Rhagadiolus Antoine Laurent de Jussieu, 1789 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Rhagadiolus
Rhagadiolus stellatus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Crepidinae
Genere Rhagadiolus
Antoine Laurent de Jussieu, 1789
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Genere Rhagadiolus

Etimologia modifica

Il nome del genere (Rhagadiolus) deriva dal diminutivo della parola "ragaj" e fa riferimento ai frutti acheni dimorfi (gli acheni interni sono caduchi mentre quei esterni sono allungati e persistenti).[3]

Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dal botanico Antoine Laurent de Jussieu (1748-1836) nella pubblicazione " Genera Plantarum (Jussieu)" ( Gen. Pl. [Jussieu] 168) del 1789.[4]

Descrizione modifica

 
Il portamento
Rhagadiolus stellatus
 
Infiorescenza
Rhagadiolus stellatus
 
I frutti
Rhagadiolus stellatus

Habitus. Le specie di questo gruppo sono piante annuali non molto alte con abbondante latice amaro. Occasionalmente possono avere un habitus di tipo arbustivo.[5][6][7][8][9][10]

Fusto. Gli scapi fiorali sono cavi e afilli; possono originare direttamente dal rizoma. I fusti sono ramificati. Le radici in genere sono di tipo fittonante.

Foglie. Le foglie formano delle rosette radicali con lamine dentate o pennate (raramente sono subintere). Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno e spesso sono abbraccianti il caule stesso.

Infiorescenza. L'infiorescenza è composta da un (di solito) capolino omogamo e terminale. I capolini, solamente di tipo ligulifloro, sono formati da un involucro composto da diverse brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori ligulati. L'involucro ha una forma da campanulata a oblunga ed è formato da due serie di brattee; in alcuni casi alla base è legnoso. Solitamente le due serie di brattee non sono uguali: la serie interna è incurvata all'apice, accrescente e patente all'antesi (avvolgente gli acheni esterni); mentre quella esterna è patente e generalmente più breve; raramente le brattee sono connate alla base. Il ricettacolo è piano e nudo (senza pagliette a protezione della base dei fiori).

Fiori. I fiori, tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni, con delle forme subulate o strettamente fusiformi, sono diritti o incurvati; quegli esterni sono persistenti, a disposizione stellata in modo patente, con superficie liscia, chiusi completamente nell'involucro persistente di brattee; quegli interni sono fortemente incurvati, caduchi e spesso ispidi. Il pappo è assente.

Biologia modifica

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat modifica

La distribuzione delle specie di questo genere è relativa all'area Mediterranea (Macaronesia, Africa settentrionale ed Europa mediterranea) e dell'Asia occidentale fino all'Iran.[2]

Tassonomia modifica

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]

Filogenesi modifica

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[9]

I caratteri più distintivi per questa sottotribù (e quindi per i suoi generi) sono:[8]

  • in queste piante non sono presenti i peli piccoli, morbidi e ramificati;
  • le brattee involucrali sono disposte in due serie ineguali;
  • i capolini contengono molti fiori;
  • le setole del pappo non sono fragili;
  • gli acheni alla base sono poco compressi.

La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[9] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[10] Questo subclade, nell'ambito della sottotribù, occupa una posizione più o meno "basale" con i gruppi "Crepidiastrum-Lapsanastrum-Youngia clade" (ancora più "basale") e "Ixeris-Ixeridium-Taraxacum clade" (più interno). Il gruppo "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade" è diviso in due subcladi: uno formato dal genere Crepis e l'altro, in disposizione politomica, dai generi Lapsana, Rhagadiolus e alcune specie di Crepis. In questo gruppo quindi Lapsana e Rhagadiolus sono morfologicamente ben delimitati, mentre Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria). [La precedente configurazione filogenetica è basata sull'analisi di alcune particolari regioni (nrITS) del DNA; analisi su altre regioni (DNA del plastidio) possono dare dei risultati lievemente diversi.][18]

Rhagadiolus è uno dei pochi generi della tribù Cichorieae i cui acheni sono privi di pappo; mancando quindi una delle caratteristiche diagnostiche più importanti per questo gruppo. Il suo inserimento nella sottotribù Crepidinae è tuttavia giustificato dalle ultime analisi filogenetiche molecolari. In realtà questi studi mostrano chiaramente che sia Rhagadiolus che Lapsana sono addirittura nidificati all'interno di Crepis.[10]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere sono:[8][10]

  • il ciclo biologico è annuo;
  • il numero e l'habitus (o "indumentum") delle brattee interne dell'involucro;
  • i fiori per capolino sono 8 - 12 ;
  • gli acheni sono privi di pappo;
  • gli acheni esterni all'antesi si presentano con una struttura stellata in modo patente, quegli interni sono diritti.

Rhagadiolus è simili al genere Cichorium, ma si distingue per il ciclo biologico annuo, i capolini con 8 - 12 fiori, le brattee con 1 - 2 serie, la corolla gialla, gli acheni cilindrici e alla fine patenti a stella e il pappo nullo.[19]

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 10 (le specie sono diploidi).[8]

In precedenti trattamenti il genere Rhagadiolus era descritto all'interno della sottotribù Hypochaeridinae tra i generi Hypochaeris, Picris e Leontodon.[8]

Elenco delle specie modifica

Questo genere ha 2 specie:[2]

Specie della flora italiana modifica

Nella flora spontanea italiana sono presenti 2 specie del genere di questa voce.[2][19]

  • Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn. - Radicchio stellato: le foglie hanno delle forme da obovate a oblanceolate; gli acheni centrali sono lisci e glabri; l'altezza della pianta varia da 2 a 4 dm; il ciclo biologico è annuo mentre la forma biologica è terofota scaposa (T scap); il tipo corologico è Euri-Mediterraneo; si trova con discontinuità in tutto il territorio dal piano fino 1.000 m s.l.m. nelle zone incolte, nei campi a riposo e nei pascoli aridi.
  • Rhagadiolus edulis Gaertn. - Radicchio lirato: le foglie inferiori hanno delle forme lirate; gli acheni centrali sono rugosi e setolosi; l'altezza della pianta varia da 1 a 4 dm; il ciclo biologico è annuo mentre la forma biologica è terofota scaposa (T scap); il tipo corologico è Euri-Mediterraneo; si trova soprattutto al Sud e al Centro dal piano fino 1.000 m s.l.m. nei campi a riposo e nelle vigne.

Specie italiane alpine modifica

Delle due specie spontanee della flora spontanea italiana, solamente una vive sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione di questa specie alpina.[20]

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
Rhagadiolus stellatus 2 collinare Ca - Si neutro medio arido B1 B2 VR
Legenda e note alla tabella.

Substrato: con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili).
Zona alpina: vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 2 = comunità terofitiche pioniere nitrofile.
Ambienti: B1 = campi, colture e incolti; B2 = ambienti ruderali, scarpate.

Note modifica

  1. ^ a b c (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 7 febbraio 2022.
  3. ^ Funk & Susanna, pag. 330.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 7 gennaio 2022.
  5. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  6. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  7. ^ Judd 2007, pag.517.
  8. ^ a b c d e f Kadereit & Jeffrey 2007, pag.197.
  9. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 350.
  10. ^ a b c d Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  13. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  14. ^ Judd 2007, pag. 523.
  15. ^ Judd 2007, pag. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. ^ Yin et al. 2021.
  19. ^ a b Pignatti 2018, vol.3 pag. 1046.
  20. ^ Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 pag. 624.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  Portale Botanica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di botanica