Real Albergo dei Poveri

edificio a Napoli

Il Real Albergo dei Poveri, o Palazzo Fuga, è il maggiore palazzo monumentale di Napoli e una delle più grandi costruzioni settecentesche d'Europa.[2]

Real Albergo dei Poveri
Palazzo Fuga
Prospetto principale dell'edificio
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
IndirizzoPiazza Carlo III
Coordinate40°51′48.47″N 14°15′55.66″E / 40.863465°N 14.26546°E40.863465; 14.26546
Informazioni generali
Condizioniin restauro
Costruzione1751-1819
StileBarocco napoletano
Piani5
Realizzazione
ArchitettoFerdinando Fuga
ProprietarioComune di Napoli
CommittenteCarlo III di Borbone

«Albergo dei Poveri, primo edificio. È molto più impressionante di quella bomboniera, tanto vantata, che si chiama a RomaPorta del Popolo”»

Storia modifica

Le origini modifica

 
Veduta aerea dell'edificio; sulla sinistra si vede l'orto botanico, creato agli inizi del XIX secolo.

Nel 1749 l'architetto fiorentino Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli da re Carlo III di Borbone, che gli affidò l'incarico di progettare un gigantesco Albergo dei Poveri, volto ad accogliere le masse di poveri dell'intero Regno. Il progetto del sovrano si inseriva in una precisa temperie storica, influenzata dalle teorie dell'illuminismo napoletano; pochi anni prima egli aveva anche promosso i lavori dell'Albergo dei Poveri di Palermo.

Fuga individuò un luogo adeguato lungo l'importante via Foria, in un'area posta allora ai margini settentrionali della città, concependo un edificio rettangolare di dimensioni grandiose articolato su cinque cortili interni. A causa dell'immensità dell'opera i lavori si protrassero a lungo, tanto da non essere stati ancora conclusi alla morte di Fuga nel 1782, proseguendo così sotto la direzione di Mario Gioffredo e Carlo Vanvitelli prima di arrestarsi definitivamente nel 1819.

 
Benjamin Rolland, Gioacchino Murat visita l'Albergo dei poveri.

L'edificio così ultimato, pertanto, per quanto imponente non rappresentava che una porzione di quelle che avrebbero dovuto essere le sue dimensioni secondo i progetti originari;[3] tra l'altro furono realizzati solo 3 dei 5 cortili inizialmente previsti. Tra le cause della sospensione, oltre all'ingente cifra necessaria al completamento, vi è da ravvisare un approccio da parte del nuovo re Ferdinando diverso rispetto a quello di suo padre Carlo: si decise pertanto di adottare un nuovo progetto, elaborato dall'architetto Francesco Maresca, che prevedeva un numero limitato di camerate, a vantaggio di locali più ampi dove sarebbero state allocate macchine di produzione manifatturiera.[3] Agli inizi del XIX secolo, quindi, l'istituzione caritatevole aveva lo scopo di fornire ai bisognosi (come ad esempio gli orfani della Santa Casa dell'Annunziata, accolti a partire dal 1802) i mezzi di sussistenza e l'insegnamento di un mestiere che li avrebbero potuti rendere autonomi nella loro vita quotidiana.[3]

Nel 1838 nell'albergo furono aperte varie scuole, tra cui anche una scuola di musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari e dove si avvicendarono insegnanti celebri, tra i quali Raffaele Caravaglios, e importanti amministratori, tra cui Rodrigo Nolli.

Nel corso dei decenni l'imponente edificio mutò più volte destinazione d'uso, mantenendo però sempre, anche solo in parte, la primitiva impronta assistenziale: vi trovarono così spazio una scuola per sordomuti, un centro di rieducazione per minorenni, un tribunale per i minorenni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei vigili del fuoco, la sezione civile dell'archivio di Stato di Napoli. Nel 1938 ospitò in visita alcuni rappresentanti del primo congresso internazionale di criminologia, che si stava tenendo a Roma.[4]

Il XX secolo modifica

 
Giovani prostitute in una foto del 1948 nel riformatorio dell'Albergo, dove apprendevano l'arte del ricamo dalle suore cattoliche in vista di un reinserimento nella società.

Nel 1937, sotto l'impulso del prefetto Marziali, fu operato un radicale rinnovamento venendo incontro alle necessità segnalate dal ministro di grazia e giustizia Arrigo Solmi e dal direttore generale delle carceri Giovanni Novelli per la realizzazione di un istituto di tutela, assistenza e protezione dei minorenni soggetti a misure di sicurezza. Questi piccoli ospiti, sottoposti ad osservazione e selezioni e curati in relazione alle condizioni ambientali ed economiche in cui erano nati e cresciuti ed alle cause fisiologiche e sociali che ne avevano determinato la devianza, erano avviati al laboratorio d'istruzione ed alla classe professionale dove ricevevano una preparazione tale da essere poi assunti come operai specializzati nelle aziende pubbliche o private.

Il tribunale per i minorenni e il centro di rieducazione occupavano tutta l'ala occidentale del palazzo. I locali all'epoca utilizzati comprendevano il salone di udienza preliminare con annesso ufficio del presidente di tribunale, l'ufficio del procuratore del Regno, le sale per gli avvocati, la camera di consiglio, la camera dei testimoni e vari uffici annessi. Il resto del palazzo era adibito a centro di osservazione che comprendeva una vasta sala di ricezione, l'infermeria per le visite mediche, una sala per le esposizioni, un refettorio con annessa cucina, ampie camerate di pernottamento, due palestre, due giardini, un'officina, un laboratorio artigianale, una cappella per le funzioni religiose, una scuola elementare, una scuola di psicotecnica e la direzione didattica.

L'edificio fu danneggiato dal terremoto del 23 novembre 1980, che provocò il distacco di alcuni solai dai muri laterali, oltre che di parte dell'ala sinistra, a ridosso dell'orto botanico; persero la vita alcune anziane e due persone che le assistevano.

Nel 1981 la proprietà dell'edificio passò quindi al comune di Napoli, che nel 1999 istituì un progetto di recupero e avviò lavori di restauro.[5]

Il XXI secolo e l'uso attuale modifica

Sulla struttura gravano una serie di vincoli giuridici che ne condizionano la destinazione d'uso.[6]

  • Vincolo di destinazione socio-assistenziale: tale vincolo affonda le proprie radici nella Legge Regionale 1980 n. 65 con la quale si obbliga ad assicurare la continuazione delle attività istituzionali per le quali l'Albergo è stato costruito; la struttura ospita la società sportiva dilettantistica Kodokan, collocata nel quadro del progetto "La città dei giovani" e di numerose altre associazioni. Inoltre, è regolarmente utilizzato come sede per alcuni spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia.
  • Vincolo di destinazione storico-artistico: essendo vincolato come bene immobile ai sensi del D.lgs. 1999 n. 490, l'Albergo è soggetto ad una serie tutele quali il divieto di effettuare restauri che ne pregiudichino l'aspetto sostanziale, la conservazione e l'integrità strutturale. Per tali ragioni sono state avanzate diverse ipotesi per il suo recupero quali, ad esempio, l'istituzione di un Museo dell'artigianato e dell'antiquariato per esporre e promuovere l'economia locale e di una Città della musica per valorizzare la tradizione canora partenopea. Si era pensato anche di trasferirvi la sede della Regione Campania, ma non se ne fece nulla.

Agli inizi del XXI secolo, quindi, il comune di Napoli avanzò un'ipotesi di masterplan che cercava di soddisfare i suddetti vincoli, realizzandovi la “Città dei giovani”, istituita nel gennaio 2005, che prevede spazi didattici e ricreativi per la popolazione minorile del quartiere.[7]

Il restauro, previa gara europea, fu affidato dal comune di Napoli a un gruppo internazionale di professionisti guidato dallo strutturista romano Giorgio Croci e dall'architetto specialista francese Didier Repellin, composto dagli ingegneri Giuseppe Carluccio e Mario Biritognolo, da importanti architetti come Paolo Rocchi, Pascal Prunet, Francesca Brancaccio, Nicolas Detry, e con consulenti Elio Giangreco e Giovanni Carbonara. I progetti, in accordo ai principi del restauro critico, miravano al recupero filologico delle parti perdute o danneggiate e all'utilizzo di nuovi materiali e tecnologie dove la forma non fosse più recuperabile, in nome dei principi di eco-compatibilità e sostenibilità: così la copertura originale è stata sostituita da una copertura in vetro con elementi di captazione dell'energia solare, sono stati reimpiegati i materiali originari come tufo, mattoni, calce, sono stati restaurati gli antichi infissi in legno, si è realizzato un sistema di cisterne per la raccolta dell'acqua piovana. Alcuni di questi interventi sono stati realizzati anche grazie al gioco del lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96.[8]

Prospettive future modifica

Nel 2021, nell'ambito del PNRR, il governo Draghi stabilì lo stanziamento di 100 milioni di euro per la riqualificazione del Real Albergo dei Poveri.[9] In particolare, il ministro della cultura Dario Franceschini avanzò la proposta di spostarvi la Biblioteca nazionale, ospitata dagli anni 1920 in ambienti del Palazzo reale,[10] anche se il progetto è stato accolto con freddezza da più parti.[11]

Nel novembre 2023 Gennaro Sangiuliano, ministro della cultura nel governo Meloni, confermata la volontà di recuperare il complesso come centro culturale, ne inaugura il cantiere assieme al sindaco Gaetano Manfredi:[12] l’edificio a partire dal 2026 dovrà infatti ospitare gli archivi e le sale di lettura della Biblioteca nazionale, gli uffici e gli spazi espositivi e congressuali del Comune di Napoli, attività commerciali e per la ristorazione, parte della collezione del Museo archeologico di Napoli (MANN), spazi polifunzionali per la collettività, aule e uffici amministrativi per l’università, oltre a una foresteria con 180 posti letto per gli studenti.[13][14][15]

Architettura modifica

 
La facciata del palazzo, fine '800
 
L'ingresso

Il progetto prevedeva l'edificazione di una struttura capace di accogliere e rieducare, secondo lo spirito della Prammatica di fondazione, circa ottomila tra poveri mendicanti, vagabondi e oziosi di tutto il Regno che, seppure abili al lavoro, erano privi di dimora e occupazione stabili. Qui gli ospiti erano divisi in quattro categorie: uomini e ragazzi, donne e ragazze. Ogni categoria era relegata in settori separati senza possibilità di contatto, eccetto gli orari di lavoro; si decise in tal modo di evitare la promiscuità che si era verificata nell'ospizio di San Gennaro extra-moenia, più piccolo ma con le medesime finalità dell'Albergo.[3] Il progetto originario prevedeva un complesso edilizio molto più grande di quello attuale. Doveva estendersi su una vasta superficie con un prospetto di 600 metri di lunghezza e una larghezza di 135 metri e comprendere cinque grossi cortili in linea, uno dei quali, quello centrale, dotato di una cappella con pianta radiale a sei bracci.

Esterno modifica

Il Real Albergo dei Poveri si estende su una superficie di 103000  ed ha una facciata lunga 400 metri[2] - circa un centinaio di metri in più rispetto al prospetto della Reggia di Caserta - intervallata da un doppio ordine di lesene, caratterizzata inoltre da cinque ordini di finestre e tre marcapiani con timpano centrale: monumentale è la scalinata a doppia rampa che segna l'ingresso principale alla struttura. Sul fronte d'ingresso è scolpita in epigrafe la dedica dettata dall'umanista ed epigrafista Alessio Simmaco Mazzocchi:

(LA)

«REGIVM TOTIVS REGNI PAVPERVM HOSPITIVM»

(IT)

«Real albergo dei poveri di tutto il regno»

Interni modifica

 
L'ingresso (interno)

L'interno è articolato intorno a tre cortili. Il cortile centrale è occupato da un corpo di fabbrica a croce di Sant'Andrea, costituito da un solo piano, che avrebbe dovuto essere la base della grande chiesa a pianta radiale con navata centrale e quattro bracci (navate laterali) che collegano detto cortile ai corpi laterali.

I cortili laterali erano adibiti a giardini, con aiuole per la parte centrale, mentre perimetralmente per una larghezza di circa dieci/otto metri costituivano spazi ricreativi con campetti di calcio, palla a volo, etc. Il cortile dell'ala prospiciente via Bernardo Tanucci è oggi utilizzato come parcheggio.

L'edificio è dotato di ben 430 stanze di differenti dimensioni a seconda della posizione: le più grandi, che occupano i volumi delle ali laterali, misurano su tutti i livelli 40 metri di lunghezza, sono larghe ed alte 8 metri.[16]

Note modifica

  1. ^ Stendhal (1817) Rome, Naples, Florence, Delaunay, Parigi
  2. ^ a b D. Mazzoleni, I palazzi di Napoli, Arsenale Editrice (2007) ISBN 88-7743-269-1.
  3. ^ a b c d D'Arbitrio N., Ziviello L., (1999) Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli. Un edifizio per le arti della città, Napoli, Edizioni Savarese, p. 13, 21, 27, 47, 53, ISBN non esistente
  4. ^ 8 ottobre. La gita a Napoli, “Rassegna di diritto penitenziario”, 1938, 6, p. 1267.
  5. ^ Albergo dei poveri, su www.comune.napoli.it. URL consultato il 18 gennaio 2023.
  6. ^ Speciale sull'Albergo dei Poveri, Volinforma: rivista bimestrale di cultura ed informazione per Napoli Città Sociale, Comune di Napoli. Assessorato agli Affari Sociali, 13, 2004, pp. 9-14, p. 14
  7. ^ La città dei giovani nel Real Albergo dei poveri, su comune.napoli.it. URL consultato il 18 gennaio 2023.
  8. ^ Fiorella Franchini, Il Real Albergo dei Poveri: una scommessa ambiziosa, su napoliontheroad.com, 27 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
  9. ^ Paolo Cuozzo, Napoli, per l’Albergo dei Poveri in arrivo cento milioni: c’è l’accordo tra ministeri, in Corriere del Mezzogiorno, 15 aprile 2021. URL consultato il 15 aprile 2021.
  10. ^ Antonio Ferrara, Napoli, Franceschini rilancia: "Biblioteca nazionale a Palazzo Fuga", in La Repubblica, 20 maggio 2022. URL consultato il 20 maggio 2022.
  11. ^ Biblioteca Nazionale da Palazzo Reale all'Albergo dei Poveri: polemiche sul trasloco, in Napoli Today, 17 giugno 2022. URL consultato il 17 giugno 2022.
  12. ^ Palazzo Fuga: le parole del ministro Sangiuliano, in Napoli Today, 9 gennaio 2023. URL consultato il 9 gennaio 2023.
  13. ^ Comune di Napoli, Riunita la cabina di regia per i lavori al Real Albergo dei poveri, su www.comune.napoli.it. URL consultato il 29 dicembre 2023.
  14. ^ Real Albergo dei Poveri di Napoli, cosa prevede il nuovo progetto, su Napoli Fanpage, 6 novembre 2023. URL consultato il 29 dicembre 2023.
  15. ^ Real Albergo dei Poveri, cabina di regia con Sindaco e Ministro. URL consultato il 29 dicembre 2023.
  16. ^ Real Albergo dei Poveri (Palazzo Fuga), su danpiz.net. URL consultato il 24 luglio 2009.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Filioli, Del Reale Albergo de' Poveri in Napoli, in «Annali Civili del Regno delle Due Sicilie», 7, fascicolo XIV, marzo-aprile 1835, pp. III-XXXVI.
  • Commissione per lo studio di riordinamento del Reale Albergo, Disegno di riforma del R. Albergo dei Poveri: edilizia, igiene, educazione al lavoro, Napoli, Casa Editrice E. Pietrocola, 1905.
  • Francesco Lucarelli, La vita e la morte, dal Real Albergo dei Poveri al Cimitero della 366 Fosse, Edizioni Del Grifo, Lecce.
  • Paolo Greco, Il Centro di Rieducazione di Napoli nell'Albergo dei Poveri, “Rassegna di diritto penitenziario”, 6, 1938, pp. 1180-1183.
  • Roberto Pane, Ferdinando Fuga, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1956.
  • Giulio Pane, Ferdinando Fuga e l'Albergo dei Poveri, in «Napoli Nobilissima», V, fascicolo I, 1966, pp. 72–84.
  • Giuseppe Moricola, L'industria della carità: l'Albergo dei Poveri nell'economia e nella società napoletana tra '700 e ‘800, Edizione Liguori, Napoli, 1994.
  • Andrea Guerra, L'albergo dei poveri di Napoli, in AA. VV., Il trionfo della miseria: gli alberghi dei Poveri di Genova, Palermo e Napoli, Electa, Milano, 1995, pp. 153–223.
  • Centro ricerche e studi sui problemi del lavoro, economia e sviluppo, Studio di fattibilità delle destinazioni d'uso del Real Albergo dei Poveri, Napoli, Cles., 1995
  • Paolo Giordano, Ferdinando Fuga a Napoli. L'Albergo dei Poveri, il Cimitero delle 366 fosse, i Granili, Edizioni del Grifo, Lecce, 1997.
  • Gino Chierici, (1931) L'Albergo dei Poveri di Napoli, in «Bollettino d'arte», XXV, serie III, 1, Ministero dell'Educazione Nazionale, 1999, pp. 439–45.
  • Nicoletta D'Arbitrio, Luigi Ziviello, Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli, Un edificio per le arti della città, EDISA 1999.
  • Nicoletta D'Arbitrio, Luigi Ziviello, Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli - Carteggi 1752-1896, EDISA 2001.
  • ”Il Mattino”, 8 marzo 2009, L'albergo dei poveri dove il tempo non scorre.
  • Maurizio Montone, Pauperismo e Stato. Il real albergo dei poveri. Vita dell'opera (Napoli, 1751-1951), La scuola di Pitagora Editrice, Napoli, 2010.
  • ”Il Mattino”, 22 ottobre 2011, A Palazzo Fuga una biblioteca con 300 mila libri.
  • ”Il Mattino”, 8 luglio 2011, Dal degrado a sede universitaria, così riparte l'Albergo dei poveri.
  • Paolo Giordano, L'albergo dei poveri a Napoli, La scuola di Pitagora, Napoli, 2014.
  • Gennaro Rollo, Il Serraglio, LFA Editore, Caivano, 2017. ISBN 978-88-99972-57-8

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Altri progetti modifica

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