Simmia di Rodi

poeta e filologo greco antico

Simmia o Simia (in greco antico: Σιμμίας ὁ Ῥόδιος?, Simmías ho Rhódios; in latino Simmias Rhodius; Rodi, 300 a.C. circa – III secolo a.C.) è stato un poeta e filologo greco antico, appartenente al gruppo di alessandrini, dediti alla poesia elegiaca e alla filologia, che ebbe come caposcuola Fileta di Cos e annoverò Ermesianatte, Fanocle, Alessandro Etolo e Partenio di Nicea.

Biografia modifica

Non sappiamo molto sulla vita di Simmia (o Simia). Dal lessico Suda sappiamo che compose varie opere in prosa e poesia.

Secondo Efestione, a Simmia deve essere attribuita l'ideazione dell'esametro coriambico, metro che per essere stato impiegato da Filico di Corcira veniva chiamato anche Philicio dai grammatici antichi[1]. L'informazione di Efestione permette di datare l'epoca in cui è vissuto Simmia: precedente almeno il III secolo a.C., età in cui era vissuto Filico il cui Inno a Demetra (in esametri coriambici, per l'appunto) era stato trovato in due papiri egiziani del III secolo a.C.[2].

Opere modifica

 
Le ali, componimento figurato di Simmia; tratto dal volume Ad alas amoris divini a Simmia Rhodio compactas di Fortunio Liceti.

Della sua attività grammaticale resta il titolo di una raccolta di Γλῶσσαι (Glòssai) in tre libri. Alla sua opera poetica appartengono i Ποιήματα διάφορα (Poièmata diàfora, ossia versi di contenuto vario) in quattro libri, tra i quali epilli con Apollo e Gorgò, oltre che carmi eziologici (I Mesi) di cui restano scarsi frammenti; ancora, Simmia compose epigrammi, quasi tutti funebri.

Ci sono inoltre pervenuti tre carmi figurati, di cui secondo la tradizione Simmia sarebbe stato l'inventore. Del resto, le innovazioni metriche attribuite a Simmia erano molto numerose.

I carmi figurati (o technopáignia) erano dei componimenti poetici i cui versi venivano disposti in modo da riprodurre una determinata figura, generalmente una figura geometrica. Nel caso di Simmia, i tre carmi La scure, Le ali e L'uovo erano disposti a formare le figure dei titoli: una scure, delle ali appartenenti al dio Eros e un uovo[3].

Note modifica

  1. ^ Thomas Gaisford (a cura di), Scriptores latini rei metricae, manuscriptorum Codicum ope subinde refinxit Thomas Gaisford. Oxonii : E Typographeo Academico, 1837, p. 321 (on-line)
  2. ^ Carlo Gallavotti, Dai papiri della Società italiana : 1282, Filico, Inno a Demetra, 1286, Hypotheseis di drammi euripidei. Firenze : Le Monnier, 1951. Estratto da: Papiri della Società italiana, vol. XII, fasc. II
  3. ^ Cfr. Raffaele Cantarella, 'La letteratura greca dell'età ellenistica e imperiale. Firenze, Sansoni/Accademia, 1968, pp. 25–26.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie

Collegamenti esterni modifica

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