Assi del linguaggio

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Per assi del linguaggio si intendono i due possibili piani su cui si esplica o si snoda l'attività mentale degli esseri umani per il tramite del linguaggio. Fu originariamente il fondatore della linguistica moderna, il linguista svizzero Ferdinand de Saussure (1857-1913), ad individuare questi due tipi fondamentali di relazione tra elementi linguistici, che egli dapprima chiamò rapporto sintagmatico e rapporto associativo.[1]

Descrizione modifica

Secondo de Saussure, l'attività del parlante implica tanto una sequenzialità "orizzontale", rappresentata dal susseguirsi dei suoni concretamente emessi, quanto la possibilità di ricorrere ad un repertorio di elementi linguistici virtualmente sostituibili perché in relazione semantica, disposti "verticalmente" in quanto solo uno viene poi effettivamente immesso nell'enunciato.[2][1] Si delineano, in tal modo, un asse sintagmatico, su cui si struttura il rapporto sintagmatico tra elementi linguistici, e un asse paradigmatico, come verrà definito poi dal linguista danese Louis Trolle Hjelmslev (1899-1965), che attiene piuttosto alla semantica degli elementi linguistici coinvolti nel discorso.[1]

Per quanto riguarda l'asse sintagmatico, nella catena fonica i fonemi (cioè i foni considerati astrattamente rispetto alla loro resa concretamente fonica) sono in una relazione tale che ciascun segno assume un determinato valore in rapporto al contrasto che istituisce con gli altri segni compresenti, in particolare con quelli che lo precedono e lo seguono.[1] Così, ad esempio, esiste un rapporto sintagmatico tra il fonema nasale /m/ e il fonema occlusivo /p/ nella parola campo.[3] Si parla invece di rapporto associativo tra elementi segnici nel senso che sussiste una relazione tra gli elementi linguistici posti nella catena fonica ed altri, alternativi ai primi, che vengono però richiamati alla memoria da qualche elemento in comune con quelli opzionati. Tali elementi comuni possono essere di ordine semantico (per cui, nel dire insegnamento, posso pensare a istruzione). In altri casi, i segni sono in relazione associativa perché appartengono allo stesso paradigma lessicale (come il nome dominio e il verbo dominare) o flessionale (come il nominativo latino dominus e il corrispondente genitivo domini).[1][4]

Sempre nella terminologia di de Saussure, i rapporti sintagmatici si svolgono in praesentia, mentre sull'asse paradigmatico, che ha uno sviluppo "verticale", gli elementi linguistici in contrasto sono alternativi l'uno all'altro, per cui si danno in absentia.[1]

In Hjelmslev (1961), l'asse sintagmatico è scandito da relazioni con funzioni et, mentre l'asse paradigmatico da correlazioni con funzioni aut.[5] Il linguista russo Romàn Jakobsòn (1896-1982) parla poi di un "asse della combinazione" (o "concatenazione") e di un "asse della selezione" (o "sostituzione"), rispettivamente corrispondenti approssimativamente all'asse sintagmatico e all'asse paradigmatico.[1][6][7]

Rapporto sintagmatico e rapporto paradigmatico si oppongono dicotomicamente.[1] Scrive Romàn Jakobsòn:

«Il linguaggio implica due assi: la sintassi si occupa della concatenazione, la semantica dell'asse della sostituzione. Se io dico, per esempio, "il padre ha un figlio", le relazioni fra "il", "padre", "ha", "un" e "figlio" sono relazioni entro la successione, sono relazioni sintattiche. Se io confronto i contesti: "il padre ha un figlio", "la madre ha un figlio", "il padre ha una figlia", "il padre ha due figli", sostituisco certi segni ad altri segni e le relazioni semantiche con cui operiamo non sono meno linguistiche delle relazioni sintattiche. La concatenazione implica la sostituzione.[8]»

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h G.L. Beccaria, cit., lemmi sintagmatico/paradigmatico, rapporto.
  2. ^ Ritamaria Bucciarelli, La lingua italiana: metodi e descrizioni Archiviato il 27 agosto 2016 in Internet Archive., in cird.unive.it.
  3. ^ L'esempio è tratto da G.L. Beccaria, cit., p. 705.
  4. ^ Dopo de Saussure si tese a sostituire il termine "associativo" con "paradigmatico" e in effetti lo stesso de Saussure aveva indicato i paradigmi flessionali come un caratteristico esempio di rapporto associativo fra segni (cfr. G.L. Beccaria, cit., p. 705).
  5. ^ In latino, et significa e, mentre aut significa o (in senso esclusivo).
  6. ^ A. Marchese, cit., lemma Assi del linguaggio, pp. 30-31.
  7. ^ G.L: Beccaria, cit., lemma selezione/combinazione.
  8. ^ R. Jakobsòn, Saggi di linguistica generale, Parigi, 1963, citato in A. Marchese, cit., lemma Assi del linguaggio, pp. 30-31.

Bibliografia modifica

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