca, di José Casado del Alisal

Secondo la Ex Gestis Comitum Barcinonensium era figlio del re d'Aragona, re di Pamplona e conte di Sobrarbe e Ribagorza Sancho Ramírez (Sancho I di Aragona e Sancho V di Navarra)[2] e, secondo la Cronaca piniatense[3], della sua seconda moglie, Felícia di Ramerupt[4] (1060- 3 maggio 1123), figlia d'Ilduíno IV ( † 1063), conte di Montdidier e di Roucy e Signouer de Ramerupt e della moglie, Adelaide di Roucy, figlia di Ebli Conte di Roucy e della moglie, Beatrice di Hainaut (1015/1020-1062).
Sancho Ramírez era il figlio maschio primogenito del re d'Aragona e conte di Sobrarbe e Ribagorza Ramiro I (come ci viene confermato dalla Ex Gestis Comitum Barcinonensium[2] e, secondo la Cronaca Piniatense di Ermessinda di Foix[5] (circa 1015-1049, Gilberga di Foix, dopo il matrimonio, divenuta regina d'Aragona, si fece chiamare, Ermesinda[6]), che secondo le Preuves de l'Histoire Générale de Languedoc, Tome V era figlia del conte di Carcassonne e di Couserans e futuro conte di Foix, Bernardo Ruggero I, e dell'erede della contea e futura contessa di Bigorre, Garsenda[7], figlia del conte di Bigorre, Garcia Arnaud e della moglie, Riccarda[8], di cui non si conoscono gli ascendenti.
Ramiro quindi era rispettivamente fratello e fratellastro dei suoi predecessori Alfonso I e Pietro I[2].

Biografia modifica

I suoi primi anni li passò, molto probabilmente, nel monastero di Siresa, in Valle de Hecho, (Huesca), poi ancora in giovane età, secondo un documento del 3 maggio 1093 il padre lo inviò nel monastero occitano di Saint-Pons-de-Thomières[9], come ci conferma anche la Cronaca piniatense[10]>, dove prese i voti. Nel 1112 il fratello Alfonso I, che era anche re di León e Castiglia, lo nominò abate dell'abbazia di Sahagún, da dove dovette fuggire quando le truppe della regina di León e Castiglia, Urraca, occuparono la città[9]. Nel 1114 fu eletto vescovo di Burgos[9].
Dopo, nel 1130, si ritirò nel monastero di San Pedro el Viejo[9], vicino a Huesca, e ne divenne abate ed infine, nel 1134, fu nominato vescovo di Roda e Barbastro[9].

Nel 1134, dopo la morte di suo fratello Alfonso I il Battagliero, come riportato sia nel Chronicon Burgense[11] che nella Crónica de San Juan de la Peña[12], il testamento di Alfonso I (a Bayonne, redasse un testamento che lasciava tutti i suoi regni all'Ordine del Tempio del Santo Sepolcro[13]) non fu accettato né dalla chiesa né dalla nobiltà aragonese[13] e, dato che Alfonso non aveva eredi, secondo la Crónica de San Juan de la Peña, nominarono alcuni reggenti[14], per poi orientarsi a offrire i due regni a Ramiro, il fratello di Alfonso I,[15], che era monaco del monastero di Saint-Pons-de-Thomières[16], vicino a Narbona. I nobili navarresi però, non avendo fiducia nelle capacità di Ramiro rifiutarono[17], decisero per la separazione dei due regni, eleggendo García, discendente dal re di Navarra, García III Sánchez[18], per cui gli eredi di Alfonso furono:

Regno d'Aragona
Casa di Navarra
 

Ramiro I
Figli
Sancho I
Pietro I
Figli
  • Pietro
  • Isabella
Alfonso I
Ramiro II
Petronilla con Raimondo Berengario IV di Barcellona
Modifica
 
monastero di San Pedro di Huesca, dove Ramiro è tumulato
 
Signum Regis di Ramiro II dove si possono notare le lettere alfa e omega

Ramiro, secondo il documento n° 1159 della Chronique de Robert de Torigni, abbé de Mont-Saint-Michel, Tome I, ottenne la dispensa papale di uscire dal monastero e potersi sposare[19]; fu acclamato re d'Aragona a Jaca[9].
Appena salito al trono, Ramiro II si trovò a dover lottare con le bande di nobili, che, approfittando della sua debolezza, cercavano di prendere il sopravvento per sete di ricchezza e potere, pensando di sostituire il monarca.
Ramiro si trovò quasi subito in difficoltà e, dovette rifugiarsi nella contea di Besalú, anche perché il re di León e Castiglia Alfonso VII aveva occupato[20] parte del regno di Aragona[9]. Ramiro non ebbe la forza di opporsi e firmò il patto Vadaluongo, località vicino a Sangüesa, nel gennaio del 1135, in cui si riconosceva vassallo del regno di Castiglia e accettava il distacco del regno di Navarra[9].

Ramiro allora dimostrò di avere doti di comando ordinando che parecchi nobili venissero giustiziati mediante decapitazione (da questo fatto nacque la leggenda popolare della Campana di Huesca), in quanto si erano resi colpevoli di avere assalito, durante una tregua, una carovana di musulmani, riprendendo così il controllo della situazione.
Comunque anche dopo che Alfonso VII si era ritirato dall'Aragona, ma aveva continuato a occupare Saragozza[21], Ramiro rimaneva vassallo del re di León e Castiglia[9].

Il 13 novembre del 1135, nella cattedrale di Jaca, Ramiro aveva sposato Matilde (o Agnese) di Poitiers (1103-circa 1160), figlia legittima del duca d'Aquitania e conte di Poitiers Guglielmo IX (questa tesi è sostenuta, sia dal Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou[22] che dalla Ex Gestis Comitum Barcinonensium[2], e anche dalla Crónica de San Juan de la Peña[23]. Infine, secondo le Europäische Stammtafeln[24], vol II, 58 e 76 (non consultate)[9] era figlia illegittima di Guglielmo IX) e vedova del visconte Emerico V di Thouars (questo matrimonio è confermato dalla donazione n° CXLVII del Cartulaire de l'abbaye de la Sainte-Trinité de Tiron, Tome I, del 1030 circa, fatta unitamente da Emerico e Agnese[25]), che si era dimostrata fertile con il suo primo marito, come ci conferma il documento n° 1159 della Chronique de Robert de Torigni, abbé de Mont-Saint-Michel, Tome I, dove la sposa è chiamata Matilde[19]; e la Ex Fragmentis Chronicorum Comitum Pictaviæ, Ducum Aquitaniæ dove la sposa è chiamata Matilde (Mahauda), detta Agnese (Agnes dicta)[26], che però sostiene, assieme ad altre fonti non primarie[9] che Agnese era la figlia di Guglielmo, signore di Puy-du-Fou[26].

L'erede, Petronilla[27], nacque il 29 luglio 1136 e, nel mese di ottobre, assieme alla moglie, Ramiro fece una donazione[9]; prima della fine di quell'anno Ramiro si separò dalla moglie Agnese che si ritiró nel monastero di Santa María di Fontevrault, dove morì tra la fine del 1159 e il 1160[9].

Ramiro II promise la figlia Petronilla in sposa al conte di Barcellona, Raimondo Berengario IV[21] e l'impegno matrimoniale fu firmato a Barbastro, l'11 agosto 1137; mentre il 27 agosto, nel castello di Ayerbe, Ramiro redasse un documento in cui si impegnava a non prendere importanti decisioni senza l'approvazione del futuro genero. Il 13 novembre dello stesso anno, infine, pur mantenendo il titolo di re, abdicò[9] in favore della figlia Petronilla e, per contrastare l'ingombrante re di León e Castiglia Alfonso VII, delegò il futuro genero a governare il regno d'Aragona con il titolo di principe d'Aragone e conte di Barcellona. Raimondo Berengario IV, investito di tale titolo, nel 1140 trattò con Alfonso VII, concordando il ritiro dei castigliani da Saragozza, riconoscendo loro tutti i territori alla destra del fiume Ebro[21].

Ramiro trascorse l'ultimo periodo della sua vita nel monastero di San Pedro di Huesca e nella sua proprietà di San Úrbez de Sarrablo (Huesca), ma non vi è certezza che tornasse definitivamente alla vita monastica[9]. Morì a Huesca il 16 agosto 1157 (la data della morte è stabilita in un documento del dicembre 1157[9]) e fu tumulato nella cappella di San Bartolomeo, o Pantheon Reale, di San Pedro el Viejo di Huesca[9].

Discendenza modifica

Ramiro e Agnese ebbero un'unica figlia:[9]

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Sancho III Garcés di Navarra García II Sánchez di Navarra  
 
Jimena Fernández  
Ramiro I d'Aragona  
Sancha di Aibar  
 
 
Sancho Ramírez di Aragona  
Bernardo Ruggero di Foix Ruggero I di Carcassonne  
 
Adele di Pons  
Gilberga di Foix  
Garsenda di Bigorre Garcia Arnaldo di Bigorre  
 
Riccarda di Astarac  
Ramiro II d'Aragona  
 
 
 
Ilduino IV di Roucy  
 
 
 
Felicia di Roucy  
 
 
 
Adelaide di Roucy  
 
 
 
 

Note modifica

  1. ^ a b Pur avendo abdicato Ramiro II il Monaco mantenne il titolo di re fino alla sua morte (1157).
  2. ^ a b c d (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, Tomus XII, Ex Gestis Comitum Barcinonensium, cap. 19, pag 378
  3. ^ La Cronaca piniatense è una cronaca storiografica, voluta dal re d'Aragona Pietro IV, del regno di Aragona, dalle sue origini comitali sino alla Corona d'Aragona (1336, morte di Alfonso IV di Aragona)
  4. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 17, righe 56 e 57, pag. 452
  5. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 16, righe 23 - 26, pag. 449
  6. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 16, righe 24 e 25, pag. 449
  7. ^ (CA) Histoire Générale de Languedoc, Tome V, Preuves, doc. n° 207, par. VI, colonna 422
  8. ^ (EN) #ES Foundation for Medieval Genealogy :Nobiltà di Guascogna - GERSENDE de Bigorre
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) #ES Foundation for Medieval Genealogy :Re d'Aragona - IInfante don RAMIRO de Aragón
  10. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 17, righe 57 e 58, pag. 452
  11. ^ (LA) España Sagrada, tomus XXIII, Chronicon Burgense, pag. 309
  12. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 19, righe 228 - 230, pag. 464
  13. ^ a b (EN) #ES Foundation for Medieval Genealogy :Re d'Aragona - Infante don ALFONSO de Aragón
  14. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 1 - 15, pag. 465
  15. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 17 - 18, pag. 465
  16. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 18 - 20, pag. 465
  17. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 43 - 45, pag. 466
  18. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 59 - 60, pag. 467
  19. ^ a b (LA) Chronique de Robert de Torigni, abbé de Mont-Saint-Michel, Tome I, doc. 1159, pag 318
  20. ^ Nel corso del 1135 il re di León e Castiglia Alfonso VII, dopo avere occupato il regno di Navarra, era entrato in Aragona imponendole il vassallaggio (assumendo il titolo di Imperatore) e, nel 1136, ne aveva occupato la capitale Saragozza.
  21. ^ a b c [Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pag. 879
  22. ^ (LA) Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou, pag 419
  23. ^ (CA) Crónica de San Juan de la Peña, cap. 20, righe 91 e 92, pag. 468
  24. ^ Le Europäische Stammtafeln sono una raccolta di tavole genealogiche delle (più influenti) famiglie europee.
  25. ^ (LA) Cartulaire de l'abbaye de la Sainte-Trinité de Tiron, Tome I, doc. CXLVII, pag. 171
  26. ^ a b (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tome XII, Ex Fragmentis Chronicorum Comitum Pictaviæ, Ducum Aquitaniæ, par. A, pag. 409
  27. ^ a b c (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, Tomus XII, Ex Brevi Historia Comitum Provinciæ e familia comitum Barcinonensium, pag 3361

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

Letteratura storiografica modifica

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