Storia di Afragola

storia di Afragola
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Voce principale: Afragola.

La storia di Afragola copre un arco di tempo di diversi millenni. Il luogo esatto dove sorse la città, ovvero la piana dei Regi Lagni nell'antica Campania felix, è stato frequentato/occupato tra il Neolitico avanzato finale/Eneolitico non avanzato e l'età del bronzo antico, testimoniato dal ritrovamento del villaggio del bronzo antico di Afragola e da vari reperti rinvenuti durante i lavori di realizzazione della stazione di Napoli Afragola.[1][2]

Augusto Moriani, Omaggio del popolo a Ruggero il Normanno, 1886.

Origine del nome modifica

La prima menzione del nome (Afraore) risale all'anno 1131.[3] Altre varianti in carte successive sono "Afragone", "Afraone", "Fragola", "Frabola", "Afraole", "Afraolla", "Fraolla", "Aufrangola" e "Afrangola".[4]

Il nome medievale del casale è registrato nei documenti di età angioina e aragonese come "Villa Fragorum"; il toponimo subì, poi, modifiche a causa del volgare parlato dagli abitanti fino a divenire l'attuale Afragola.[5]

Fondazione tra storia e leggenda modifica

 
Statua di Ruggero all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.

Secondo la leggenda, Afragola fu fondata nel 1140 da Ruggero II di Sicilia, evento dipinto nel 1886 dal pittore Augusto Moriani, raffigurante Ruggero, circondato dai suoi soldati e in atto di concedere loro le terre; il frate Domenico de Stelleopardis affermò, nella sua opera Relatione historica della fondazione della chiesa di San Marco della selvetella, che furono dieci le famiglie a fondare Afragola: Castaldo, Fusconi, Iovini, Muti, Tuccillo, Commeneboli, Fortini, del Furco, Cerbone, de Stelleopardis, delle quali solo otto risiedettero nella futura città; le ultime due si trasferirono a Napoli[6].

Tuttavia, l'evento è considerato falso dagli storici, come Castaldi, poiché Ruggero I di Sicilia era già morto nel 1101, mentre Ruggero II nel 1154, e, inoltre, già esistevano insediamenti precedenti; sembra quindi improbabile una fondazione della città da parte loro[6].

Preistoria e protostoria modifica

Neolitico modifica

Il territorio dove sorge oggi Afragola fu abitato già durante il Neolitico avanzato finale/Eneolitico non avanzato ed età del bronzo, dove sorsero piccoli villaggi, ad esempio il villaggio del bronzo antico di Afragola (dove furono ritrovati reperti di età micenea), che fu distrutto dall'eruzione delle Pomici di Avellino, il cui materiale vulcanico ricoprì la zona provocando l'insabbiamento dei villaggi e il sollevamento del suolo di oltre un metro, motivo per il quale le comunità furono costrette a fuggire.[1][7]

Evo antico modifica

Insediamenti opici e sannitici modifica

Nel VII secolo a.C. il territorio fu abitato dagli Opici, attratti dalla fertile vegetazione, costituita da felci, agrifogli, aceri, olmi, pioppi, platani e pini[8], testimoniato da una serie di ritrovamenti tombali in località Arena e Camposantiello vecchio e nel 1882, durante la costruzione delle case bracciantili in via Sicilia, anno in cui furono effettuati degli scavi della cappella madre dell'attuale cimitero, oltre a 4 tombe greche, composte di grandi pezzi di tufo, rinvenute in località Padula nel XIX secolo[8][6].

Dal IV secolo a.C. vi abitarono popolazioni di provenienza osco-sannita, testimoniato dal ritrovamento nel 1961 di diverse tombe risalenti al III secolo a.C., tra le quali una tomba a doppia cassa rinvenuta in località Cantariello, esposta nella sala LXVII del Museo archeologico nazionale di Napoli e raffigurante due donne, disposte una di fronte all'altra; la donna a sinistra tiene in mano un'oinochoe e nell'altra una situla, mentre la donna di destra regge un pane ed un kantharos, mentre al centro è raffigurata una melagrana, simbolo di morte e di vita[8][9].

Durante le indagini preliminari per i lavori di realizzazione della stazione Porta, sulla linea ferroviaria della stazione di Napoli Afragola, è stato ritrovato un frammento di bucchero (4,5 cm di lunghezza e 2,3 cm di altezza), risalente alla fine del VI secolo a.C. e l'inizio del V secolo a.C. e parte della vasca carenata e della parete di un vaso a forma aperta, un calice o un kantharos, recante sulla porzione finale un'iscrizione in alfabeto etrusco alta 0,02 cm ([---]ias) e forse parte di un corredo funebre.[10]

I Romani modifica

 
La Campania felix durante l'età romana.

Tra il IV e III secolo a.C. il territorio fu conquistato dai romani, testimoniato dal ritrovamento nel 1929 di un'ara augustea, probabilmente del I secolo a.C., costituita da un capitello in travertino con la dedica scolpita «AVG SACR» (Augusto Sacrum), che misurava 1,17 m in altezza e 0,55 m in larghezza, usata in seguito come abbeveratoio e distrutta per ricavarne brecciame per la ricostruzione delle strade,[6] due ville romane tra Caivano e Afragola, tre colonne romane, una tomba, rinvenuta in località Cantariello, varie ville rustiche e resti di un ramo dell'acquedotto romano del Serino.[9][11]

Oltre a oggetti di uso quotidiano come: un torchio per il vino, una piccola olpe in fittile, una moneta adrianea, la Pietra di San Marco in Sylvis, forse resti di un altare, una tomba in anfora, coperta da strati di lapilli e rinvenuta in contrada Sarricchione durante i lavori per la realizzazione della variante della linea ferroviaria Napoli-Cancello, probabilmente parte di una necropoli cristiana databile tra il IV e il VII secolo d.C. e del tipo a fossa o in anfora, nella quale è stato rinvenuto il corpo di una donna con il collo rotto (probabilmente perché l'anfora era più piccola e si è fatto pressione per permettere alla donna di entrare), e, infine, un'epigrafe in zona Salicelle riportante il testo[9][11][12][13][14]:

«Cam(illus) vil(licus) i(us) l(ibertorum) h(abeus) v(otum) p(osuit) L(ibero)»

Nel 133 a.C. circa, durante l'epoca dei Gracchi, il territorio fu sottoposto a centuriazione (Ager Campanus I), continuata in età augustea con la centuriazione Acerrae-Atella I, delle quali rimangono tuttora tracce nell'attuale impianto viario, in particolare della prima.[15]

Inoltre vi era un'epigrafe, intitolata a Clodio Celsino Adelfio, incastonata in una parete della Chiesetta di San Giovanni e riportante il testo:[16]

«Adelfi Clodio Celsino insigni et. c. v. praestanti benivolentia avctoritate ivstitia corr. regionvm dvarvm memorabili et praeteritorvm ivdicvm exempla virtvtibvs omnibvs svpergresso ordo splendidissimvs Beneventanae civitatis patrono dignissimo»

Oltre a un'epigrafe (datata 30 a.C.-20 d.C.), intitolata ad Aulo Vitellio e conservata nel Museo archeologico nazionale di Napoli e una tegola con bollo, trovata nel 1983 nei pressi dell'USL 25 della strada statale 87 Sannitica, riportanti il testo[17]:

(LA)

«V(ivit) A(ulus) Vitellius Q(inti) A(uli) l(ibertus) Chrestus Troliae Anthemio matri svae et Vitelliae Primae libert(ae) svae in fr(onte) p(edes) XII in agr(o) p(edes) XII»

(IT)

«Da vivo Aulo Vitellio Cresto, liberto di Aulo Quinto, [costruì questa tomba] per sua madre Trolia Antemio e per la sua liberta Prima Vitellia, 12 piedi in facciata e 12 piedi in profondità»

«CAMVILILVD»

Inoltre, probabilmente tra Caivano ed Afragola, si stabilì un ramo dei Pisoni e, per ripopolare Atella, Augusto fondò una colonia.[6]

Medioevo modifica

Alto Medioevo modifica

 
L'Italia durante l'anno 1000.

In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, il territorio fu invaso gradualmente dai Vandali, Visigoti, Ostrogoti, Longobardi, e, infine, dai Bizantini nel IX secolo (Ducato di Napoli), periodo durante il quale le terre conquistate furono affidate ai soldati.[8]

Il territorio, inoltre, faceva parte della diocesi di Atella, ma con l'arrivo dei Longobardi passò quindi all'arcidiocesi di Napoli.[15]

Verso il 1000 si svilupparono i villaggi di Arcopinto, Cantarello, San Salvatore delle Monache (che trasse il nome dalla chiesa di san Salvatore, dipendente dal monastero di san Gregorio maggiore), Salice, Arcora, Contrada Regina, San Marco e San Martino, oltre a Casa aurea (Casoria) e Paternum ad sanctum Petrum (San Pietro a Patierno), mentre nelle vicinanze erano situati un bosco, una palude, il "campus" di san Severino e le vestigia di un vecchio acquedotto romano.[6][18]

Tra i primi abitanti di Arcopinto e Casoria ci furono rispettivamente due agricoltori, Cicino Russo del fu Palumbo e Gregorio Capuburria del fu Leone, cognato di Russo, menzionati in un documento del 1025.[6]

Inoltre, a causa dello straripamento del fiume Clanio, il territorio divenne paludoso e inospitale.[11]

Basso Medioevo modifica

Occupazione normanna e sveva modifica

Tra l'XI e XII secolo il territorio fu conquistato rispettivamente dai Normanni, in seguito alla conquista normanna dell'Italia meridionale completata da Ruggero II di Sicilia e, poi, dagli Svevi.[19]

In un documento del 1130/1131, scritto in caratteri longobardi, viene per la prima volta, secondo Bartolommeo Capasso, menzionata Afragola (Afraore) e in cui sono elencati vari fondi rustici, concessi all'abate del monastero dei Santi Severino e Sossio, come: Licignano, Sant'Arcangelo (presso Caivano) e Cantarello ecc.[6]

In un documento dell'agosto del 1143 vengono menzionati «Pagano, figlio del fu Nicola, de la Frahola» e la moglie Mansa, che donarono un terreno di 22 quarte, nella contrada di Cupolo, mentre anche nel Codice Diplomatico Normanno di Alfonso Gallo viene nominata Afragola.[6]

I primi abitanti di Arco Pinto eressero una chiesetta dedicata a san Martino, visitata nel 1619 dal cardinale Decio Carafa e distrutta nel 1768 per ordine del Governatore di Afragola.[6]

Occupazione angioino-durazzesca modifica

 
Stemma degli Angioini di Napoli.

Durante il periodo angioino, alcuni documenti riportano una «Villa Arcus pinti», di un «Casale Arcus pinti», «loco ubi dicitur Arcus pintus», e il villaggio Canterello e, tra i feudatari sono menzionati nei documenti: Paolo Scotto, che possedeva un feudo nel luogo detto «a la Fracta», Pandolfo Gennaro, feudatario di Arcopinto, Ermigaldo de Lupian e Raimondo di Odiboni, medico di Carlo II d'Angiò e feudatario delle Cesine, vendute a Giovanni Protomedico e, in seguito, a Guglielmo de Brusato.[6]

Il 24 febbraio 1265 Afragola fu visitata dal re Carlo I d'Angiò, in viaggio per Napoli, accolto da 18 cavalieri e da M. Francesco Loffredo, Eletto del Governo, il quale presentò al re le chiavi della Città.[6]

Nel 1284 fu creata la "baronia" di Afragola, quando la Curia investì Pierre de Lamanon di tutti i diritti sulla città, a eccezione delle terre già appartenenti all'arcidiocesi di Napoli; il feudo passò di mano in mano numerose volte nei secoli seguenti.[6]

Durante il regno di Carlo II di Napoli e Roberto d'Angiò, infatti, molti feudi e terre della città furono di proprietà della Curia arcivescovile di Napoli, in particolare dell'arcivescovo Bernardo Caracciolo, coltivate da vassalli al servizio della stessa curia, tra i quali il salernitano Tommaso Mansella e Roberto di Capua, conte di Altavilla.[6][20]

Nel 1355 vi si accampò Ludovico di Durazzo con i masnadieri tedeschi del conte Lando.[21]

Nel luglio 1380, la città fu coinvolta nello scontro fra Durazzeschi e Angioini e vi si accampò Ottone IV di Brunswick-Grubenhagen, marito di Giovanna I di Napoli, la quale ordinò "che tutti li casali sfrattassero et mettesserose allo forte, imperò che messer Carlo doveva venire a lo Reame".[21]

Nel 1385, papa Urbano VI, assediato dal re Carlo III di Napoli nel castello di Nocera, chiese aiuto a Raimondo Orsini del Balzo, il quale, accompagnato da Francesco della Ratta, conte di Caserta, Carlo d'Artus, conte di Sant'Agata de' Goti e 1 200 cavalieri, si impadronì di Afragola, scontrandosi con le truppe nemiche, nei pressi di Nocera, nel marzo dello stesso anno, subendo, tuttavia, una dura sconfitta.[22]

Nel 1386 vi si accampò Villanuccio di Brunforte con le sue truppe.[23]

Nel gennaio 1388, Domenico Ruffaldi da Siena si accampò ad Afragola con Berardo da Recanati e 500 cavalli, danneggiando il territorio fino a Casalnuovo di Napoli; tuttavia, Francesco della Ratta e il fratello Sandolo, accompagnati da soldati teutonici e bretoni, si scontrarono con Ruffaldi, costringendolo a ritirarsi.[24]

Inoltre, il 26 gennaio le truppe della regina Margherita di Durazzo si accamparono nei pressi della torre di Carluccio Minutolo, con l'invano tentativo di assediare Napoli.[24]

Tuttavia, nell'aprile 1389, Ottone, al servizio di Luigi II d'Angiò e in compagnia di Giovanni Acuto, si scontrò con le truppe nemiche a Casalnuovo nel tentativo di respingerli, decidendo, malgrado tutto, di ripiegare tra Aversa e Afragola.[25]

Nel maggio del 1392, Ruffaldi, accompagnato da Giacomo Stendardo, conte di Alife, assalì nuovamente Afragola e la succitata torre, razziando il territorio.[24]

Intorno al 1398 e 1399 vi si accampò Alberico da Barbiano per affrontare le truppe angioine, assediando Napoli ed obbligando le truppe ad arrendersi.[26]

Nel 1423, nei pressi della città avvenne uno scontro tra le truppe di re Alfonso V d'Aragona con quelle di Giacomo Sforza, capitano della regina Giovanna II di Napoli.[6]

Occupazione aragonese e spagnola modifica

 
La Corona d'Aragona nel 1443.

Dal 1442 Afragola fece parte dei territori degli aragonesi, per poi passare a quelli spagnoli durante il vicereame spagnolo di Napoli.[27]

Nel 1575 Paolo Capece-Bozzuto, feudatario di Afragola, offrì all'autorità regnante 7000 ducati per acquistare la parte demaniale della baronia; l'universitas di Afragola fece appello alla Regia Corte, chiedendo che le fosse concesso di comprare sia la parte demaniale (per 7000 ducati) che quella burgensatica (per 20000 ducati), posseduta da quasi due secoli dai Capece-Bozzuto. Il 22 dicembre di quell'anno il regio Consiglio Collaterale, pur accettando l'offerta del Barone, concesse all'universitas un mese di tempo per raccogliere il denaro e il 12 gennaio 1576, in seguito al deposito della somma da parte dell'autorità comunale, obbligò Paolo Capece-Bozzuto alla vendita del feudo all'universitas[28]. Ludovico Capece-Bozzuto, figlio di Paolo, fece ricorso, rifacendosi al fedecommesso del prozio Troiano che impediva l'alienabilità del feudo, ma ogni tentativo fu vano e la baronia cessò per sempre di esistere[21][6].

Signori di Afragola (1284-1576) modifica

Nome Periodo Note
Pierre de Lamanon 1284 - 1291 fu investito di tutti i diritti della Curia su Afragola, a eccezione delle terre appartenenti all'arcidiocesi di Napoli[21]
Eneca o Agneta de Lamanon 1291 - 1292 figlia di Pierre de Lamanon; ereditò il feudo in seguito alla morte del padre[21]
Demanio 1292 - 1299 il feudo tornò alla Real Corte in seguito alla morte di Eneca[21]
Guglielmo Grappino 1299 - 1313 circa marito di Eneca; fu investito del feudo da Carlo II di Napoli il 24 agosto 1299; i tre quarti del feudo, tuttavia, costituirono la dote della seconda moglie, Giovanna de Glisis[21]
Giovanna de Glisis 1313 circa - ? ereditò il feudo in seguito alla morte del marito[21]
Giovanni Grappino ? - ? figlio di Guglielmo e Giovanna; forse ereditò il feudo in seguito alla morte della madre[21]
Demanio ? - 1330 circa il feudo tornò alla Regia Corte forse in seguito alla revoca nei confronti di Giovanni Grappino[21]
Roberto de Lagonessa 1330 circa - post 1333 fu investito del feudo dalla Real Corte[21]
Marino de Martano post 1333 - 1336 circa subentrò a Roberto de Lagonessa, forse acquistandone i diritti[21]
Enrico Dentice 1336 circa fratello uterino di Marino de Martano; ereditò il feudo alla scomparsa del fratello, morto senza eredi diretti[21]
Tommaso Mansella 1336 circa figlio di Niccolò Mansella, armato cavaliere nel 1332 e maestro razionale al servizio del re Roberto d'Angiò; subentrò a Enrico Dentice[21]
Roberto di Capua 1336 circa - 1337 circa conte d'Altavilla; acquistò il feudo dal Mansella[21]
Nicola d'Eboli 1337 circa - 1337 conte di Trivento; fu investito del feudo dalla Curia, a eccezione di una parte di Afragola tornata definitivamente al demanio e delle Cesine[21]
Carlo di Durazzo 1337 - 1346 duca di Durazzo; acquistò coi fratelli Ludovico e Roberto il feudo da Nicola di Eboli, che tuttavia ne tenne per sé una parte, venduta nel 1340 a Gualtiero Galeota; nel 1346 Carlo fu condannato a morte per tradimento per ordine del re Luigi I d'Ungheria[21]
Roberto di Durazzo 1346 fratello di Carlo; ereditò i diritti sul feudo alla morte del fratello, ma fu a sua volta spogliato di tutti i beni per tradimento, morendo in carcere nel 1364[21]
Demanio 1346 - 1370 il feudo forse tornò al demanio in seguito al tradimento dei Durazzo[21]
Carlo di Durazzo ante 1370 - 1381 figlio di Ludovico; tornò in possesso del feudo paterno, a eccezione delle terre della Chiesa di Napoli[21]
Giacomo, Giordano e Giovannello Capece-Bozzuto 1381 - 1401 circa acquistarono la parte feudale di Afragola da Carlo e Margherita di Durazzo[21]
Giovannello Tomacelli 1401 circa - 1407 fratello di papa Bonifacio IX; fu investito del feudo probabilmente dopo che Giovannello Capece-Bozzuto cadde in disgrazia o lo scambiò con un altro possesso[21]
Demanio 1407 - 1419 il feudo probabilmente tornò alla Real Corte[21]
Giovannello Capece-Bozzuto 1419 - post 1423 unitamente al figlio Nicola Maria, tornò in possesso del feudo e nel 1419 ottenne per sé e i propri discendenti il Capitanato di Afragola e di altri luoghi[21]
Nicola Maria Capece-Bozzuto post 1423 - 1477 figlio di Giovannello; ereditò il feudo alla morte del padre[21]
Cesare Maria Capece-Bozzuto 1477 - 1495 figlio di Nicola Maria; fu spogliato del feudo al ritorno degli Aragonesi a Napoli, in quanto si era schierato con Carlo VIII di Francia nella guerra d'Italia[21]
Demanio 1495 - 1497 il feudo tornò al demanio in seguito al tradimento di Cesare Maria Capece-Bozzuto[21]
Fabrizio I Colonna 1497 - 1507 conte d'Albe e di Tagliacozzo; fu investito del feudo dal re Federico I di Napoli[21]
Cesare Maria Capece-Bozzuto 1507 - 1513 riottenne il feudo il 12 giugno 1507 in seguito all'accordo tra Ferdinando II d'Aragona e Luigi XII di Francia[21]
Scipione Capece-Bozzuto 1513 - 1548 figlio primogenito di Cesare Maria; ereditò il feudo alla morte del padre. Tuttavia, secondo lo storico Giuseppe Castaldi il successore sarebbe stato Giovanni Capece-Bozzuto, altro figlio di Cesare Maria, benché non risulti da nessun documento che sia mai stato signore di Afragola[21]
Troiano Capece-Bozzuto 1548 - 1557 figlio secondogenito di Cesare Maria; subentrò al fratello[21]
Ludovico Capece-Bozzuto 1557 - 1571 figlio di Cesare Maria; subentrò al fratello[21]
Paolo Capece-Bozzuto 1571 - 1576 figlio di Troiano; subentrò allo zio[21]
Demanio dal 1576 il 12 gennaio 1576 il regio Consiglio Collaterale costrinse Paolo Capece-Bozzuto a vendere il feudo all'universitas di Afragola[28]

Età moderna modifica

Seicento e Guerra dei Trent'anni modifica

 
Micco Spadaro, Piazza Mercatello durante la peste del 1656, 1656, Napoli, Museo nazionale di San Martino.

Durante il Seicento, Afragola si distinse nella fabbricazione di cappelli, dei tessuti e alla canapicoltura e agricoltura[29].

Durante il governo del viceré Pietro di Toledo gli abitanti dell'Arcopinto si trasferirono nel nuovo rione spagnolo, sito nei pressi della chiesa di Santa Maria d'Ajello, decimati, in seguito, dall'eruzione del Vesuvio del 1631 e l'epidemia di peste del 1656[30].

Nel 1633 fu iniziata la costruzione della chiesa e del convento dei francescani di sant'Antonio di Padova (l'attuale Basilica di Sant'Antonio di Padova).[31]

Nel 1639 Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, duca di Medina e viceré di Napoli, vendette le terre di Afragola per finanziare la guerra dei trent'anni, costringendo gli abitanti a pagare 18.000 ducati per essere mantenuto in demanio.[32]

Rivolta di Masaniello e Repubblica partenopea modifica

 
Onofrio Palumbo, Ritratto di Masaniello, 1647.

Nel 1647, Masaniello ordinò a Giovanni Bozzuto di bruciare Afragola, con l'accusa di essere rimasta fedele al governo vicereale[33]; tuttavia, dopo la morte del rivoluzionario, gli uomini arrestarono Bozzuto e lo imprigionarono nel Castel Nuovo[33].

Alla fine del 1600 la città fu amministrata da un governatore vicereale.[20]

Nel 1737 venne stilato, inoltre, un "Codice di Afragola" con nove norme incise su una lastra di marmo, conservata nell'atrio del Palazzo comunale.[20]

Il 17 dicembre 1796, inoltre, fu fondato dal sacerdote Nicola Iengo un orfanotrofio, sito nel castello di Afragola e gestito da suore oblate.[34]

 
La bandiera della Repubblica Partenopea.

Durante la nascita della Repubblica partenopea, i francesi occuparono la città, dove, nel frattempo, fu issato in Piazza dell'Arco (attuale piazza Municipio) l'albero della libertà[35].

A partire dal maggio dello stesso anno, tuttavia, i francesi furono costretti a lasciare Napoli, favorendo la nascita di rivolte anti-giacobine in varie città come Caserta, Portici, Acerra, Teano, Campobasso e la stessa Afragola[36].

Secondo il libro Storia della Repubblica partenopea del 1799 e vite de’ suoi uomini celebri di Clodomiro Perrone, infatti, Antonio La Rossa (o Della Rossa), membro della Giunta di stato, guidò il 3 giugno una rivolta, abbattendo l'albero della libertà e richiamando a sé i soldati delle città vicine, tra cui Acerra, con l'intenzione di attaccare i partenopei[36].

In risposta, la Repubblica partenopea inviò trecento soldati, i quali incontrati i ribelli a Capodichino li misero in fuga verso Casoria[36]. Furono quindi rialzati nuovamente gli alberi della libertà alle città ribelle[36].

Tuttavia, La Rossa chiese aiuto al marchese della Schiava e al cardinale Fabrizio Ruffo, il quale gli offrì trecentootto sanfedisti, guidati dal prete Pietro Moscia e cento cavalieri, guidati da Michele Rega, con l'intenzione di introdursi a Napoli[36].

Età contemporanea modifica

Occupazione austriaca e sconfitta di Napoleone modifica

Nel 1809 la città fu amministrata per la prima volta da un'amministrazione civica autonoma e da un sindaco, il notaio Cesare Castaldo.[20]

Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte nella battaglia di Waterloo (1815), gli austriaci si diressero nel Regno di Napoli e ad Afragola, occupata da questi ultimi, come riporta il decreto del Trattato di Casalanza:

«Articolo 3 comma 3 delle Convenzioni militari: Il 22 maggio l'armata austriaca prenderà la sua posizione nella linea di Aversa, Afragola, Melito e Giugliano[37]»

Dal 1809 al 1860 Afragola fu un comune dell'omonimo circondario, amministrato da un sindaco, un decurionato di 30 funzionari, un regio giudice (che amministrava la giustizia), un ispettore-commissario (con funzioni di polizia), due eletti e un cancelliere comunale[38].

Unità d'Italia modifica

 
La bandiera del Regno d'Italia.

Tra il 1830 e il 1889, la città si distinse nuovamente nella produzione di canapa, lino, legumi, frumento, granturco, cappelli e frutta, in particolare meloni[29].

Con la soppressione del distretto di Casoria nel 1860 e, quindi, di tutti i circondari della provincia di Napoli, Afragola divenne un comune dell'omonimo mandamento[39].

Nel 1873 la città fu fornita di un ufficio telegrafico, sito in una casa di proprietà del Comune, in via Rosario, voluto dal commissario Giuseppe Arpa e dalla Direzione Compartimentale dei Telegrafi di Napoli, e di un ospedale civico, sito nell'ex Convento di Sant'Antonio, sussidiato dal Comune e gestito dai monaci del convento.[40]

Malgrado tutto, nel 1878, la città fu colpita da una grande alluvione, che provocò ingenti danni e costrinse il sindaco a chiedere aiuto alle altre città vicine.[41]

Primo novecento e periodo fascista modifica

 
La scuola Marconi e la pineta comunale di Afragola nel 1930, occupate in seguito dai nazisti.

Durante la prima guerra mondiale, la città subì un duro periodo di povertà, in particolare nel 1918, causato soprattutto dalla partenza dei giovani per la guerra, per i quali fu eretto un monumento commemorativo, il Monumento ai caduti della prima guerra mondiale[29][42].

Dopo la soppressione del circondario di Casoria nel 1926[43], il territorio fu assegnato al circondario di Napoli[44].

Sotto il regime fascista, come tutti i comuni italiani, la città fu amministrata da un podestà, Luigi Ciaramella, in carica dal 1927 al 1943, il quale fece ampliare le strade, rafforzò le corse della tranvia e fece costruire le fogne e una scuola, l'attuale Marconi[29].

Il 5 ottobre 1935 il re Vittorio Emanuele III, su proposta del podestà, conferì al Comune il titolo di "città".[45]

Occupazione nazista modifica

 
Afragola, corso Garibaldi.

Con l'armistizio dell'8 settembre 1943, la città fu occupata dai tedeschi, che il 2 ottobre dello stesso anno compirono una strage, la cosiddetta Strage di Afragola[46][47] e posero un campo di prigionia all'interno del Casone Spena, nell'area dell'Arcopinto, un ospedale militare nell'attuale scuola Marconi, mentre furono appostate delle sentinelle sul campanile della chiesa di Santa Maria d'Ajello, utilizzata come torre d'avvistamento[48].

In onore del sacrificio degli abitanti, fu posta un'epigrafe in versi dettati da Adolfo Omodeo l'11 ottobre 1944:

«Alla memoria delle XI vittime della ferocia nazista e dei XXX che furon travolti nella battaglia innocenti espianti gli uni e gli altri la comune colpa della mal custodita libertà civile a monito perenne per i presenti e per i posteri i cittadini d'Afragola pongono questo marmo il primo giorno della Liberazione ad opera delle mani alleate addì 11 ottobre MCMXLIV»

Secondo Armando Izzo, la Casa del Fascio, sita all'inizio di via Gramsci, fu saccheggiata dai tedeschi, senza tuttavia rappresaglie verso i civili[48].

Inoltre, nel luglio dello stesso anno suonarono le sirene antiaerei, a causa di due aerei nemici che sganciarono le bombe nei pressi di via Arturo De Rosa, in particolare il 18 luglio, durante il quale perirono 4 civili e ne rimasero feriti 10[48][50].

Arrivo degli Alleati modifica

Il 2 ottobre le truppe corazzate alleate della 7th Armoured Division, tra le quali il 1st Royal Tank Regiment (con le sue compagnie motorizzate C Coy e 1 R.B.), il 5th Regiment Royal Artillery (in particolare l'H Trp e il Bty H.Q. della CC Battery, comandata dal maggiore Francis Brian Wyldbore-Smith) e il reggimento 11th Hussars, comandato dal tenente colonnello A.T. Smail (in particolare lo squadrone A, con le troop 3Tp del tenente Williamson e la 5Tp del tenente Garrard),[51][52][53] provenienti da Somma Vesuviana, insieme ad alcune autoblindo venute da Casalnuovo di Napoli, si diressero verso Afragola, dove si trovava il quartier generale della brigata, il Brigade Tactical H.Q., con l'intenzione di spingersi fino ad Acerra, assediata dalle truppe naziste.[53][54] L'obiettivo degli Alleati era, infatti, quello di avanzare lungo i Regi Lagni, ma durante il tragitto trovarono l'unico ponte percorribile, il ponte di Casolla, ancora controllato dai soldati tedeschi.[54] Il giorno seguente, le truppe alleate misero in fuga i tedeschi, provenienti da Cardito e da Caivano, dopo scontri a fuoco a San Michele e nei pressi del lazzaretto[54]. Inoltre, mentre gli inglesi continuarono l'avanzata verso Afragola, la strada statale 87 Sannitica lungo la tranvia Napoli-Caivano e la strada provinciale Afragola-Casolla era battuta dal fuoco delle truppe tedesche[54].

 
Karl Rossmann in uniforme.

In un rapporto militare del 7 ottobre viene riportato che il 3 ottobre l'11 (StuG)Kp/PzRgt Hermann Göring, appartenente al III battaglione del capitano Hans Sandrock e dislocata nei pressi di Cardito e Caivano[55], con l'Abteilung del capitano Karl Roßmann, le compagnie 9ª (del tenente Berger) e 10ª della 1. Fallschirmjäger-Division e un'unità di guastatori, al comando del feldwebel Kuter, formò una linea di difesa con cannoni d'assalto Sturmgeschütz III (tra i quali anche uno Sturmhaubitze 42): due posti al bivio Cardito-Afragola-Casoria e comandati dal wachtmeister Kurt Boerner; due a sud di Cardito, al comando del stabswachtmeister Wilhelm Schulze-Oswald e, infine, altri due a 2 km a sud-est di Cardito, comandati dal leutnant Karl-Heinz Wallhäuser (coadiuvato dall'unteroffizier Bito e l'oberwachtmeister Tokk); al comando del Panzer-Aufklärungs-Abteilung vi fu, invece, il capitano Martin Lübke.[56][57][58] Oltre a questi ultimi, furono poste anche batterie di artiglieri, mitragliatrici, trincee e unità di fanteria alla masseria della principessa Caracciolo e nella Porchiera[54].

Il leutnant Winkler del Panzer-Aufklärungs-Abteilung riportò l'avanzamento di carri armati nemici da Afragola e, durante l'attacco degli Alleati, il leutnant Adolf Roebig morì per un colpo alla testa, mentre l'oberleutnant Jekosch (giunto sul posto insieme a Roebig con un sidecar per avvertire Boerner dell'imminente pericolo) e il gefreiter Rabitsch rimasero feriti; Boerner decise quindi di mettere a ferro e fuoco Cardito e le truppe tedesche, al comando di Schulze-Oswald, distrussero tre carri armati M4 Sherman e due autocarri di fanteria, riuscendo a respingere i militari alleati.[57][56][58]

Inoltre, il tenente Francesco de Fleury oppose strenua resistenza con il suo reparto, fino all'arrivo degli anglo-americani, riuscendo a requisire un autocarro, ripiegando a nord per unirsi ai militari della Repubblica Sociale Italiana.[59]

Dopo la fuga dei tedeschi, gli Alleati allestirono un campo di prigionia, il cosiddetto campo 209, sotto il comando dei militari inglesi[60].

Dopoguerra e nascita della Repubblica Italiana modifica

Dopo la nascita della Repubblica Italiana, dal 1946 al 1953 fu sindaco Giuseppe Iazzetta, periodo durante il quale la città fu investita da un forte boom economico[29].

Dal 1953 al 1960 fu in carica Armando Izzo, il quale fece costruire strade, fogne, due scuole medie e avviò la costruzione di un liceo scientifico[29].

Durante gli anni 1960, la città subisce, tuttavia, un impoverimento della popolazione e la conseguente emigrazione degli abitanti[29].

Il 9 luglio 1974 avvenne un grave disastro aereo, il cosiddetto volo TA-3B Skywarrior, in località Arcopinto, al confine con Casoria, durante il quale l'aeromobile, un Douglas TA-3B Skywarrior della United States Navy, precipitò nelle campagne di Casoria disintegrandosi causando, inoltre, la morte di 5 passeggeri e 3 membri dell'equipaggio e il ferimento di 3 civili.[61]

Inoltre, negli anni 1980, a causa del terremoto dell'Irpinia del 1980, fu iniziata la costruzione dell'attuale rione Salicelle per ospitare i terremotati e crebbe la criminalità organizzata[29].

Il 6 giugno 2017 fu inaugurata, alla presenza dell'allora presidente del consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, la stazione di Napoli Afragola, soprannominata "La Porta del Sud", progettata dall'architetto Zaha Hadid ed operativa dall'11 giugno 2017.[62]

Note modifica

  1. ^ a b Laforgia, pp. 1-12.
  2. ^ Nava, pp. 107-109.
  3. ^ (LA) Regii Neapolitani Archivi Monumenta (RNAM), VI.
    «in loco qui

    nominatur afraore had illu campu de

    sancti sebirinum. […] in suprascripto loco afraore»
  4. ^ Castaldi, pp. 7-8.
  5. ^ Capasso, RRSC, 1970, p. 73.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p RRSC, 2001, pp. 49-58.
  7. ^ Nava, pp. 101-126.
  8. ^ a b c d Le origini di Afragola (PDF), su ilsalicegioioso.it, Il Salice Gioioso. URL consultato il 23 agosto 2019 (archiviato il 18 febbraio 2020).
  9. ^ a b c Istituzione del Centro operativo di Afragola nell'ambito della soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Caserta, su camera.it, Camera dei deputati, 8 gennaio 2014. URL consultato il 23 agosto 2019 (archiviato il 18 febbraio 2020).
  10. ^ Mazzocchi, pp. 346-347.
  11. ^ a b c RRSC, 2009, pp. 101, 126-128.
  12. ^ Scoperte nuove tombe sannitiche, in Afragola Oggi, 6 maggio 1993 (archiviato il 18 febbraio 2020).
  13. ^ Francesca D'Angiò, Afragola tesoro storico: ritrovati numerosi altri reperti, in Napoli Zon.it, 17 febbraio 2020. URL consultato il 18 febbraio 2020 (archiviato il 18 febbraio 2020).
  14. ^ Marco Di Caterino, Afragola, scavi dell'alta velocità: scoperta una necropoli cristiana, in Il Mattino, 20 febbraio 2020. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato il 20 febbraio 2020).
  15. ^ a b Afragola, su iststudiatell.org, Istituto di Studi Atellani. URL consultato il 5 febbraio 2020.
  16. ^ Castaldi, p. 57.
  17. ^ RRSC, 2017, p. 68.
  18. ^ Capasso, pp. 11-28.
  19. ^ Carlo Cerbone, p. 8.
  20. ^ a b c d Cenni Storici, su web.rcm.napoli.it, Napoli, Rete Civica Metropolitana. URL consultato il 5 novembre 2019.
  21. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag Carlo Cerbone, pp. 22-27.
  22. ^ Salvatore Fodale, Francesco della Ratta, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 37, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1989.
    «[…] Il D. e gli altri baroni, alla testa di una colonna di non più di 1.200 cavalieri, dopo avere tentato inutilmente di provocare la ribellione contro i Durazzo nella stessa capitale del Regno, nella quale inviarono propri emissari, posero la loro base operativa presso Afragola, e da lì depredarono i casali attorno a Napoli, Aversa ed Acerra. […]»
  23. ^ Carlo Cerbone, p. 24.
  24. ^ a b c De Blasiis, pp. 73-74.
  25. ^ Leader, Marcotti, pp. 175-176.
  26. ^ Pagano, p. 500.
  27. ^ Carlo Cerbone, pp. 124-147, 181.
  28. ^ a b Raccolta Rassegna Storica dei Comuni, p. 57.
  29. ^ a b c d e f g h Domenico Corcione, Storia di Afragola III - dall'Unità a un futuro incerto, in Il Giornale di Casoria, 5 agosto 2014. URL consultato il 10 settembre 2019.
  30. ^ 1602 – Dominio Domenicano, su comune.afragola.na.it, Comune di Afragola. URL consultato il 23 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2020).
  31. ^ Castaldi, pp. 46-47.
  32. ^ A.S.N., Notai del XVII secolo, notaio Massimino Passero, 121/20, f. 159.
  33. ^ a b Capasso, RRSC, 1970, p. 74.
  34. ^ AA. VV., p. 11.
  35. ^ 3 giugno 1799: Afragola in rivolta, su altaterradilavoro.com, Alta Terra di Lavoro, 10 settembre 2018. URL consultato il 23 agosto 2019.
  36. ^ a b c d e Perrone, pp. 326-329.
  37. ^ Colletta, p. 178.
  38. ^ Castaldi, p. 30.
  39. ^ Decreto Rattazzi, 1859.
  40. ^ Arpa, pp. 10, 21.
  41. ^ CE, p. 58.
  42. ^ Monumento ai caduti della prima guerra mondiale [collegamento interrotto], su catalogo.beniculturali.it, Ministero per i beni e le attività culturali. URL consultato il 16 settembre 2019.
  43. ^ Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 1.
  44. ^ Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 2.
  45. ^ ACS - Ufficio araldico - Fascicoli comunali, su dati.acs.beniculturali.it, Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 16 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2016).
  46. ^ Isabella Insolvibile, Episodio di via Circonvallazione Afragola 2-10-1943 (PDF), su straginazifasciste.it, Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia. URL consultato il 25 luglio 2019.
  47. ^ Isabella Insolvibile, Episodio della masseria D'Ambra Afragola 2-10-1943 (PDF), su straginazifasciste.it, Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia. URL consultato il 25 luglio 2019.
  48. ^ a b c Domenico Corcione, 1943: Afragola nelle mani dei nazisti, in Nuovacittà, n. 32, 5 dicembre 2015.
  49. ^ Omodeo, p. 530.
  50. ^ Comando supremo militare italiano, p. 590.
  51. ^ (EN) War Diaries For The 11th Hussars, (Prince Albert's Own) September 1939 To March 1946, su warlinks.com, War Links. URL consultato l'11 marzo 2021 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2021).
  52. ^ (EN) War Diaries of CC Battery, Royal Horse Artillery 1943, su desertrats.org.uk, Desert Rats. URL consultato il 4 agosto 2019.
  53. ^ a b Forty, pp. 165-167.
  54. ^ a b c d e Libertini, pp. 270-271.
  55. ^ Giuseppe Angelone, Episodio di Orta di Atella 28-09-1943, su straginazifasciste.it, Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia. URL consultato il 20 novembre 2020.
  56. ^ a b Jentz, pp. 135-137.
  57. ^ a b Anderson, pp. 78-81.
  58. ^ a b Paterson, pp. 132-135.
  59. ^ ISSES, p.134.
  60. ^ Di Fiore.
  61. ^ Otto morti su un aereo americano precipitato nei pressi di Napoli (PDF), in L'Unità, 10 luglio 1974, p. 6. URL consultato il 29 agosto 2019 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2023).
  62. ^ L'inaugurazione della stazione di Napoli Afragola, in FSNews, Ferrovie dello Stato Italiane, 6 giugno 2017. URL consultato il 5 novembre 2019.

Bibliografia modifica