Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina

La sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina (in latino Portuensis-Sanctae Rufinae) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea della diocesi di Roma appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2021 contava 395000 battezzati su 449000 abitanti. È retta dal vescovo Gianrico Ruzza, mentre il titolo è del cardinale Beniamino Stella.

Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina
Portuensis-Sanctae Rufinae
Chiesa latina
Suffraganea delladiocesi di Roma
Regione ecclesiasticaLazio
 
Mappa della diocesi
 
VescovoGianrico Ruzza
Vicario generaleAlberto Mazzola[1]
Vescovi emeritiGino Reali
Presbiteri133, di cui 67 secolari e 66 regolari
2.969 battezzati per presbitero
Religiosi198 uomini, 608 donne
Diaconi11 permanenti
 
Abitanti449.000
Battezzati395.000 (88,0% del totale)
StatoItalia
Superficie2.000 km²
Parrocchie57 (5 vicariati)
 
ErezioneIII secolo (Porto)
VI secolo (Santa Rufina)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSacri Cuori di Gesù e Maria
ConcattedraleSanti Ippolito e Lucia
Santi patroniSant'Ippolito
Sante Rufina e Seconda
IndirizzoVia del Cenacolo 53, 00123 La Storta - Roma, Italia
Sito webwww.diocesiportosantarufina.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Porto-Santa Rufina
Sede suburbicaria
Stemma del vescovo        Stemma cardinalizio generico
TitolareBeniamino Stella
IstituzioneIII secolo
titolo di Santa Rufina unito a quello di Porto nel 1119
Dati dall'Annuario pontificio
La chiesa di Santa Maria in Celsano a Santa Maria di Galeria, che fu meta di grande devozione popolare.
La chiesa di Santa Maria Maggiore, antica cattedrale della diocesi di Cerveteri.
La cattedra episcopale, nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta.

Territorio modifica

La diocesi comprende un vasto territorio che si estende a nord-ovest della città di Roma, costituito dai comuni di Fiumicino, Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella, Riano e Castelnuovo di Porto[2]; dalle frazioni di Santa Severa Nord del comune di Tolfa, e di Castel Giuliano del comune di Bracciano; e da gran parte del territorio dei municipi XI, XII, XIII, XIV e XV del comune di Roma, esterni al Grande Raccordo Anulare[3].

La chiesa cattedrale, dedicata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, sorge in località La Storta, nel comune di Roma, dove si trovano anche gli uffici della curia vescovile e il seminario diocesano. Fino alla sua costruzione e dedicazione nel 1950, fungeva da cattedrale la chiesa dei santi Ippolito e Lucia, in località Borgo di Porto (all'interno dell'Episcopio di Porto), frazione di Fiumicino, oggi concattedrale.[4] Tra le chiese di maggior interesse storico presenti in diocesi si annoverano la chiesa di Santa Maria Maggiore, ex cattedrale della diocesi di Cerveteri, e la chiesa della Madonna di Ceri, entrambe nel comune di Cerveteri.

Parrocchie e vicariati modifica

Il territorio si estende su 2.000 km² ed è suddiviso in 57 parrocchie, raggruppate in 5 vicariati foranei: La Storta-Castelnuovo di Porto, Porto Romano, Selva Candida, Maccarese, Cerveteri-Ladispoli-Santa Marinella.

Elenco delle parrocchie della diocesi, aggiornato al 21 ottobre 2016:[5]

  • Bracciano: San Filippo Neri (Castel Giuliano);
  • Castelnuovo di Porto: Santa Maria Assunta, Santa Lucia (Pontestorto);
  • Cerveteri: San Martino Vescovo (Borgo San Martino), Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (Ceri), Santissima Trinità, Santa Maria Maggiore, Sant'Eugenio (I Terzi), San Francesco d'Assisi (Marina di Cerveteri), Santa Croce (Furbara);
  • Fiumicino: Santa Maria degli Angeli, Nostra Signora di Fatima (Aranova), Santa Maria Porto della Salute, San Luigi Gonzaga (Focene), Assunzione della Beata Vergine Maria (Fregene), San Gabriele dell'Addolorata (Fregene), Santa Maria Madre della Divina Provvidenza (Isola Sacra), Santa Paola Frassinetti (Isola Sacra), Santa Maria Stella Maris (Lido del Faro), Sant'Antonio di Padova (Maccarese), San Giorgio (Maccarese), Santi Filippo e Giacomo (Palidoro), San Benedetto Abate (Parco Leonardo), Sant'Anna (Passoscuro), Santi Ippolito e Lucia (Porto), San Pietro Apostolo (Testa di Lepre), Sant'Antonio Abate (Torrimpietra), Sant'Isidoro (Tragliata), San Francesco d'Assisi (Tragliatella);
  • Ladispoli: Sacro Cuore di Gesù, San Giovanni Battista, Santa Maria del Rosario, Santissima Annunziata (Palo Laziale);
  • Roma: Santa Maria di Loreto (Boccea), Santa Maria Goretti (Casal Lumbroso), Santa Maria di Nazareth (Casalotti), Santa Rita da Cascia (Casalotti), Sante Rufina e Seconda (Casalotti), Spirito Santo (Castel di Guido), San Giovanni Battista (Cesano), San Pancrazio (Isola Farnese), Beata Vergine Maria Immacolata (La Giustiniana), Sacri Cuori di Gesù e Maria (La Storta), Madonna di Fatima (Massimilla), Corpus Domini (Massimina), Santi Pietro e Paolo (Olgiata), Sant'Andrea Apostolo (Osteria Nuova), Santi Marco Evangelista e Pio X (Pantan Monastero), Santa Maria Madre della Divina Grazia (Ponte Galeria), Natività di Maria Santissima (Selva Candida);
  • Riano: Beata Vergine Maria Madre della Chiesa (La Rosta), Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria;
  • Santa Marinella: San Giuseppe, Santa Maria del Carmelo, San Tito, Sant'Angela Merici (Santa Severa).

Storia modifica

Questa diocesi è formata dall'unione di due antiche sedi suburbicarie: Porto, l'antico porto principale di Roma, situato sulla riva destra del Tevere prospiciente Ostia; e Selva Candida, un villaggio sorto intorno alla basilica delle sante sorelle martiri Rufina e Seconda, situata lungo la via Cornelia, che corrisponde all'attuale via Boccea.

Porto modifica

La fede cristiana mise radici nella zona di Porto molto presto. Sono noti i nomi di vari martiri di Porto, tra cui Aconzio; Giacinto; Ercolano e Taurino; Eutropio, Zosima e Bonosa; Marziale, Saturnino, Epitteto, Maprile, Felice e compagni.

Il più importante e patrono della diocesi è sant'Ippolito, tradizionalmente conosciuto come primo vescovo di Porto, martire verso la metà del III secolo, il cui culto è documentato già alla fine del IV secolo;[6] ad Ippolito fu edificata una basilica extramurana sul luogo del martirio, riportata alla luce negli scavi di fino Novecento nel sito archeologico dell'Isola Sacra (Fiumicino). Un'altra basilica, chiamata "basilica urbana", fu scavata a partire dal XIX secolo nei pressi del molo esagonale traianeo; benché non vi siano a tutt'oggi prove archeologiche, può essere identificata con la basilica dei Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista, prima cattedrale della diocesi, fatta edificare da Costantino I iuxta portum urbis Romae, ossia "presso il porto di Roma".[7]

Il primo vescovo storicamente documentato è Gregorio, che nel 314 partecipò al concilio di Arles nelle Gallie. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce due epigrafi con i nomi di due vescovi portuensi: una prima epigrafe, della fine del IV secolo, testimonia la costruzione della basilica di Sant'Ippolito per mano del vescovo Eraclida; una seconda iscrizione, datata tra IV e V secolo, riferisce della costruzione della basilica ai santi Eutropio, Zosima e Bonosa ad opera del vescovo Donato.

Tra i successivi vescovi portuensi si possono ricordare: Pietro, Erennio e Casto, che presero parte ai concili celebrati dai vescovi di Roma nel 465, nel 487 e negli anni 501 e 502; Felice, contemporaneo e corrispondente di Gregorio Magno; Giovanni, che fu delegato delle Chiese d'Occidente al concilio di Costantinopoli del 680/681; Gregorio, che accompagnò papa Costantino a Costantinopoli (710); Citonato, presente alla consacrazione dell'antipapa Costantino II (767); Rodoaldo, che agì difformemente dalle istruzioni ricevute nel caso di Fozio a Costantinopoli (862), e che fu deposto per avere favorito il divorzio di Lotario II di Lotaringia.

Nell'864 divenne vescovo di Porto Formoso, futuro papa; a causa della decadenza della città di Porto e delle incursioni dei saraceni, fu probabilmente Formoso a trasferire la sede episcopale e la cattedrale nell'isola Tiberina. Nel 1018 la bolla Quoties illa di papa Benedetto VIII[8] riferisce ormai di un totale abbandono e del definitivo trasferimento della cattedrale e dell'episcopio nella basilica di San Bartolomeo all'Isola.

Durante l'episcopato di Giovanni IV (1049-1066), papa Leone IX definì i confini della diocesi in rapporto a quella di Selva Candida[9]: la diocesi era compresa dal corso del Tevere a partire da Ponte Rotto, l'Isola Tiberina o Lycaonia fino a Porta Settimiana, da qui il confine saliva a Porta San Pancrazio e seguiva la via Aurelia fino al ponte sul fiume Arrone; si dirigeva verso il mare passando per Palidoro e, tenendo sulla destra il tenimento di Palo, passava per il tenimento di Maccarese; raggiunta la riva del mare il confine proseguiva fino alla foce del Tevere comprendendo l'Isola Sacra per risalire fino a Ponte Rotto; venivano quindi confermati a Porto tutta la zona di Trastevere e l'isola Tiberina, lasciando al vescovo il privilegio di datare i suoi documenti con la formula Datum Romae. Nel 1059 il vescovo di Porto vinse la controversia con il vescovo di Selva Candida relativamente all'intero possesso dell'Isola tiberina e delle chiese di San Bartolomeo e di San Giovanni Calibita.[10]

Sempre nell'XI secolo la sede vescovile di Cerveteri fu abbandonata e i vescovi di Porto estesero la loro giurisdizione a quella città.

Selva Candida (o Santa Rufina) modifica

La diocesi di Selva Candida deve la sua origine alla basilica sorta sul luogo del martirio delle sante Rufina e Seconda sulla via Cornelia nel fundus de Buxus o de Bucca o Boccea.[11] Altri importanti santuari martiriali presenti nel territorio erano quelli dei santi persiani Maris, Marta, Audifax e Abacuc, anch'esso sulla via Cornelia, e quello dedicato ai santi Basilide e compagni sulla via Aurelia.

Il primo vescovo noto è Adeodato che presenziò nel 501 ad un sinodo convocao dal re Teodorico per giudicare l'operato di papa Simmaco; un omonimo è menzionato in un altro sinodo del 499 come Adeodatus Lorensis; ciò fa supporre che i vescovi di Lorium sulla via Aurelia abbiano trasferito la loro residenza a Selva Candida. Dopo Adeodato è noto il vescovo Valentino, vicario di Roma durante l'assenza di papa Vigilio, che ebbe le mani tagliate da Totila, e che condivise le sorti di Vigilio a Costantinopoli sulla questione dei Tre Capitoli. Valentino è documentato nelle fonti sia come episcopus ecclesiae Silvae Candidae, con indicazione del toponimo da cui la diocesi traeva il proprio nome, sia come episcopus a sanctae Rufina et Secunda, in riferimento al principale santuario che si trovava a Selva Candida.[12]

Probabilmente a partire dal VI secolo, la diocesi di Selva Candida assorbì il territorio dell'estinta diocesi di Acquaviva.

I successivi vescovi di Selva Candida sono noti per lo più per la loro partecipazione ai concili celebrati dai pontefici a Roma. Secondo le indicazioni riportate dal Liber Pontificalis[13], la sede episcopale e la basilica delle Sante Rufina e Seconda vennero ristrutturate dai papi Adriano I (772-795) e Leone IV (847-855); distrutte dai Saraceni attorno al 900, furono ricostruite all'epoca di Sergio III (904-911) e del vescovo Ildebrando (905-910).

Tra i vescovi più importanti si ricorda nell'XI secolo Pietro, documentato come vescovo di Selva Candida tra il 1026 e il 1037. Nel 1026 papa Giovanni XIX gli confermò tutti i possedimenti dipendenti dalla sua giurisdizione vescovile, che vengono enumerati nella bolla del 17 dicembre[14]; tra questi si possono menzionare le località di Baccano, Bottaccia, Boccea, Castel di Guido, Castel Campanile, Cesano, Castel Giuliano, Formello, Isola Farnese, Leprignana, Luterno (Valle Luterana), Olgiata, Palidoro, Palo, Riano, Galeria, Santa Marinella, Santa Severa, Sasso, La Storta, Testa di Lepre, Torrimpietra, Tragliata. Nella stessa bolla il pontefice assegnava a Pietro e ai suoi successori la chiesa dei Santi Adalberto e Paolino sull'Isola Tiberina, quale episcopale domicilium et congruum receptaculum.[15] In una successiva bolla di novembre 1037, papa Benedetto IX, oltre a confermare i privilegi già concessi in precedenza, assegnò a Pietro e ai suoi successori, in perpetuo, il titolo di cancellieri e di bibliotecari della Sede Apostolica, che, dopo l'unione, passò ai vescovi di Porto.[16]

Con la bolla del 1026, ai vescovi di Selva Candida furono assegnate anche tutte le chiese della Città leonina, cinque monasteri e la facoltà di compiere le funzioni liturgiche e le ordinazioni nella basilica di San Pietro. Questi privilegi furono gradualmente aboliti solo dopo la fine della cattività avignonese, quando i pontefici trasferirono la propria residenza dal Laterano al Vaticano.

Gli ultimi due cardinali vescovi di Selva Candida furono Umberto (1051-1061) e Mainardo (1061-1073), stretti collaboratori dei pontefici nell'azione riformatrice della Chiesa, che passò alla storia come riforma gregoriana.

Porto e Santa Rufina modifica

Papa Callisto II, nel 1119, unì in modo definitivo la sede di Porto con quella di Selva Candida (chiamata anche Santa Rufina), unione confermata da papa Adriano IV (1154-1159).[17]

Fra i cardinali vescovi più noti delle sedi unite possiamo ricordare: Teodevino (1134-1153), tedesco, inviato in varie missioni in Germania ed in Terra Santa; Bernardo (1158-1176) che si adoperò per portare la pace tra papa Adriano IV e Barbarossa; Teodino degli Atti (1178-1186) che esaminò la causa di san Tommaso Becket; Ottone Candido (1244-1251), dei marchesi di Monferrato, inviato in molte occasioni come legato di papa Innocenzo IV presso Federico II; Robert Kilwardby, già arcivescovo di Canterbury, avvelenato a Viterbo nel 1279; Matteo d'Acquasparta (1291-1302) e Giovanni da Morrovalle (1302-1312), già ministri generali dell'Ordine francescano; Jacques d'Euse (1313-1316), primo cardinale di Porto diventato papa con il nome di Giovanni XXII.

Il 21 luglio 1452 la diocesi di Santa Rufina fu separata dalla sede suburbicaria di Porto, ma già l'anno successivo, dopo la morte del cardinale Francesco Condulmer le due sedi furono riunite.[18]

In seguito occuparono la sede: Rodrigo Borgia (1476-1492) futuro papa Alessandro VI; Gian Pietro Carafa (1553) futuro papa Paolo IV; Alessandro Farnese il giovane (1578-1580); Fulvio Giulio della Corgna (1580-1583); Ulderico Carpegna (1675-1679) che lasciò un'eredità per sostenere le spese delle missioni popolari da tenersi ogni quattro anni; Pietro Ottoboni (1687-1689), futuro papa Alessandro VIII; Flavio Chigi (1689-1693) che ampliò ed abbellì la cattedrale; Vicenzo Maria Orsini (1715-1724), futuro papa Benedetto XIII.

Dal XVI secolo la sede di Porto e Santa Rufina fu riservata al vice decano del Collegio cardinalizio; quando il decano cessava dal suo servizio per decesso o per elezione al papato, gli succedeva il cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina, che optava per la sede suburbicaria di Ostia e Velletri, che era propria del decano. Questa prassi comportò episcopati generalmente molto brevi, anche di pochi mesi.

La diocesi era vastissima, andando dal Tevere a sud fino alla via Flaminia a est e ai Monti della Tolfa a nord, ma praticamente spopolata e devastata dalla malaria. Nel 1692 la popolazione residente si aggirava attorno alle 4.000 unità, mentre da una statistica ufficiale del 1853, risultava una popolazione complessiva di appena 3.030 abitanti. I centri abitati erano pochi e sparsi qua e là sul territorio; tra questi i maggiori erano Castelnuovo, Fiumicino, Cesano, Riano e Cerveteri, dove si trovavano le uniche parrocchie della diocesi. All'inizio del XIX secolo la diocesi si trovava in un tale stato di abbandono, che il cardinale Leonardo Antonelli la definì «uno scheletro arido e spolpato», indicandone le cause del declino nelle invasioni saracene del Medioevo e nell'insalubrità del clima. Tutto questo malgrado nella seconda metà del Settecento ci furono dei tentativi di mettere in atto una certa attività pastorale, con l'appoggio delle Maestre Pie, dei Gesuiti e la creazione di alcune parrocchie. La diocesi non aveva nemmeno una cattedrale, essendo quella di Sant'Ippolito a Porto oramai in decadenza, e un centro con il palazzo episcopale ed il seminario. Di fatto la sede esisteva solo perché associata al titolo cardinalizio.

Per ovviare a questi inconvenienti, il 10 dicembre 1825 Civitavecchia fu separata dalla diocesi di Viterbo e Toscanella e unita a quella di Porto e Santa Rufina; ma questa unione durò per poco tempo, fino al 14 giugno 1854, quando Civitavecchia fu nuovamente resa indipendente e unita a Corneto (odierna diocesi di Civitavecchia-Tarquinia).

Il cardinale Bartolomeo Pacca, tra il 1821 ed il 1830, restaurò la cattedrale di Sant'Ippolito, ristrutturò l'annesso episcopio e ornò il suo cortile con reperti provenienti dagli scavi dell'antica città di Porto.

Il 5 maggio 1914 papa Pio X, con il motu proprio Edita a Nobis, abolì il conferimento della sede di Porto e Santa Rufina al vice decano del Collegio cardinalizio. Lo stesso motu proprio stabilì che da quel momento in poi il decano del Sacro Collegio avrebbe unito la sede di cui era titolare con quella di Ostia e conseguentemente gli episcopati dei vescovi di Porto e Santa Rufina hanno cessato di essere particolarmente brevi.

Nel 1921 la popolazione della diocesi era pari a circa 10.000 abitanti, a cui se ne aggiungevano circa 12.000 che vi risiedevano stagionalmente per i lavori agricoli. Sorgevano 19 parrocchie. Il territorio rimase pressoché spopolato fino alle bonifiche degli anni trenta, che estirparono la malaria. La crescita della città di Roma e dei suoi dintorni e la bonifica del territorio portò in pochi decenni ad un aumento notevole della popolazione diocesana, dai circa 50.000 abitanti nel 1950 ai circa 300.000 nel 2000.

Nel 1926 il gesuita tedesco Leopold Fonck diede inizio alla costruzione di una chiesa, in località La Storta, che avrebbe voluto dedicare a santa Margherita Maria Alacoque, i lavori rimasero incompiuti fino a quando nel 1948 il cardinale Tisserant non li riprese, progettando di istituire a La Storta il centro della diocesi. Nel giro di due anni la costruzione fu completata e dedicata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria il 25 marzo 1950; il 7 marzo era stata elevata al rango di nuova cattedrale della diocesi, al posto della precedente chiesa dei Santi Ippolito e Lucia, con il decreto Episcopalis Cathedra della Congregazione Concistoriale.[19] Contestualmente furono edificati il palazzo vescovile, la sede della curia diocesana e il seminario. Il 25 febbraio 1953 fu istituito il capitolo della cattedrale con la bolla Qui cognoverit di papa Pio XII.[20]

Nel corso del Novecento furono stabiliti con più precisione i confini tra la sede suburbicaria e la diocesi di Roma. Il 5 gennaio 1946 le contigue parrocchie di Santa Maria Immacolata a Grottarossa e dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta, entrambe sulla via Flaminia, furono annesse alla diocesi romana.[21] Il 5 aprile 1954 e l'8 febbraio 1965 vennero ridefiniti nel dettaglio i confini tra le due diocesi, in larga parte separate tra loro dal Grande Raccordo Anulare.[22]

Con la riforma delle sedi suburbicarie decisa da papa Giovanni XXIII nel 1962 con il motu proprio Suburbicariis sedibus, ai cardinali di Porto e Santa Rufina rimase solo il titolo della sede suburbicaria, mentre il governo pastorale della diocesi venne affidato ad un vescovo residenziale pleno iure. Questa disposizione entrò in vigore con la nomina, il 2 febbraio 1967, di Andrea Pangrazio, il primo vescovo, non cardinale, di Porto e Santa Rufina.

Il 30 settembre 1986 la diocesi ha assunto la denominazione di sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina per la plena unione delle due sedi.[23]

Dal 12 febbraio 2022 è unita in persona episcopi alla diocesi di Civitavecchia-Tarquinia.

Cronotassi dei vescovi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi e cardinali vescovi di Porto modifica

Vescovi e cardinali vescovi di Santa Rufina (o Selva Candida) modifica

  • Adeodato † (prima del 501 - dopo il 502)[43]
  • Valentino † (prima del 544 - dopo il 553)[44]
  • Vito[45] † (prima del 679 - dopo il 680)
  • Niceta † (menzionato nel 710)
  • Tiberio † (menzionato nel 721)
  • Epifanio † (menzionato nel 732)[46]
  • Benedetto I † (menzionato nel 742)
  • Epifanio o Teofanio † (menzionato nel 743 - dopo il 745)[47]
  • Gregorio I † (prima del 761 - dopo il 769)[48]
  • Giovanni † (prima dell'823 - dopo l'826)
  • Leone I † (prima dell'853 - dopo l'861)[49]
  • Tidone ? † (menzionato nell'869)
  • Gregorio II † (menzionato nell'879)
  • Benedetto II † (menzionato nell'884)
  • Ildebrando † (prima del 905[50] - dopo il 910)
  • Guido (Widone o Tidone) † (prima del 963 - dopo il 975)[51]
  • Crescenzio I † (menzionato nel 993)
  • Benedetto III † (prima del 1012 - dopo il 1016)
  • Gregorio III † (? - circa 1025 deceduto)
  • Pietro † (circa 1025 - dopo novembre 1037[52])[53]
  • Crescenzio II † (prima di aprile 1044 - dopo maggio 1050 deceduto)[54]
  • Umberto di Silva Candida, O.S.B. † (circa 1051 - 5 maggio 1061 deceduto)
  • Mainardo (o Maginardo), O.S.B. † (16 maggio 1061 - febbraio/marzo 1073 deceduto)[55]
    • Adalberto o Alberto, O.S.B. † (prima di novembre 1084 - febbraio 1102 eletto antipapa) (pseudocardinale dell'antipapa Clemente III)[56]
    • Sede vacante

Cardinali vescovi di Porto e Santa Rufina modifica

Cardinali vescovi di Porto, Santa Rufina e Civitavecchia modifica

Cardinali vescovi di Porto e Santa Rufina modifica

Cardinali vescovi del titolo suburbicario di Porto e Santa Rufina, poi Porto-Santa Rufina modifica

Fino al 1986 Cardinali vescovi di Porto e Santa Rufina, poi Cardinali vescovi di Porto-Santa Rufina.

Vescovi di Porto e Santa Rufina, poi Porto-Santa Rufina modifica

Fino al 1986 vescovi di Porto e Santa Rufina, poi vescovi di Porto-Santa Rufina.

Santi e Beati venerati in diocesi modifica

Elenco dei santi e dei beati venerati in diocesi:[69]

Statistiche modifica

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 449.000 persone contava 395.000 battezzati, corrispondenti all'88,0% del totale. Il numero degli abitanti è in rapida crescita a motivo della forte e continua espansione abitativa della città di Roma fuori dal Grande Raccordo Anulare.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 46.350 46.870 98,9 40 26 14 1.158 14 110 22
1969 108.188 109.065 99,2 104 52 52 1.040 125 626 45
1980 130.000 135.000 96,3 175 73 102 742 1 221 820 51
1990 183.000 185.000 98,9 205 79 126 892 1 297 804 51
1999 237.000 247.000 96,0 204 71 133 1.161 5 352 916 52
2000 253.630 259.230 97,8 181 60 121 1.401 6 387 880 52
2001 254.000 260.000 97,7 193 76 117 1.316 6 252 910 52
2002 273.000 280.000 97,5 199 81 118 1.371 7 204 880 52
2003 300.000 307.000 97,7 174 67 107 1.724 7 244 764 52
2004 300.000 307.000 97,7 215 72 143 1.395 7 286 674 52
2013 396.400 398.500 99,5 232 71 161 1.708 13 353 748 55
2016 374.000 418.000 89,5 189 73 116 1.978 13 293 711 56
2019 386.000 437.000 88,3 148 67 81 2.608 11 229 701 56
2021 395.000 449.000 88,0 133 67 66 2.969 11 198 608 57

Note modifica

  1. ^ Mons. Alberto Mazzola Vicario del Vescovo, su diocesiportosantarufina.it.
  2. ^ I comuni di Riano e Castelnuovo di Porto costituiscono una exclave della diocesi, da cui è separata dai comuni di Formello e di Sacrofano della diocesi di Civita Castellana.
  3. ^ Appartengono alla diocesi di Porto-Santa Rufina le seguenti zone di Roma esterne al G.R.A.: Ponte Galeria, Maccarese Nord, Castel di Guido, Casalotti, La Storta, Santa Maria di Galeria, Cesano, La Giustiniana e Isola Farnese.
  4. ^ Dal sito Gcatholic.
  5. ^ Dal sito web della diocesi.
  6. ^ Daria Mastrorilli, Sant'Ippolito, in AA. VV., Santuari d'Italia. Roma, p. 264.
  7. ^ Liber Pontificalis, ed. Louis Duchesne, vol. I, Parigi, 1886, p. 183.
  8. ^ Kehr, Italia pontificia, vol. II, p. 20, nº 10.
  9. ^ Kehr, Italia pontificia, vol. II, p. 21, nº 13.
  10. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri, vol. LIV, Venezia 1852, p.212
  11. ^ Moroni, Dizionario, cit., p. 223.
  12. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. II, p. 2232.
  13. ^ Ed. Louis Duchesne, Parigi, 1886-1892, vol. I, p. 508; vol. II, p. 122.
  14. ^ Ughelli, Italia sacra, vol. I, coll. 93-98.
  15. ^ Kehr, Italia Pontificia, vol. II, p. 26, nº 3.
  16. ^ Ughelli, Italia sacra, vol. I, coll. 100-107. Kehr, Italia Pontificia, vol. II, p. 26, nº 5.
  17. ^ Kehr, Italia Pontificia, vol. II, p. 21, nnº 14-15.
  18. ^ Eubel, Hierarchia catholica, II, p. 60.
  19. ^ AAS 42 (1950), pp. 600–601.
  20. ^ AAS 45 (1953), p. 326.
  21. ^ AAS 38 (1946), pp. 207-208.
  22. ^ AAS 46 (1954), pp. 504-506; 57 (1965), pp. 539-540.
  23. ^ Indicazione fornita dagli Annuari Pontifici; diversamente dalle altre diocesi, non è stato pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis il decreto de plena unione delle due sedi episcopali.
  24. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 942.
  25. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 976-977.
  26. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 596.
  27. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 116.
  28. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. II, pp. 1730-1731. Tra Gregorio e Pietro, Ughelli inserisce altri due vescovi: Romano nel 370, ma senza alcuna prova documentaria o epigrafica; e Damaso nel 420, frutto tuttavia di una lettera spuria. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 116.
  29. ^ Glicerio, augustus e poi episcopus, sembra sia stato per pochissimo tempo vescovo di Porto, perché trasferito in seguito alla sede di Salona in Dalmazia, dove è documentato nel 475. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 933-934.
  30. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 981.
  31. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 420.
  32. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 798-800.
  33. ^ Il vescovo Gregorio è documentato ai concili romani del 732 (O. Günther, Kritische Beiträge zu den Akten der römischen Synode von 12 April 732, in «Neues Archiv des Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschitskunde…» 16, 1891, p. 247) e del 745 (Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini 742-842, seconda parte 819-842, a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, pp. 37, 40, 42, 44). Viene attribuito anche al concilio del 761; in realtà nessun vescovo Portuensis partecipò a quell'assise, probabilmente confuso con l'omonimo vescovo di Selva Candida (Concilia aevi Karolini, pp. 69-71).
  34. ^ Questo vescovo prese parte alla consacrazione dell'antipapa Costantino II nel 767 e al concilio di Roma del 769. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, pp. 75, 78, 81.
  35. ^ Vescovo documentato al concilio romano dell'826. Gli scavi ottocenteschi nella basilica urbana di Porto e quelli del Novecento nella basilica di Sant'Ippolito, hanno portato alla luce due cibori recanti entrambi la dedica del vescovo Stefano, datati al pontificato di papa Leone III (795-816).
  36. ^ a b Jean-Marie Sansterre, Formoso, papa, Dizionario biografico degli italiani, volume 49, 1997.
  37. ^ a b Zelina Zafarana, Benedetto nel Dizionario biografico degli italiani, volume 8 (1966). Secondo l'autrice, non ci sono prove che Benedetto I sia stato effettivamente deposto nel concilio romano del febbraio 964 e si può dunque pensare che fosse stato perdonato.
  38. ^ Zelina Zafarana, Benedetto, nel Dizionario biografico degli Italiani, vol. VIII, 1966. Secondo l'autrice, non esistono prove dell'esistenza, a partire dal 1001, di un vescovo di Porto di nome Giovanni III, che sarebbe diventato, secondo Ughelli, papa col nome di Benedetto VIII. Per cui i vescovi Benedetto II (998-1005) e Benedetto III (1011-1029) potrebbero essere la stessa persona, in quanto «non abbiamo alcun elemento che ci permetta di distinguere due diverse personalità». È altresì da escludere, come invece riportano Cappelletti e Gams, che Benedetto III sia diventata papa col nome di Benedetto IX.
  39. ^ Un Giovanni vescovo di Porto è documentato negli atti dei concili indetti dai pontefici dal 1036 al 1050 (Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010). Si tratta tuttavia di due vescovi omonimi, poiché attorno ad aprile 1048 Giovanni vescovo di Tuscania venne trasferito alla sede di Porto, trasferimento che fu confermato nel concilio del 22 aprile 1049. Questo dato tradizionale è contestato da Hüls, secondo il quale si tratterebbe invece di un solo vescovo di nome Giovanni, documentato dal 1034 al 1050. Rudolf Hüls, Kardinäle, klerus und kirchen Roms 1049-1130, Roma 1977, p. 117.
    Il vescovo Giorgio posto da Ughelli al 1046 è frutto di una errata lettura di un diploma pontificio a favore del monastero di Santa Grata di Bergamo, peraltro ritenuto spurio, dove Giorgio (o Gregorio) non fu vescovo di Porto ma di Orte (Cappelletti, Schwartz, Signorelli).
  40. ^ La conferma del trasferimento di Giovanni da Tuscania alla diocesi di Porto è del 22 aprile 1049. Tuttavia, il suo successore sulla cattedra di Tuscania, Benedetto, è già documentato come vescovo di Tuscania nell'aprile del 1048; Giovanni IV perciò dovette trasferirsi alla sede di Porto prima di questa data. v. Benedetto nel Dizionario biografico degli italiani, volume 8 (1966).
  41. ^ a b c d e Confusa e controversa è la cronologia dei vescovi di Porto di questo periodo per la presenza di diversi vescovi con lo stesso nome di Giovanni. Giovanni V è stato confuso con Giovanni IV, ma la scoperta dell'esistenza di Rolando ha chiarito questo punto della cronotassi. Inoltre Giovanni V, tra marzo e novembre 1084, passò dalla parte dell'antipapa Clemente III, per cui venne nominato alla sede di Porto un vescovo fedele al partito gregoriano, anche questo di nome Giovanni (VI), documentato per la prima volta in occasione della consacrazione di papa Vittore III nel 1087 e morto nel 1095. Giovanni V fu scomunicato il 20 aprile 1085 e l'ultima sua menzione come antiepiscopus è del 1089. Tommaso di Carpegna Falconieri, Giovanni, Dizionario biografico degli italiani, volume 55 (2001).
    Alcuni autori tuttavia ritengono che non sia da escludere la possibilità che Giovanni V e Giovanni VI siano la stessa persona, che potrebbe aver ondeggiato, come altri prelati, fra le due obbedienze. Corrado Zedda, Dinamiche politiche nel Tirreno dall'XI al XII secolo, Tesi di dottorato 2015, volume 2, pp. 10-18.
  42. ^ Marco Vendittelli, Maurizio nel Dizionario biografico degli italiani, volume 72 (2008).
  43. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 23-24.
  44. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. II, pp. 2232-2234. Il vescovo Tiberio inserito nelle cronotassi tradizionali al 594 è da escludere dai vescovi di Silva Candida, poiché il suo nome appare in un falso diploma di papa Gregorio I (Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 509).
  45. ^ Ughelli, e tutti gli autori che ne dipendono, parlano del vescovo Orso; tuttavia, secondo gli atti dei concili di papa Agatone del 679 e del 680, a queste assisi prese parte il vescovo Vito di Silva Candida e nessun vescovo Orso.
  46. ^ O. Günther, Kritische Beiträge zu den Akten der römischen Synode von 12 April 732, in «Neues Archiv des Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschitskunde…» 16, 1891, p. 247.
  47. ^ Un vescovo Epifanio di Silva Candida prese parte al concilio del 745, mentre al concilio del 743 partecipò il vescovo Teofanio, che alcuni manoscritti chiamano Epifanio; potrebbe trattarsi dello stesso vescovo. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 22-23, 37, 40-43.
  48. ^ Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 70, 75, 77, 81.
  49. ^ Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1984-1998, vol. I, p. 336; vol. II, p. 64.
  50. ^ Kehr, Italia pontificia, II, p. 25, nº 1.
  51. ^ Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, pp. 232, 244, 272, 276, 287, 289, 293, 314 e note.
  52. ^ Kehr, Italia pontificia, II, p. 26, nº 5.
  53. ^ Secondo Cappelletti furono due i vescovi di nome Pietro, il primo dei quali morto il 6 ottobre 1035. Secondo Klewitz (Reformpapsttum und Kardinalskolleg, Darmstadt 1957, p. 32) e Hüls (Kardinäle, Klerus, Kirchen Roms 1049–1130, Tübingen 1977, p. 130) si tratta invece di un unico vescovo, che atti conciliari dell'epoca documentano da dicembre 1026 a novembre 1036. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010, pp. 81, 82, 83, 93 e 149.
  54. ^ Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010, pp. 168, 170, 217, 219 e 288.
  55. ^ Francesca Roversi Monaco, Mainardo nel Dizionario biografico degli italiani, volume 67 (2006).
  56. ^ Vincenzo Fenicchia, Adalberto nel Dizionario biografico degli italiani, volume 1 (1960).
  57. ^ Giancarlo Andenna, Pietro nel Dizionario biografico degli italiani, volume 83 (2015). Secondo l'autore, Pietro è documentato per l'ultima volta il 24 aprile 1130.
  58. ^ Tra Maurizio (1098-1102) e Pietro (1102-1134), le cronotassi tradizionali, a partire da Ciacconio, seguito da Ughelli e Cardella, inseriscono un vescovo di nome Vincenzo, menzionato nel 1106; tuttavia già Cardella (Memorie storiche de' Cardinali della santa Romana Chiesa, tomo I/1, Roma 1792, p. 210-211) annotava come il vescovo documentato nel 1106 non si chiamava Vincenzo, ma Pietro.
  59. ^ Dieter Girgensohn, Cencio nel Dizionario biografico degli italiani, volume 23 (1979).
  60. ^ Zelina Zafarana, Bernardo nel Dizionario biografico degli italiani, volume 9 (1967).
  61. ^ Stephan Freund, Guglielmo da Pavia nel Dizionario biografico degli italiani, volume 61 (2004).
  62. ^ Giovanni Nicolaj, v. Bobone nel Dizionario biografico degli italiani, volume 10 (1968).
  63. ^ Annibale Ilari, Gallozia Pietro nel Dizionario biografico degli italiani, volume 51 (1998).
  64. ^ Silvano Borsari, Benedetto, nel Dizionario biografico degli italiani, volume 8 (1966).
  65. ^ Eubel (Hierarchia catholica, II, p. 60) riporta la data del 17 agosto 1470, due giorni prima della morte.
  66. ^ Come decano del collegio cardinalizio, dal 25 maggio 1914 è anche cardinale-vescovo di Ostia.
  67. ^ Come decano del collegio cardinalizio, dal 13 gennaio 1951 è anche cardinale-vescovo di Ostia.
  68. ^ Già amministratore apostolico dal 5 maggio 2021 al 20 febbraio 2022, giorno del suo ingresso in diocesi.
  69. ^ Dal sito web della diocesi.

Bibliografia modifica

Per la sede di Porto modifica

Per la sede di Santa Rufina modifica

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