Sirene (religione greca)
Le sirene (dal latino tardo sirēna[1], classico sīrēn – pl.: sīrēnes[2], trascrizione del greco Σειρήν, Seirḗn – pl.: Σειρῆνες, Seirênes) sono delle figure mitologico-religiose greche.



La cultura letteraria dell'antichità classicaModifica
L'origine letteraria, nell'antichità classica, della figura delle sirene è nell'Odissea di Omero dove vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. Le Sirene tentano Odisseo con l'invito "a sapere più cose"[3]. L'invito alla conoscenza "onnisciente" che fa perdere i propri legami familiari e civili interrompendo il proprio viaggio nella vita è condannato da Omero. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione. Odisseo, consigliato da Circe, la supererà indenne.
(GRC)
«Σειρῆνας μὲν πρῶτον ἀφίξεαι, αἵ ῥά τε πάντας |
(IT)
«Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti |
(Omero, Odissea XII, 39-46[4]) |
Nella tradizione figurativa e in quella letteraria le sirene sono generalmente tre, si tratta delle sorelle Partenope, Leucosia e Ligea[5].
Secondo un racconto antico[6] le tre sirene che tentarono Odisseo si uccisero gettandosi in mare perché non erano riuscite a trattenere l'eroe. Una di esse, Partenope, si arenò sulla spiaggia di ciò che diverrà la città di Napoli e a lei vennero dedicati giochi annuali, le Lampadedromie[7]. Il corpo di Leucosia emerse nelle acque del golfo di Poseidonia (Paestum) da cui il nome di Leucosia dato a un'isoletta presso quella città, Punta Licosa[8]. Le onde del mar Tirreno avrebbero invece rigettato il corpo di Ligea sulla riva tirrenica della Calabria, presso l'antica città di Terina, dove ora sorge Lamezia Terme[9]. La sirena Ligea, raffigurata con un busto di donna con le braccia nude ed il corpo di uccello con coda e ampie ali, compare in varie monete di Terina, seduta su un cippo mentre gioca con una palla, oppure mentre riempie un'anfora con l'acqua che sgorga dalla bocca di un leone.
Omero non descrisse l'aspetto fisico delle sirene; a tal proposito si è presupposto[3] che ciò sia dovuto al fatto che sia il cantore che l'uditore conoscessero bene le forme di queste creature grazie ad altri racconti mitici già diffusi, come le avventure di Giasone e degli Argonauti[10].
Come Odisseo anche Orfeo, nelle Argonautiche riportate da Apollonio Rodio, salva il suo equipaggio composto dagli Argonauti. Arrivati nei pressi di Antemoessa, l'isola delle sirene, gli eroi avvistarono questi esseri "simili a fanciulle nel corpo ed in parte uccelli". Il canto delle sirene stava spingendo gli eroi a gettare gli ormeggi sulla riva, quando Orfeo prese la cetra Bistonia e risvegliò dalla malía i suoi compagni, intonando una canzone allegra e veloce[11]. Omero riporta il canto delle sirene, intonato per causare la morte di Odisseo e del suo equipaggio:
(GRC)
«Δεῦρ᾽ ἄγ᾽ ἰών, πολύαιν᾽ Ὀδυσεῦ, μέγα κῦδος Ἀχαιῶν, |
(IT)
«Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei, |
(Omero. Odissea XII, 184-8[4] p. 363. ) |
AscendenzaModifica
Apollonio Rodio riprende la narrazione delle sirene figlie di Acheloo (in altre fonti di Forco[12]) che, come ricorda Károly Kerényi[13], era la divinità fluviale e marina, figlia di Teti e di Oceano[14] ma che Omero[15] pose una volta davanti allo stesso Oceano "origine di tutte le cose".
Libanio, nella Progymnasmata IV, ricorda che Eracle aveva staccato un corno al dio acquatico quando lottò con lui per conquistare l'affascinante Deianira e dalle gocce di sangue cadute dalle ferite provocate al dio erano nate le sue figlie, le sirene[16].
Un'altra tradizione, riportata da Pseudo-Apollodoro, le vuole figlie di Acheloo e di Melpomene, una delle Muse e dà loro la forma di uccello, dalle cosce in giù. Con il suono della cetra, dell'aulo e del canto, persuadevano i navigatori a fermarsi. Lo stesso racconto narra di una profezia per la quale le sirene sarebbero morte se una nave fosse riuscita a sfuggirgli[17].
RappresentazioneModifica
Seirênes (Σειρῆνες), nome plurale femminile nella antica lingua greca, nella sua forma maschile significa "vespe" o "api", è collegato quindi alla figura di Penfredo: una delle Graie, le "vergini simili a cigni"[13]. I pittori vascolari rappresentavano le sirene anche come esseri maschili con la barba e sia se fossero di forme maschili o femminili, si può individuare la loro natura per il corpo che richiama sempre quello di un uccello (con le parti inferiori a volte a forma di uovo) con una testa umana, a volte con braccia e mammelle, quasi sempre con artigli ai piedi, artigli non aventi però la funzione del rapimento, funzione propria delle Arpie, in quanto, altra caratteristica loro fondante, le sirene sono strettamente collegate al mondo della musica, suonando la lira o il doppio flauto (aulos) e accompagnandosi con il canto[18].
Il loro corpo per metà donna e metà uccello sarebbe frutto di un incantesimo vendicativo da parte di Afrodite disprezzata dalle vergini sirene per i suoi amori[19]. Un'altra tradizione le vuole punite da Demetra per non aver impedito il ratto della figlia Persefone da parte di Ade mentre insieme coglievano dei fiori. Le vergini sirene chiesero agli dei, secondo Ovidio, di essere trasformate in uccelli per poter meglio cercare la perduta amica Persefone[20].
Le sirene sono anche onniscienti e in grado di placare i venti, forse con il loro canto[21], cantando le melodie dell'Ade[22].
Il rapporto tra le sirene e il mondo dell'Ade è presente anche in Euripide quando, nell'Elena, la protagonista invoca le "piumate vergini" affinché la consolino con la musica del flauto e della cetra.[18] Questo canto è in relazione con il ruolo delle sirene nei culti funerari: esse stazionavano alle porte degli Inferi con il compito di consolare le anime dei defunti con il loro dolce canto e di accompagnarle nell'Ade. Questo stretto collegamento con il mondo dei morti, testimoniato dalla ricorrente presenza delle loro immagini nel corredo delle tombe, fa supporre ad alcuni autori che le sirene fossero in origine degli uccelli in cui trovavano dimora le anime dei defunti[23]. Ciò senza contare il ruolo che gli uccelli avevano nell'antichità come tramite fra il mondo dei morti e quello dei vivi[24].
Esemplificativi di tale tradizione sono 2 askos del V sec. a.C. provenienti dalla chora meridionale di Kroton e dalle Murgie di Petelia da ambienti funerari; nell'askos di Petelia è raffigurata una sirena con il corpo di uccello e la testa di fanciulla, con le braccia distese con in mano un melograno ed un flauto di Pan (syrinx) a simboleggiare rispettivamente il legame l'oltretomba e lo strumento che la sirena usa per accompagnare il defunto, rappresentato come un giovane portato sulle spalle della sirena (si tratta del manico del vaso)[26].
Con la identificazione delle località omeriche, in età antica si ritenne che le sirene abitassero l'Italia meridionale. Strabone, in Gheographikà I,22, ci dice che i popoli marinari di Napoli, Sorrento, della Calabria e della Sicilia, le veneravano.
Vi sono due tradizioni apparentemente contraddittorie, quindi, su queste figure mitiche: una le vuole mortifere e dannose per gli uomini, mentre l'altra le indica come consolatrici per gli stessi rispetto al proprio destino e, soprattutto, alla morte. Da notare, tuttavia, che nel primo caso nulla indica una loro natura volutamente crudele, bensì è il loro destino e la loro funzione di cantatrici/incantatrici ad essere disastroso per gli uomini.
Nel V secolo d.C., le Argonautiche orfiche riassumono il mito arricchendolo di particolari: Minii e Aneo, volendo conoscere il canto delle sirene, dirigevano la nave verso il promontorio funesto. Orfeo intona allora una canto a Zeus, accompagnato dalla sua lira e mette così a tacere le sirene che si gettano dalla rocca nell'abisso del mare, mutando il loro corpo in pietra[27].
I nomi delle sireneModifica
L'origine del termine sirena è dubbio. Tra le molte ipotesi Alessandra Tarabochia Canavero[28], collegandosi alle osservazioni di Kurt Latte[29] secondo le quali cessando il vento all'approssimarsi della loro ierofania e quindi con l'approssimarsi dell'ora meridiana, sostiene che esse potrebbero indicare dei demoni del calore meridiano (daemones meridiani) indicazione che potrebbe suggerire un collegamento con l'aggettivo séirios (incandescente, splendente) da cui Sirio, a sua volta collegato al sanscrito Sūrya (il deva del Sole). Altra ipotesi lega tale termine al verbo syrízo ("fischiare", "sibilare") quindi demoni della tempesta, collegati ai vedici Marut. Oppure da seirà ("corda", "fune", da cui anche éiro, "legare"), riprendendo il fatto che le sirene "legano" a sé i naviganti, li irretiscono[30]. O più semplicemente da un semitico sir ("cantare").
Le sirene in Omero sono due, infatti il poeta greco utilizza il duale Seirḗnoiïn, ma senza nominarle. Alcuni tardi commentatori ne suggeriscono i nomi in Aglaophḗmē e Thelxiépeia[31], nomi che ne indicano la "voce" (phoné/*óps) come "splendida" (agláe) e "incantatrice" (thélgo). Pseudo-Apollodoro, attribuisce loro i nomi di Pisinoe, Aglaope e Telsiepia[17].
Tradizioni successive di matrice "pseudo-esiodea" portano il numero delle sirene da due a tre indicando la terza con il nome di Peisinóē (da peítho, "persuadere" e noús "mente").
Le sirene nella teologia classicaModifica
Le sirene sono parte della teologia classica sin da Platone che, nel Cratilo. Lì Socrate osservava che le sirene partecipano al desiderio delle anime dei morti, spoglie dei loro corpi, di permanere nel regno di Ade. Questo desiderio corrisponde al desiderio della virtù e alla figura del "filosofo".[32]
Nella Repubblica, Platone narra il mito di Er figlio di Armenio soldato della Panfilia che, morto in combattimento, torna tra i vivi e racconta ciò che ha visto nell'aldilà. Alla luce delle indicazioni teologiche di Platone, il medioplatonico Plutarco scrive di come Ammonio l'Egiziano rese coerenti le Sirene platoniche con quelle omeriche. Guida delle anime nell'aldilà, Sirene suonano una musica il cui incantesimo ha il potere di portare l'oblio dei ricordi mortali alle anime, avvicinandole al Cielo. Gli echi della musica delle Sirene, sulla Terra, porta ai mortali i ricordi delle vite passate[33][34].
Il canto delle Sirene nei cieli è senza parole, è l'armonia, la musica delle sfere. Il neoplatonico Giamblico, scrive che queste stesse armonie Pitagora faceva ascoltare ai suoi allievi per purificarli e portare loro bei sogni[35]. Lo stesso Giamblico riporta del ruolo importante delle Sirene per la scuola pitagorica degli acusmatici, per la quale esse fanno parte dell'armonia, ossia la tetrade e l'oracolo di Delfi[36].
NoteModifica
- ^ Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana, Milano, Mondadori, 1979.
- ^ Luigi Castiglioni, Scevola Mariotti, Vocabolario della lingua latina, 2ª ed., Torino, Loescher, 1990 [1966].
- ^ a b Tarabochia Canavero, pp. 133-4.
- ^ a b Traduzione di Giuseppe Aurelio Privitera, Odissea, Milano, Mondadori, 2007, p. 355.
- ^ Izzi, Massimo., Il dizionario illustrato dei mostri, Gremese G, 1989, ISBN 8876054499, OCLC 800282368. URL consultato il 21 giugno 2019.
- ^ Igino 125,13
- ^ Olga Elia, Partenope, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935.
- ^ Giovanni Crocioni, Proposte ed esperimenti per una nuova urbanistica, Quodlibet, 13 giugno 2019, pp. 83–89, ISBN 9788822910127. URL consultato il 21 giugno 2019.
- ^ Maria Domenica Iocco, Corea, Antonio. Per non finire. Soveria Mannelli: Calabria Letteraria Editrice, 1986Corea, Antonio. Per non finire. Soveria Mannelli: Calabria Letteraria Editrice, 1986. Pp. 57, in Canadian Modern Language Review, vol. 45, n. 1, 1988-10, pp. 185–185, DOI:10.3138/cmlr.45.1.185a. URL consultato il 21 giugno 2019.
- ^ Cfr. a tal proposito la stessa Odissea XII, 69-72
- ^
«La brezza favorevole spingeva la nave, e ben presto avvistarono
la splendida Antemoessa, isola in cui le canore sirene,
figlie dell'Acheloo, annientavano chiunque
vi approdasse, ammaliandolo coi loro dolci canti.
La bella Tersicore, una delle Muse, le aveva generate
dopo essersi unita all'Acheloo; un tempo erano ancelle
della potente figlia di Deò, quando ancora era vergine,
e cantavano insieme con lei: ma ora apparivano in parte
simili a fanciulle nel corpo e in parte ad uccelli.
Sempre appostate su una rupa munita di buoni approdi,
avevano privato moltissimi uomini della gioia del ritorno,
consumandoli nello struggimento. Anche per gli eroi
effusero senza ritegno le loro voci, soavi come gigli,
ed essi già stavano per gettare gli ormeggi sulla spiaggia:
ma il Tracio Orfeo, figlio di Eagro, tendendo la cetra
Bistonia con le sue mani, fece risuonare le note allegre
di una canzone dal ritmo veloce, affinché il suono
sovrapposto della sua musica rimbombasse nelle loro
orecchie. La cetra vinse la voce delle fanciulle: Zefiro
e insieme le onde sospinsero
la nave, e il loro canto si fece un suono indistinto.»(Apollonio Rodio. Argonautiche IV, 890-912. Traduzione di Alberto Borgogno. Milano, Mondadori, 2007, pag.277) - ^ Sofocle frammento 777, riportato da Plutarco in Quaestiones convivales IX,14,6.
- ^ a b Kerényi, pp. 53-56.
- ^ Esiodo. Theogonia, 340.
- ^ Iliade XXI, 194.
- ^ Cfr. il mito delle Erinni.
- ^ a b Pseudo-Apollodoro. Epitome VII, 19-20. Traduzione di Maria Grazia Ciani in I miti greci Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, 2008, p. 405
- ^ a b Euripide. Elena, 167-179. 2007, Mondadori, Milano. Traduzione di Filippo Maria Pontani, p. 485.
- ^ Scholia ad Od. XII,168.
- ^ Ovidio. Metamorfosi V, 555-563. Traduzione di Guido Paduano, Milano, Mondadori, 2007, p. 225.
- ^ Esiodo. Frammento 69
- ^ Sofocle. Frammento 861.
- ^ George M. A. Hanfmann. Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, pp. 1952-3.
- ^ (FR) Claude Lévi-Strauss, D'un Oiseau l'autre. Un exemple de transformation mythique, in L'Homme, vol. 25, n. 93, 1985, pp. 5–12, DOI:10.3406/hom.1985.368539. URL consultato il 26 aprile 2018.
- ^ Margherita Corrado, Sul dorso della sirena. La Crotone pitagorica in alcuni capolavori d’arte funeraria, in Fame di Sud, 2015. URL consultato il 19 novembre 2021.
- ^ Domenico Marino, Le Sirene di Kroton, 2010. URL consultato il 31 agosto 2021.
- ^ Argonautiche orfiche 1265-90. Traduzione di Luciano Migotto in Argonautiche orfiche. Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1994, pagg. 96-8
- ^ Tarabochia Canavero, pp.132-3.
- ^ Kurt Latte. Die Sirenen Monaco, Kleine Schriften, 1968 pagg.106-11.
- ^ Meri Lao Il Libro delle Sirene, Di Renzo Editore, 2002.
- ^ Scoli ad Omero, Odissea XII,39.
- ^ Platone, Cratilo, in Platone - Tutti gli scritti, 403D-403E. Traduzione di Maria Luisa Gatti, Milano, Bompiani, 2008, p. 151.
- ^ Plutarco. Quaestiones convivales IX,14,6.
- ^ Tarabochia Canavero, p. 137.
- ^ Giamblico. De mysteriis Aegyptiorum, Chaldeorum et Assyriorum XV,65. Traduzione di Claudio Moreschi in Giamblico I misteri degli egiziani. Milano, Rizzoli, 2003, p. 193
- ^ Giamblico, Vita pitagorica, Traduzione di Maurizio Giangiulo, vol. 82, Milano, Rizzoli, 2008, p. 219.
BibliografiaModifica
- Fonti
- Studi
- Alessandra Tarabochia Canavero, Sirene, un canto per l'anima, in I Greci. Il sacro e il quotidiano, Milano, Silvana Editoriale, 2004.
- Károly Kerényi, Gli Dei della Grecia, Milano, Il Saggiatore, 1994.
- Meri Lao, Il Libro delle Sirene, Di Renzo Editore, 2002.
- Kurt Latte, "Die Sirenen" in Kleine Schriften zu Religion, Recht, Literatur und Sprache der Griechen und Römer. Monaco di Baviera, Beck, 1968 pp. 106-111.
- Michele Manfredi-Gigliotti, "Tereneon, Memorie storiche sull'antica città di Terina", Editrice Pungitopo, Messina 1984.
- Michele Manfredi-Gigliotti, "Temhse-Tempsa, Memorie storiche sulla antica città di Temesa, con particolare riguardo alla individuazione del suo sito", Edizioni Brenner Cosenza 1994.
- Michele Manfredi-Gigliotti, "La mia Calabria", Edizioni Simple, 2010 (Segnalato al Rhegium Julii, 2010).
- Michele Manfredi-Gigliotti, "Λυκόφρων kὰι ώkιναρώs, Licofrone e il fiume Savuto", Ma.Per. Editrice, Campora San Giovanni, 2010.
- Michele Manfredi-Gigliotti, "Il tempio arcaico di contrada Imbelli, Amantea, frazione Campora San Giovanni, provincia di Cosenza-Nuove prospettive per l'individuazione dei siti di Temesa e Terina", Lussografica Editrice,Caltanissetta 2015.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikibooks contiene testi o manuali su sirena
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su sirena
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Sirene, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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