Renato Togni (Frascati, 21 gennaio 1913Cherù, 21 gennaio 1941) è stato un militare italiano, tenente di cavalleria, vicecomandante del Gruppo Bande Amhara operante in Africa Orientale Italiana, fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento durante la battaglia di Agordat[2].

Renato Togni
NascitaFrascati, 21 gennaio 1913
MorteCherù, 21 gennaio 1941
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
RepartoGruppo Bande Amhara
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieBattaglia di Agordat
Decorazionivedi qui
dati tratti da Carlo Call soldato veterinario della bande irregolari a Cavallo dell’Amhara[1]
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Biografia modifica

Nacque a Frascati il 21 gennaio 1913, figlio del generale Francesco e Bianca Billi.[1] Si arruolò nel Regio Esercito come ufficiale di complemento, in quanto rifiutò di frequentare la Regia Accademia Militare di Modena perché suo padre ne era comandante.[1] Assegnato all’arma di cavalleria chiese, ed ottenne, di prestare servizio in Africa Orientale Italiana, dove partecipò alle operazioni di controguerriglia e consolidamento dell’occupazione italiana.[1] Transitato in servizio permanente effettivo, alla data dell’entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, prestava servizio effettivo nel Gruppo bande a cavallo dell’Amhara, in qualità di vice del tenente Amedeo Guillet e comandante effettivo della II Banda.[1]

Inquadrato nella 4ª Divisione Coloniale[3] del generale Luigi Frusci, con Quartier generale nel forte di Cherù, il Gruppo bande a cavallo iniziò il ripiegamento da Cassala con il resto della divisione, che marciava a piedi, il 17 gennaio 1941, sotto l'incalzare dell'offensiva inglese.[3] Due giorni dopo il comando nemico lanciò all'inseguimento delle truppe italiane la 4ª Divisione anglo-indiana preceduta da un raggruppamento altamente motocorazzato, denominato Mobile Gazelle Force.[3] Nel tentativo di rallentare l'avanzata nemica, le cui punte avanzate avevano raggiunto Cherù, Frusci ordinò a Guillet di impegnare combattimento con le truppe nemiche. A partire dal 21 gennaio, il giorno del suo 28º compleanno, la I e la II Banda lanciarono un attacco in successione contro le truppe nemiche ancora in fase di schieramento, caricando a cavallo, dovendo poi riunirsi per lanciarne un terzo tutte insieme.[3] Mentre stava effettuando la seconda carica Togni si accorse che tre carri armati Matilda Mk.II stavano per attaccare alle spalle il suo comandante.[3] Pur consapevole del pericolo mortale, mandò un messaggero al tenente Guillet per avvertirlo[N 1] della situazione, informandolo che avrebbe caricato il nemico con trenta uomini, tutti volontari, assicurando che avrebbe fatto il suo dovere.[3] Dopo aver detto al plotone che se qualche soldato non voleva partecipare all’azione era libero[4] di non farlo e di abbandonare lo schieramento, ed aver visto che nessuno si era mosso, partì all’attacco alla testa dei suoi uomini mentre i carri stavano entrando in un uadì.[4] Lanciando bombe a mano i cavalieri piombarono sul nemico, che si difese strenuamente. Dei trenta cavalieri ne sopravvisse solo uno, il suo attendente,[4] che gravemente ferito ritornò da Guillet informandolo di ciò che era avvenuto, e di aver visto gli inglesi raccogliere il corpo di Togni con qualche riguardo deponendolo su una camionetta.[5]

Per il coraggio dimostrato in questa azione fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, e il nemico scrisse del suo attacco nella Storia ufficiale della Campagna d’Etiopia: l’azione più valorosa fino a ora in questa guerra.[N 2][4]

Onorificenze modifica

«Cavaliere eroico, più volte decorato al valore, comandante di un’ala di un gruppo di bande impegnate in azione ritardatrice contro un avversario soverchiante, con audace perizia caricava il nemico infliggendogli perdite e provocando disordine e scompiglio. Accortosi che una formazione di carri armati avversari stava per aggirare il gruppo bande, ne avvertiva il comandante informandolo che, per dargli tempo di sventare la minaccia, avrebbe attaccato a qualunque costo il nemico. Manovrò con fredda intelligenza finché messosi alla testa di parte dei suoi cavalieri caricava l’avversario con la certezza di andare incontro alla morte e con la coscienza che il suo sacrificio avrebbe salvato il gruppo. Piombato sui carri avversari li aggrediva con bombe a mano. Colpito prima al petto, poi alla fronte da raffiche di mitragliatrici, trovava la forza di lanciare ancora una bomba e si abbatteva morto col proprio cavallo su di un carro nemico. Il nemico colpito da tanto fulgido eroismo rendeva alla salma gli onori militari. Cherù (A.O.I.), 21 gennaio 1941.[6]»
«Comandante di una banda a cavallo, benché premuto da presso da soverchianti forze nemiche, per due giorni le conteneva vigorosamente col fuoco dei propri cavalieri di appiedati, respingendovi i ripetuti tentativi di accerchiamento. Visto approssimarsi di rinforzi amici balzava a cavallo e trascinava alla carica i propri ascari piombando sul fianco e su tergo del nemico che disperdeva impedendogli di riorganizzarsi. Preparava così l’azione del giorno seguente che portava alla risoluzione favorevole della lotta contro un accanito e tenace avversario che veniva definitivamente eliminato. Amba Ghiorghis, Incase, 28-31 marzo 1940
— Regio Decreto 4 gennaio 1942[7]
«Durante aspro combattimento in terreno aspro e insidioso, con funzioni di aiutante maggiore si prodigava efficacemente per il felice esito dell’azione. Incaricato di assumere il comando di un sottogruppo, sottoposto ad intenso fuoco avversario, assolveva il suo compito con capacità e slancio, respingendo il nemico e infliggendogli perdite sensibili. Esempio di alto senso del dovere e sprezzo del pericolo. Danisa 14 ottobre 1936
«Ufficiale di elevate qualità militari, in più combattimenti dette ripetute prove di perizia, sprezzo del pericolo e grande iniziativa, contribuendo alla riuscita delle operazioni. Amba Gheorghis, 24 aprile; zona di Belesà, 28 maggio 1939
— Regio Decreto 13 dicembre 1940[8]

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Il laconico messaggio informava Guillet che egli avrebbe caricato immediatamente gli inglesi con i suoi trenta "Marescialli", una velata e scherzoso richiamo ai Marescialli di Napoleone.
  2. ^ In lingua inglese: the most gallant affair untill now in this war.

Fonti modifica

  1. ^ a b c d e Stefanon 2011, p.96.
  2. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 544.
  3. ^ a b c d e f Stefanon 2011, p.97.
  4. ^ a b c d Stefanon 2011, p.98.
  5. ^ Stefanon 2011, p.99.
  6. ^ Quirinale - scheda - visto 2 febbraio 2018
  7. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 26 marzo 1942, registro 12 Africa Italiana, foglio n.129.
  8. ^ Registrato alla Corte dei conti addì 30 gennaio 1941, registro 2 Africa Italiana, foglio n.5.

Bibliografia modifica

  • Vittorio Dan Segre, La guerra privata del Tenente Guillet. La resistenza italiana in Eritrea durante la seconda guerra mondiale, Milano, Corbaccio, 2008, ISBN 978-8-87972-026-7.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 544.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.1 Narrazione, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.2 Documenti, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.
Periodici
  • Gualtiero Stefanon, Carlo Call soldato veterinario della bande irregolari a Cavallo dell’Amhara, n. 3, Roma, Ministero della difesa, luglio-agosto-settembre 2011 2011, pp. 94-101.

Collegamenti esterni modifica

  • Togni, Renato, su Combattenti Liberazione. URL consultato l'11 gennaio 2022.