Sono stato imperatore

Sono stato imperatore (我的前半生) è l'autobiografia di Aisin Gioro Pu Yi (1906-1967), firmata nel 1960.

Sono stato imperatore
Titolo originalecinese: "我的前半生" (Wode qianban sheng), traducibile in "La prima metà della mia vita";
Inglese: "From Emperor to Citizen", traducibile in "Da imperatore a cittadino;
AutorePu Yi
1ª ed. originale1960
1ª ed. italiana1987
Genereautobiografico
Lingua originalecinese
AmbientazioneCittà proibita;
Impero cinese;
Repubblica di Cina;
Repubblica Popolare Cinese
PersonaggiImperatore Aisin Gioro Pu Yi;
Sir Reginald Fleming Johnston;
Corte degli eunuchi;
Esercito Imperiale Giapponese;

Trama modifica

L'autobiografia di Aisin Gioro Pu Yi, undicesimo esponente della Dinastia Qing e ultimo Imperatore cinese, svela le vicende personali di un uomo che attraversò cambiamenti epocali in una grande nazione: dall'incoronazione in tenerissima età fino ai giorni in cui, spodestato il Celeste Impero, venne relegato Imperatore della Città proibita. La narrazione prosegue con l'invasione giapponese della Manciuria, regione cinese di origine della dinastia Qing prontamente convertita nello Stato fantoccio del Manciukuò.

Quando infine sopraggiunse la Rivoluzione culturale cinese, l'ex sovrano ne venne travolto, aderendo al Partito Comunista Cinese maoista per scopo politico, dimostrando in tal modo la superiorità del regime di Mao.

Influenza sui media modifica

L'autobiografia dell'ultimo sovrano manciù ispirò nel 1987 il film epico L'ultimo imperatore, di Bernardo Bertolucci.

Controversie modifica

Secondo quanto riportato da un articolo di Tiziano Terzani[1], scritto in occasione dell'uscita del film L'ultimo imperatore, e secondo quanto dichiarato poi dallo stesso Bertolucci[2], Pu Yi non fu l'autore dell'opera, che sarebbe stata scritta per lui su ordine del partito comunista cinese.

Edizione italiana modifica

Note modifica

  1. ^ QUANTA INGENUITÀ ! - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 13 aprile 2020.
  2. ^ "Un selfie col maestro", l'ultima intervista di Bertolucci a Wired, su Wired, 26 novembre 2018. URL consultato il 13 aprile 2020.