Ruggero I Sanseverino

nobile e religioso italiano, di origine normanna. Secondo capostipite della famiglia Sanseverino

Ruggero I Sanseverino, conosciuto come Ruggero di Sanseverino o di San Severino (1065 circa – Cava de' Tirreni, 1125), è stato un nobile e religioso italiano.

Ruggero I di Sanseverino
Conte di Rota
Stemma
Stemma
PredecessoreTurgisio di Sanseverino
Signore di Montoro
In carica1097 circa
Signore di Sanseverino
Nascita1065 circa
MorteCava de' Tirreni, 1125
DinastiaSanseverino
PadreTurgisio di Sanseverino
ConiugeSica
FigliEnrico, Troisio, Ruggero, Riccardo, Tancredi (naturale), Roberto (illegittimo)

Primogenito di Turgisio di Sanseverino, ereditò i possedimenti e titoli dal padre, e il castello di San Severino da cui prese il nomen familiae.[1]

Biografia modifica

Era il primo di cinque figli (Silvano, Troisio junoiores, Roberto e Deletta), fu il capostipite (insieme a suo padre) che diede il nome alla illustre e potente famiglia dei Sanseverino, che governò per diversi secoli nelle terre dell'Italia meridionale, stringendo rapporti con le maggiori famiglie reali, e rimanendo al centro dei maggiori eventi storici del sud Italia.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sanseverino (famiglia) e Turgisio di Sanseverino.

La casata ebbe origine dal cavaliere normanno Turgisio, discendente dai duchi di Normandia, che ebbe in dono da Roberto il Guiscardo la contea di Rota (l'odierna Mercato San Severino), posta in una posizione strategica che poneva in comunicazione il Principato di Salerno con il Ducato di Napoli e di Benevento. Avendo questi stabilito la sua dimora nel Castello di Sanseverino che si trovava nei suoi nuovi possedimenti, ne assunse anche il nome. Per la fedeltà al Papa ed al partito guelfo, la famiglia fu quasi distrutta prima dagli Svevi e poi dai Durazzo, ma riuscì sempre a sopravvivere ed a ritornare all'antico splendore.

La famiglia di Ruggero I modifica

Ruggero sposò la longobarda Sica, nipote di Guaimario IV di Salerno principe di Salerno e figlia del conte Landolfo. Secondo le fonti ebbero non meno di quattro figli: Enrico, Troisio, Ruggero e Riccardo. Inoltre vi fu un figlio naturale, Tancredi e uno illegittimo, Roberto.

Ereditò dal padre, il titolo di conte di Rota e Signore di San Severino e di altri feudi. Poche notizie riguardanti il suo governo, sono affiliate al castello di Montoro, da lui posseduto almeno dal 1097. Partecipò ad un’assemblea di investitura, del 1109, durante la quale il signore di Monteforte, Guglielmo Carbone, giurò fedeltà a Roberto, figliastro di Ruggero. Guglielmo fu investito delle terre situate nei pressi di San Severino, Lauro e Forino.[2]

Ruggero legò la storia della propria famiglia ai monaci della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, a cui cedette più volte appezzamenti di feudi e terre, senza esimersi da concedere favori signorili. Prima donazione è stata la chiesa di Santa Maria di Roccapiemonte, avvenuta nel 1081, e di sette terreni annessi, nel 1083.[3] Nel 1111, difese il monastero di Cava dalle pretese di Giordano II, conte di Nocera, che ne rivendicava le donazioni fatte in precedenza: entrambi si confrontarono in un'assemblea organizzata dal duca Ruggero Borsa

Il rapporto con i monaci cavesi fu tuttavia contraddittorio. Infatti lo accusarono più volte di maltrattamenti e molestie anche morali ai propri coloni. L'intervento di mediazione dell'abate Pietro calmò le acque e nel 1114, a Ruggero fu affidata la custodia del castello di Sant'Auditore. Nel 1116, dopo aver donato al monastero il casale di Selefone del Cilento, gli concesse una parte del monastero di San Giorgio, dopo ulteriori proteste.[4]Secondo la tradizione, poco dopo il giugno del 1121, Sanseverino decise, dopo quarant'anni di rapporti religiosi, di spogliarsi dei suoi beni, prendendo l’abito monastico proprio a Cava, dove morì nel 1125.[2]

 Ruggero I
† marzo 1125 a Cava
sp. Silca di Salerno
 
       
Turgisio
† incidente, da giovane
Roberto I, signore di Lauro
sp. Saracena († 1178)
 Enrico, signore di Sanseverino
(1099 ca. † 31 agosto 1150)
sp. Fenicia
† 1162
Tancredi
Troisio
Ruggero
Riccardo
  
   
 Roberto II
Guglielmo
sp. Isabella di Sicilia
Guglielmo

Note modifica

  1. ^ il cognome dinastico, de Sancto Severino in latino, e nelle varianti italiane Sanseverino e San Severino.
  2. ^ a b SANSEVERINO, Ruggero I in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 4 ottobre 2018.
  3. ^ Probabilmente quest'ultima documentazione è da ritenersi falsa. (In Diz. Treccani)
  4. ^ Non è sicuro invece che nel 1118 abbia forzato il cognato Erberto il Normanno, detto Caputasini, a restituire a Cava alcune terre da lui usurpate. Nel giugno del 1121, donò all’abate Pietro alcuni terreni siti a Ogliarola (località oggi non più esistente), appartenuti in precedenza al suocero Landolfo. (Treccani, parag. ultimo)

Bibliografia modifica

  • Codex diplomaticus Cavensis (1081-1085), a cura di C. Carlone, L. Morinelli, G. Vitolo, XI, Battipaglia 2015, pp. 55-58, 69-72, 120 s.
  • A. di Meo, Annali critico-diplomatici del regno di Napoli della mezzana età, VIII, Napoli 1803, pp. 213, 221;
  • G.A. Adinolfi, Storia della Cava distinta in tre epoche, Salerno 1846, p. 214;
  • P. Guillaume, Essai historique sur l’abbaye de Cava d’après des documents inédits, Cava dei Tirreni 1877, p. 91;
  • M. De’ Santi, Studio storico sul santuario di S. Maria Materdomini in Nocera de’ Pagani, Napoli 1905, pp. 78 s.;
  • F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Paris 1907, I, p. 247, II, p. 265;
  • E.M. Martini, Il diritto feudale e l’abate di Cava nel sec. XI, in Rivista storica benedettina, III (1908), pp. 218-232;
  • L.R. Ménager, Inventaire des familles normandes et franques émigrées en Italie méridionale et en Sicile (11-12 siècles), Roma 1975, pp. 259-390 (in partic. pp. 292 s.);
  • G. Portanova, I Sanseverino e l’abbazia cavense (1061-1324), Cava dei Tirreni 1977, pp. 44-75;
  • P. Natella, I Sanseverino di Marsico: una terra, un regno, Mercato San Severino 1980, pp. 35 s.;
  • G. Vitolo, Da Apudmontem a Roccapiemonte. Il castrum come elemento di organizzazione territoriale, in Rassegna storica salernitana, n.s., 1986, vol. 6, pp. 129-142;
  • G.A. Loud, The Abbey of Cava and benefactors in the Norman era, in Anglo-Norman studies, IX, Woodbridge 1987, pp. 143-177 (in partic. p. 157);
  • E. Cuozzo, «Quei maledetti normanni»: cavalieri e organizzazione militare nel Mezzogiorno normanno, Napoli 1989, p. 119;
  • M. Galante, Un esempio di diplomatica signorile: i documenti dei Sanseverino, in Civiltà del Mezzogiorno d’Italia. Libro, scrittura e documento in età normanno-sveva. Atti del Convegno dell’Associazione italiana dei paleografi e diplomatisti..., Napoli-Badia di Cava dei Tirreni... 1991, a cura di F. D’Oria, Salerno 1994, pp. 279-300;
  • V. Ramseyer, The transformation of a religious landscape: medieval Southern Italy, 850-1150, London 2006, p. 175.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica