Falco di Palena

monaco italiano
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Falco (Taverna, metà X secoloPalena, XI secolo) è stato un monaco basiliano, vissuto in Abruzzo; la Santa Sede ha confermato il suo culto come santo nel 1893[1].

San Falco

Eremita basiliano

 
NascitaTaverna, metà X secolo
MortePalena, XI secolo
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazione1893
Santuario principaleChiesa di San Falco a Palena
Ricorrenza9 agosto
Patrono diPalena

Biografia modifica

Falco apparteneva ad un gruppo di sette monaci basiliani italo-greci, noto come gruppo dei "sette santi eremiti", che nel 827, per mettersi al riparo dalle incursioni dei pirati saraceni in Calabria, lasciò l'abbazia di Santa Maria di Pesica, presso Albi, e si trasferì nel Sannio dapprima con l'intento di giungere a Roma, seguendo l'archimandrita Ilarione[2].

La comunità, grazie al conte di Chieti Trasmondo, trovò sede nella rocca di Prata, presso Casoli. Morti Ilarione e il suo successore Nicola, i membri superstiti della fraternità abbandonarono la vita comune e si ritirarono a vita eremitica in vari centri dell'Abruzzo: Falco si stabilì nei pressi di Palena, dove morì in odore di santità nel corso dell'XI secolo[3].

Falco fu oggetto di culto sin dalla morte e venne particolarmente invocato contro le ossessioni diaboliche; attorno alla sua figura fiorirono numerose leggende agiografiche, comuni a quelle di altri santi della regione, come quella che lo vedeva protagonista assieme ad altri fratelli eremiti[4].

Il culto modifica

 
Chiesa di San Falco a Palena

La Congregazione dei riti confermò il suo culto, come anteriore al pontificato di papa Urbano VIII, con decreto del 2 luglio 1893[1]; alla sua intercessione venne attribuita la «liberazione di cinquantadue energumeni della terra di Gioia»[4]. La sua memoria liturgica viene celebrata il 9 agosto; è patrono di Palena[5].

San Falco è tradizionalmente rappresentato a cavallo di un cerbero e venerato, insieme alle reliquie, presso l'omonima chiesa di Palena, eretta sopra il suo luogo di morte. L'edificio religioso è dedicato anche a sant'Antonino di Carpentras.

Note modifica

  1. ^ a b Mario Sgarbossa (Sgarbossa (2000), p. 450) lo dà come semplice beato; il sito santiebeati.it invece lo definisce santo ma nel citare il Martirologio Romano lo dichiara come beato.
  2. ^ Ardito (2010), cap. 35; Carpanetto (2006), p. 212; Falcocchio (1817), pp. 5-7; Russo e Tiboni (2003), p. 268.
  3. ^ Falcocchio (1817), pp. 10-13.
  4. ^ a b Paratore (1964), col. 446.
  5. ^ Paratore (1964), col. 445.

Bibliografia modifica

  • Stefano Ardito, Grandi storie di montagna che non ti hanno mai raccontato, Roma, Newton Compton, 2010, ISBN 978-88-541-4403-3.
  • Dino Carpanetto, Santi e Patroni. Dizionario biografico dei Patroni di tutti i comuni italiani e di altri Santi, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2006, ISBN 88-511-1037-9.
  • Cesare Falcocchio, Compendio della vita e miracoli del glorioso San Falco Eremita, Napoli, 1817, ISBN non esistente.
  • Ettore Paratore, Falco, in Bibliotheca Sanctorum, vol. 5, Roma, Città Nuova, 1964, ISBN non esistente.
  • Umberto Russo e Edoardo Tiboni, L'Abruzzo nel Medioevo, Pescara, Ediars, 2003, ISBN non esistente.
  • Mario Sgarbossa, I santi e i beati della Chiesa d'Occidente e d'Oriente, 2ª ed., Milano, Edizioni Paoline, 2000, ISBN 88-315-1585-3.

Collegamenti esterni modifica