Sergio e Bacco

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I santi Sergio e Bacco erano, secondo l'agiografia cristiana, due ufficiali dell'esercito romano di religione cristiana, stanziati in Oriente e che avevano un'alta posizione presso la corte di Massimino Daia, tetrarca d'Oriente dal 305; i due furono denunciati da nemici invidiosi e quando si rifiutarono di sacrificare a Giove furono martirizzati.

Santi Sergio e Bacco
I santi Sergio e Bacco - icona del VII secolo.
 
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Ricorrenza7 ottobre

Il martirio modifica

I dettagli dell'agiografia spingono a collocare il martirio nell'ambito della terribile persecuzione anticristiana scatenata dai tetrarchi in quegli anni, per iniziativa di Diocleziano e specialmente in Oriente. Esso avvenne nell'anno 303 in Siria, a Resafa (Sergio) e nel castrum di Barbalissa (Bacco).

 
San Sergio è patrono secondario della città di Trieste. Statua al castello di San Giusto.[1]

La tradizione è prodiga di dettagli riguardo alle modalità con cui i due martiri furono uccisi. Bacco sarebbe stato flagellato a morte, mentre Sergio sarebbe stato costretto a fare il giro dei castra della zona camminando con chiodi confitti nei piedi, e infine sarebbe stato decapitato.

Presunta relazione affettiva modifica

Una particolarità del loro martirio è che entrambi, come prima cosa, furono costretti a sfilare davanti alla popolazione vestiti da donna e a subire il dileggio generale.[2]

Secondo John Boswell, questo dettaglio inusuale sarebbe il primo segnale di una tradizione sotterranea, tacitamente proseguita nei secoli (nei rimandi letterari e, soprattutto, nelle rappresentazioni iconografiche): i due, oltreché colleghi, sarebbero stati legati da un rapporto d'amore omosessuale, che il travestimento femminile intendeva mettere alla berlina pubblicamente. Fra gli argomenti a favore della sua tesi, Boswell cita il fatto che nell'iconografia medievale dei due santi emergerebbe a suo dire talvolta l'allusione al loro stretto legame, ad esempio nel raffigurare le due aureole che li coronano come intrecciate, e non divise.[3] La metodologia storica e le conclusioni di Boswell sono state peraltro ripetutamente contestate da altri studiosi.[4][5][6][7]

Culto modifica

 
San Bacco, affresco bizantino nel monastero di Hosios Lukas.
 
Planimetria della chiesa dei Santi Sergio e Bacco ad Istanbul.

La venerazione per i due martiri in Oriente fu sempre amplissima: al solo Sergio fu dedicato un santuario che il vescovo Alessandro di Ierapoli costruì in Frigia. In Siria fu edificato nel V secolo un altro importantissimo santuario, divenuto meta di pellegrini e nomadi che formarono un villaggio cui Giustiniano diede il nome di Sergiopoli, oggi Rusafa, una delle principali città dell'oriente protobizantino. La grande basilica si erge tuttora in spettacolari rovine. Un'altra antichissima chiesa dedicata ai due santi si trova a Ma'lula. Le loro spoglie si trovano oggi nella Basilica di San Pietro di Castello a Venezia, anticamente consacrata al loro culto.[8]

Dal IX secolo una chiesa di Roma è a loro dedicata: la chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini.

Un bassorilievo del 1179 originario del monastero di San Silvestro di Nogara con l'immagine dei due santi orna il cosiddetto Sarcofago (o anche Arca) dei santi Sergio e Bacco.

Ma la testimonianza principale e forse più nota del culto duplice verso i due santi è la splendida chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli, oggi moschea (Küçük Aya Sofya Cami), una delle circa trenta chiese bizantine conservate a Istanbul. È nota in quanto gioiello della prima arte giustinianea (anticipa certe caratteristiche architettoniche di Santa Sofia, da cui il nome di Moschea "Piccola Santa Sofia" con cui è chiamata in turco).

In età bizantina Sergio e Bacco erano i patroni dell'esercito e dei soldati, con festa il 7 ottobre (ma la festa di Bacco era stata originariamente fissata al 1º ottobre).

Controversie modifica

Indipendentemente dalla fondatezza dell'interpretazione di John Boswell, sulla quale il dibattito è ancora in corso, Sergio e Bacco sono diventati oggetto di venerazione da parte di diverse comunità cristiane gay.[9][10] Nel 1994 un'icona dipinta dal pittore francescano Robert Lentz fu portata in parata alla marcia per il Gay Pride di Chicago, ed è in seguito diventata un popolare simbolo gay.[11]

Note modifica

  1. ^ Fonti: San Sergio, martire, su diocesi.trieste.it, Diocesi di Trieste. URL consultato il 9 aprile 2022. San Sergio: l'Alabarda di San Sergio, simbolo di Trieste, su tuttotrieste.net. URL consultato il 9 aprile 2022. San Sergio: una chiesa, una via, su quitrieste.it. URL consultato il 9 aprile 2022.
  2. ^ Passio antiquior SS. Sergi et Bacchi Graece nunc primum edita, 7, in Analecta Bollandiana 14, Bruxelles, 1895, pagg. 373-395; la traduzione in inglese è riportata in Boswell, Same-sex unions in premodern Europe, pagg. 375-390.
  3. ^ Boswellpassim.
  4. ^ Robin Darling Young, Gay Marriage: Reimagining Church History, in First Things, vol. 47, novembre 1994, pp. 43-48. URL consultato il 25 giugno 2009.
  5. ^ Stavroula Constantinou, The Gift of Friendship: Beneficial and Poisonous Friendships in Byzantine Greek Passion of Sergius and Bacchus, in Albrecht Classet e Marilyn Sandidge (a cura di), Friendship in the Middle Ages and Early Modern Age, Berlino-New York, de Gruyter, 2010, p. 209, ISBN 978-3-11-025397-9.
  6. ^ Elizabeth Key Fowden, The Barbarian Plain: Saint Sergius Between Rome and Iran, University of California Press, 1999, p. 9 e note, ISBN 0-520-21685-7.
  7. ^ Mark D. Jordan, Blessing Same-Sex Unions: The Perils of Queer Romance and the Confusions of Christian Marriage, University of Chicago Press, 2005, p. 134, ISBN 0-226-41033-1.
  8. ^ Renato D'Antiga, Guida alla Venezia bizantina. Santi, reliquie e icone, Padova, Casadei Libri, 2008, pp. 24, 28-29, ISBN 88-89466-04-9.
  9. ^ Mark D. Jordan, Blessing Same-Sex Unions: The Perils of Queer Romance and the Confusions of Christian Marriage, University of Chicago Press, 2005, pp. 135–136, ISBN 9780226410357.
  10. ^ Phyllis G. Jestice, Holy People of the World: A Cross-Cultural Encyclopedia, III, Santa Barbara, ABC-CLIO, 2004, p. 781, ISBN 978-1576073551.
  11. ^ Dennis O'Neill, Passionate Holiness: Marginalized Christian Devotions for Distinctive Peoples, Bloomington, Trafford Publishing, 2010, p. 82, ISBN 978-1412039406.

Bibliografia modifica

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