Palazzo Contini-Dessilani

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Palazzo Contini-Dessilani si trova in via Gallarini, antica via del Borghetto, a Fara Novarese.

Palazzo Contini-Dessilani
La facciata di Palazzo Contini Dessilani su via Gallarini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàFara Novarese
IndirizzoVia Gallarini
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Realizzazione
Proprietariofamiglia Contini-Dessilani

Storia modifica

Il palazzo nasce come dimora della famiglia del Barone Franchetti Da Ponte. Attualmente il palazzo è proprietà della famiglia Contini-Dessilani.

Struttura ed arte modifica

L'attuale edificio è costituito da un corpo di fabbrica molto allungato, con facciata sobria e lineare, composto da piano terreno e piano nobile, al quale s'innestano due ali laterali che si rivolte verso sud. La pianta a forma di U delimita un ampio cortile interno sul quale si apre il porticato, sostenuto da eleganti colonne di granito.

Archeologia modifica

Nel 1806 il ponte sulla roggia Mora crollò a causa di un'alluvione. Venne ad essere ricostruito nelle forme attuali nel 1809, ed in quel frangente vennero praticati lavori di sbancamento delle rive. Durante i lavori uscirono fuori numerose tombe romane, contenti monete d'argento databili da Vespasiano (69 d.C.) a Plautilla (211 d.C.). Tra i rinvenimenti ci furono alcuni anelli d'argento ed un anello d'oro con il doppio ritratto di Faustina e Marc'Aurelio[1]. I rinvenimenti furono donati al Museo Civico di Novara. Qualcosa di questo rinvenimento però rimase a Fara.

Nel cortile di Palazzo Contini-Dessilani, infatti, è conservato uno dei sarcofagi di epoca romana in granito, utilizzato come abbeveratoio. Non presenta fregi particolari. Sulla fronte un cartiglio ansato contiene un'iscrizione.

Sarcofago di Lucio Lupercio modifica

Il sarcofago presenta uno specchio scrittorio molto eroso, attualmente leggibile a stento con luce radente[2]. L'epigrafe è contenuta in una cornice a solco con anse laterali, gli altri lati del sarcofago sono grezzi. Risulta mal rubricata, le lettere variano in altezza da 0,04 a 0,09 m e sono separate da irregolari interpunzioni triangoliformi. Poco o nulla si sa della sua ubicazione iniziale del sarcofago all'interno della necropoli, ne se l'anello d'oro sia associabile a questa specifica sepoltura.[3]

 
Il sarcofago romano in una foto d'epoca di Alberto Demarchi. L'iscrizione è stata ripassata, ma con alcuni errori d'interpretazione dello specchio scrittorio, come nella prima riga.
 
L'epigrafe allo stato attuale (foto di Giovanni Mennella).
 
Trascrizione.

Dimensioni Sarcofago modifica

m 0,60 x 0,765 x 1,65

Dimensioni specchio scrittorio modifica

m 0,39 x 1,56

Testo modifica

D(is) M(anibus) | D(is) M(anibus) | L(uci) Luperci Excessi (?)[4] VI vir(i) Aug(ustalis) | civit(ate) Helvetiorum, negot|(i)atoris vestiar(i) Cisalpini et Trans|alpini qui leg(avit) colleg(iatis)[5] i(n) m(unicipio) N(ovarensium)HS X[-] n(ummos)

Dopo la dedica agli Dei Mani, si riconosce il proprietario del sarcofago, Lucio Luperco Escesso[6], seviro augustale[7] nella circoscrizione territoriale della Civitas Helvetiorum[8], commerciante in stoffe al di qua ed al di là delle Alpi, residente nel municipio di Novaria. L'epigrafe riporta la dichiarazione che il denaro del donativo di Luperco è andato ai colleghi commercianti consociati nel municipio novarese[9].

Datazione modifica

II secolo d.C.

Note modifica

  1. ^ Demarchi 1998, pp.63-64
  2. ^ Di esso esistono alcune foto d'epoca custodite presso l'Archivio Storico Diocesano di Novara ed altre in possesso di Alberto Demarchi.
  3. ^ A Fara risulta recuperato dalla stessa necropoli un altro sarcofago, anepigrafe e pressoché inedito.
  4. ^ Nella prima riga, molto erosa, sembra leggersi il cognome EXCESSI, anche analizzando le vecchie foto con luce radente. La foto d'epoca riportata da De Marchi, avente le lettere ricalcate, portava diversi errori dovuti a una cattiva interpretazione del supporto scrittorio eroso, soprattutto nella parte centrale della prima riga (il presunto patronimico F(ilium) URUSI per EXCESSI).
  5. ^ COLLEG non va riferito ai seviri augustali, probabilmente non di Novara, ma ai negotiatoris vestiarii di Novaria.
  6. ^ Manca il patronimico o il rapporto di patronato.
  7. ^ È incerto se fosse seviro augustale a Novaria o ad Aventicum (cfr.note successive). Tuttavia è improbabile che si trattasse di Novaria: non ci risulta, finora, la presenza del sevirato in tale città.
  8. ^ Si tratta di una Circoscrizione territoriale giuridicamente non ben definita, probabilmente attribuita alla colonia di Aventicum. Il termine è probabilmente riferito alla sua carica sacerdotale di seviro augustale, non al fatto che Luperco fosse negotiator vestiarius (il toponimo non viene mai indicato prima della qualifica). Come ultima possibilità va segnalato che potrebbe essere un'indicazione di natio del defunto, elemento non raro nelle epigrafi marcantili, specie se il luogo di nascita non coincideva con quello in cui si svolgevano le proprie attività (come potrebbe essere in questo caso).
  9. ^ la specifica sull'epigrafe serviva a sottolineare che il donativo era stato devoluto soltanto ai consociati di Novaria, e non ad altri (cioè quelli di Aventicum). L'epigrafe è l'unica testimonianza di un collegio di negotiatores vestiarii a Novaria

Bibliografia modifica

  • Archivio di Stato di Novara - bb I - 34, Appunti e disegni di Remo Fumagalli.
  • Alberto Demarchi, Reperti di epoca romana rinvenuti a Fara Novarese, a cura del Centro Studi Fara Langobardorum, quadernetto n.1, Fara Novarese 1999.
  • Giovanni Mennella, Un negotiator vestiarius cisalpinus et transalpinus a Fara Novarese, in Epigraphica, periodico internazionale di epigrafia, LXII (2000), pp. 125–136.
  • Angelo L. Stoppa, Fara Novarese, terra di collina, Novara 1979.
  • Percorsi: Storia e Documenti Artistici del Novarese. Paesi fra Collina e Sesia, Vol. 8 (1995).
  • Alberto Dermarchi, Fara Novarese. Cronaca dall'Ottocento ai giorni nostri, Oleggio 1998.
  • Alberto Demarchi, Fara Novarese, immagini vecchie e nuove, a cura del Centro Studi Fara Langobardorum, quadernetto n.9, Fara Noverese 2001.

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