Sargramostim

farmaco
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Il sargramostim, fattore umano ricombinante stimolante le colonie di granulociti e di macrofagi (GM-CSF). Derivato dal lievito il composto viene oggi ottenuto per tecnologia del DNA ricombinante a partire da Saccharomyces cerevisiae.[1]

Sargramostim
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC639H1006N168O196S8
Massa molecolare (u)14434.5 g/mol
Codice ATCL03AA09
DrugBankDB00020
Indicazioni di sicurezza

Farmacodinamica modifica

Il composto è costituito chimicamente da un polipeptide glicosilato a catena unica contenente 127 aminoacidi e caratterizzato da proporzioni uguali di 3 principali specie molecolari aventi peso molecolare di 19.500, 16.800 e 15.500 dalton. La sequenza aminoacidica del sargramostim è identica a quella del GM-CSF umano endogeno tranne che per una molecola di leucina che sostituisce una molecola di prolina in posizione 23 e per la presenza di una diversa componente zuccherina. Come gli altri fattori umani ricombinanti stimolanti le colonie di granulociti e di macrofagi (GM-CSF), il sargramostim è un agente ematopoietico che influenza la leucopoiesi.[2]

Farmacocinetica modifica

Immediatamente dopo l'infusione di 250 µg/m2 di farmaco, della durata di più di 2 ore, sono state raggiunte concentrazioni plasmatiche massime di 22-23 ng/ml. Il sargramostim viene rapidamente assorbito dopo somministrazione per via sottocutanea e la concentrazione plasmatica massima (Cmax) viene raggiunta in 2-4 ore. Il sargramostim si distribuisce nei tessuti organici e in particolare nel fegato, nella milza e nei reni. Non è noto se il farmaco attraversi la barriera ematoencefalica, la placenta e se venga escreto nel latte materno. Le concentrazioni seriche del farmaco sembrano declinare in modo bifasico. In pazienti trattati con 500-750 µg/m2 per infusione di 2 ore, si sono rilevate un'emivita di distribuzione di 12-17 minuti ed una di eliminazione di circa 2 ore.

Usi clinici modifica

Il sargramostim viene somministrato, in associazione con altri farmaci, per prevenire o trattare la neutropenia in corso di chemioterapia antineoplastica o nei trapianti del midollo osseo.[3] Come gli altri GM-CSF biosintetici (molgramostim, regramostim) il sargramostim è stato impiegato in pazienti con infezione da HIV virus per minimizzare la neutropenia associata all'infezione o indotta da terapia antiretrovirale con zidovudina, didanosina, zalcitabina, o da interferone α.[4][5] L'impiego di tali farmaci ha portato ad un incremento dei neutrofili, dei monociti e degli eosinofili, ma non del numero assoluto dei linfociti e del rapporto helper/suppressor (T4/T8).[4] Secondo alcune ricerche, tuttavia, il sargramostim, diversamente dal filgrastim (G-CSF biosintetico), potrebbe stimolare la replicazione, in vitro, di alcuni ceppi di HIV e aumentare la concentrazione serica dell'antigene HIV p24. D'altro canto, altri studi in vitro indicherebbero che il sargramostim possa potenziare l'attività antiretrovirale della zidovudina, ma non quella della didanosina e della zalcitabina.

Effetti collaterali e indesiderati modifica

Nel corso di trattamento sono stati segnalati effetti avversi comprendenti dolore osseo, febbre, mialgie, artralgie, emolisi e alterazioni reversibili della funzionalità tiroidea.[6][7]

Controindicazioni modifica

Sargramostim è controindicato nei soggetti con ipersensibilità individuale nota al principio attivo, ai derivati da lievito oppure ad uno qualsiasi degli eccipienti contenuti nella formulazione farmacologica. È inoltre controindicato nei pazienti con un numero eccessivo di blasti leucemici mieloidi nel midollo osseo o nel sangue periferico (≥ 10%).

Dosi terapeutiche modifica

Il sargramostim viene generalmente somministrato per infusione endovenosa della durata di 2-4 ore. Il farmaco è iniettato anche per via sottocutanea e per via endovenosa. Le soluzioni di sargramostim in acqua per preparazioni iniettabili (250-500 µg/ml) devono essere ulteriormente diluite in soluzione fisiologica o glucosata al 5%. Quando il farmaco viene utilizzato per accelerare il recupero del midollo nei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin, leucemia linfocitica acuta o malattia di Hodgkin, sottoposti a trapianto autologo di midollo osseo, si somministrano dosi di 250 µg/m2 una volta al giorno. La terapia dovrebbe iniziare 2-4 ore dopo il trapianto e continuare per 21 giorni consecutivi. In caso di fallimento del trapianto o di ritardo dell'innesto la dose iniziale raccomandata è di 250 µg/m2 una volta al giorno.

La terapia deve essere continuata per 14 giorni consecutivi e interrotta per 7 giorni. Se dopo questi 7 giorni l'innesto non si è verificato si deve ripetere un secondo ciclo di 14 giorni. Nel trattamento della sindrome mielodisplastica e della anemia aplastica sono state suggerite dosi di 15-500 µg/m2 una volta al giorno (durata dell'infusione 1-12 ore) per entrambe o di 30-500 µg/m2 (durata dell'infusione 24 ore) per la prima e di 120-500 µg/m2 per la seconda.

Interazioni modifica

  • Zidovudina: la terapia di associazione con sargramostim sembra potenziare l'attività dell'antiretrovirale contro l'HIV virus.

Avvertenze modifica

Il sargramostim non dovrebbe essere somministrato né 12 ore prima o dopo radioterapia né 24 ore prima o dopo una dose di antineoplastico mielosoppressivo.

Precauzioni per la conservazione modifica

Il liofilizzato di sargramostim deve essere conservato a temperatura di 2-8 °C. In queste condizioni di conservazione rimane stabile per due anni a partire dalla data di produzione. Il liofilizzato non contiene conservanti e, una volta ricostituito con acqua per preparazioni iniettabili, soluzione fisiologica o glucosata al 5%, deve essere impiegato al più presto possibile.

Note modifica

  1. ^ RA. Beveridge, JA. Miller; AN. Kales; RA. Binder; NJ. Robert; JH. Harvey; K. Windsor; I. Gore; J. Cantrell; KA. Thompson; WR. Taylor, A comparison of efficacy of sargramostim (yeast-derived RhuGM-CSF) and filgrastim (bacteria-derived RhuG-CSF) in the therapeutic setting of chemotherapy-induced myelosuppression., in Cancer Invest, vol. 16, n. 6, 1998, pp. 366-73, PMID 9679526.
  2. ^ RH. Weisbart, JC. Gasson; DW. Golde, Colony-stimulating factors and host defense., in Ann Intern Med, vol. 110, n. 4, Feb 1989, pp. 297-303, PMID 2536530.
  3. ^ CE. Desch, H. Ozer, Neutropenia and neoplasia: an overview of the pharmacoeconomics of sargramostim in cancer therapy., in Clin Ther, vol. 19, n. 4, pp. 847-65, PMID 9377627.
  4. ^ a b JE. Groopman, JM. Molina; DT. Scadden, Hematopoietic growth factors. Biology and clinical applications., in N Engl J Med, vol. 321, n. 21, Nov 1989, pp. 1449-59, DOI:10.1056/NEJM198911233212106, PMID 2682244.
  5. ^ Criteria for use of sargramostim (granulocyte-macrophage colony-stimulating factor)., in Clin Pharm, vol. 10, n. 12, Dic 1991, pp. 947-9, PMID 1773585.
  6. ^ K. Hoekman, BM. von Blomberg-van der Flier; J. Wagstaff; HA. Drexhage; HM. Pinedo, Reversible thyroid dysfunction during treatment with GM-CSF., in Lancet, vol. 338, n. 8766, Ago 1991, pp. 541-2, PMID 1678803.
  7. ^ FE. Nathan, EC. Besa, GM-CSF and accelerated hemolysis., in N Engl J Med, vol. 326, n. 6, Feb 1992, p. 417, DOI:10.1056/NEJM199202063260617, PMID 1729635.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica