Salomon de Bray

pittore olandese del XVII secolo

Salomon de Bray, o Braij (Amsterdam, 1597Haarlem, 11 maggio 1664), è stato un pittore, poeta, architetto, disegnatore e decoratore d'interni olandese del secolo d'oro[1].

Ritratto di Salomon de Bray eseguito dal figlio Dirck (1664)

Biografia modifica

 
Giovane donna in costume immaginario (1652)

Salomon de Bray nacque ad Amsterdam da Simon, originario di Lier, e da Marie Jansdr[2]. La sua data di nascita, mancando il certificato relativo, è stata dedotta da un'incisione del 1664 del figlio Dirck, che lo ritrae specificando l'età di 67 anni[1].

Cognato di Jan Westerbaen e padre dei pittori Jan, Dirck e Joseph de Bray, probabilmente all'inizio studiò ad Amsterdam presso Jacob Pynas, Claes Moyaert o Pieter Lastman[1]. Completò, poi, la sua formazione alla scuola di Cornelis van Haarlem e Hendrick Goltzius[1][3], come confermato da un memorandum di Theodoor Rodenburg del 1621 per il re di Danimarca Cristiano IV, a cui inviò un dipinto dell'artista, come esempio del suo lavoro[2]. Non è noto se de Bray si sia effettivamente recato in Danimarca[2]. Nel 1616, comunque, si trasferì a Haarlem, dove lavorò come moschettiere[1] e divenne membro della camera di retorica De Wijngaertranken[1][2], come pure il fratello Simon[2]. Nel 1625 sposò Anna Westerbaen da L'Aia[1], figlia di un fabbricante di corde[2], sorella del pittore Jan Westerbaen[1][2] e del poeta e medico Jacob Westerbaen[2]. Nel 1630 divenne membro della locale Corporazione di San Luca[1], che contribuì a riorganizzare assieme a Pieter Molijn[3], e nel 1632 e 1641 fece parte del consiglio relativo[1]. Nel 1632 operò a Warmond, dove progettò i giardini per Huys te Warmont[1]. Realizzò inoltre 3 dipinti per Huis ten Bosch (Processione trionfale con musici; Processione trionfale; grisaglia con putti)[2].

Dipinse soggetti storici, religiosi[1], mitologici[3], architetture, interni[1], ritratti e paesaggi[1][3], in particolare italianeggianti[1]. Di fede cattolica, riuscì per questo ad ottenere molte commissioni di ritratti e pale d'altare[1]. Progettò anche argenteria sia mondana che ecclesiastica[1]: sono rimasti solo due disegni, uno per un bicchiere a forma di corno in argento, anch'esso pervenuto fino ad oggi, e uno relativo ad un piatto[2]. Da un documento redatto dal figlio Jan nel 1664, risulta anche che de Bray disegnò oggetti religiosi come calici ed ostensori[2]. Eseguì inoltre disegni architettonici e studi preparatori per dipinti molto ben rifiniti[3].

Intorno al 1635, de Bray preferiva eseguire ritratti a mezzo busto, anche se un po' fuori moda per il periodo, mentre a partire dal 1640 le sue opere iniziarono a presentare reminiscenze rembrandtiane, particolarmente evidenti nel chiaroscuro[3]. Nella decade seguente, introdusse nelle sue opere temi di natura classica, alla stregua del pittore concittadino Pieter de Grebber[3].

Pubblicò, inoltre, una raccolta di poesie d'amore[3] nel 1627, dedicata alla nipote Margarita Kick[2], un trattato sull'architettura contemporanea[3], Architectura Moderna ofte Bouwinge van onsen tyt (1631), contenente incisioni in gran parte realizzate da Hendrick de Keyser[2] e, nel 1661, Bedenckingen over het uytleggen en vergrooten der stadt Haarlem, la sua proposta per un piano di espansione della città di Haarlem[2]. Eseguì la traduzione dei termini italiani nel trattato di architettura di Vincenzo Scamozzi[2].

Nonostante Salomon de Bray si definisse un architetto, piuttosto che un pittore, poco si conosce relativamente alle opere da lui realizzate in questo campo[2]. Il primo progetto di cui si ha notizia fu quello relativo alla Zijipoort, una delle porte di Haarlem, del 1627[2]. Si occupò anche della progettazione delle modifiche al Municipio di Haarlem e al castello di Warmond, e della costruzione dell'orfanotrofio municipale di Nimega[2].

Fu amico del compositore Cornelis Padbrué, che pubblicò un libro di musica contenente madrigali con parole di Jacob Westerbaen, un arrangiamento musicale per una poesia di Salomon de Bray e una composizione di Pieter de Grebber[2].

Morì probabilmente di peste e fu sepolto nella chiesa di San Bavone[1]. Pochi giorni dopo morirono anche i figli Jacob e Joseph e le figlie Juliana e Margaretha[1].

Furono suoi allievi i figli Jan e Joseph, Jacob Deyman[1] e Claes van Beresteyn[4]. Subirono la sua influenza David Bailly e Paulus Bor[1].

 
Giovane donna a busto nudo che si pettina (1635)

Opere modifica

Note modifica

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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