Storia di Gorizia: differenze tra le versioni

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Nei mesi di maggio e giugno [[1945]], all'epoca dell'occupazione jugoslava della città, vi furono a Gorizia molti cittadini (e alcuni militari del [[Regno d'Italia|regio]] esercito) che, posti agli arresti, successivamente scomparvero. In massima parte costoro appartenevano gruppo etnico italiano, ma fra di essi erano presenti anche alcuni cittadini di etnia slovena e di orientamenti anti-titoisti, che ne condivisero la sorte. Secondo le ricerche dello storico Marco Pirina gli italiani furono deportati a [[Lubiana]] all'interno di un ex manicomio riadattato a [[campo di concentramento]]<ref>Roberto Spazzali, ''Epurazione di frontiera, le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948'', Collana: "LEGuerre", Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2000, p. 58-63</ref>. Sempre secondo Pirina l'ultima registrazione del campo di Lubiana fu del 30 dicembre 1945. Un'annotazione documentava l'annullamento di forniture alimentari perché, spiegava la nota con una sinistra frase, «il problema italiano (i prigionieri italiani) è stato eliminato»<ref>Cit. da Marco Pirina, Anna Maria D'Antonio, ''Scomparsi'', sta nella serie: Adria Storia, Pordenone, ''Silentes Loquimur'', 1995, p. 206-220</ref>. Le deportazioni costarono la vita a un numero imprecisato di civili (quantificabile fra i 202<ref>Cfr. il Corriere della Sera, 18 marzo 2007 ([http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/18/Uno_storico_puo_usare_termine_co_9_070318008.shtml online])</ref> e i 665<ref>Paolo Mieli,''Le vittime dimenticate degli eccidi di quella parte d'Italia'', Corriere della Sera, 10 maggio 2002 [http://archiviostorico.corriere.it/2002/maggio/10/vittime_dimenticate_degli_eccidi_quella_co_0_0205107600.shtml online]</ref>), oltre ad alcune centinaia di militari presenti nel goriziano (635 vittime, secondo un'autorevole testata italiana<ref>Corriere della Sera 18 marzo 2007 [http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/18/Uno_storico_puo_usare_termine_co_9_070318008.shtml online]</ref>).
 
La responsabilità dell'accaduto viene attribuita da Pirina a Francesco Pregelj, commissario del popolo del IX Corpus<ref>Atti Parlamentari Camera dei Deputati, ''XVI Legislatura — Allegato B Ai Resoconti — Seduta Del 30 aprile 2009'' Interrogazione Ascierto</ref><ref>Una sentenza emessa nel 2007 dalla magistratura di [[Bologna]], poi ribaltata in cassazione nel 20101, con la condanna definitiva di Pirina per diffamazione ai danni di Pregelj, infatti, pur ammettendo che il comandante sloveno potesse non essere a conoscenza del piano di eliminazione dei prigionieri afferma che «è tuttavia pacifico che egli fu il maggiore protagonista a Gorizia dei rastrellamenti di cittadini che venivano poi condotti in luoghi di prigionia jugoslavi». {{cita web|cognome=Ferrarella |nome=Luigi |titolo=Uno storico può usare il termine «boia di Gorizia». Il caso: Franc Pregelj ha citato in tribunale chi lo ha definito così. Ma ha perso |editore=Corriere della Sera |data=18 marzo 2007 |url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/18/Uno_storico_puo_usare_termine_co_9_070318008.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/18/Uno_storico_puo_usare_termine_co_9_070318008.shtml|dataarchivio=pre 1/1/2016 |accesso=9 ottobre 2009}}</ref>. TuttaviaPeraltro, nel 2010 la [[corte di cassazione]] ha smentito che le ricerche di Pirina tese a colpevolizzare Pregelj ed altri abbiano reale fondamento storico, condannando lo storico a risarcire per diffamazione i partigiani accusati ed i loro eredi<ref>[http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=88340&sez=NORDEST&ctc=0&ordine=desc Il Gazzettino]: Pordenone. Partigiani titini e foibe, la Cassazione: "Un'opinione personale" - I giudici: nessuna prova del collaborazionismo con gli jugoslavi negli omicidi della valle del Natisone, Pirina dovrà risarcire.</ref>.
 
Nel [[1985]] in occasione del 40º anniversario degli avvenimenti un monumento è stato collocato a Gorizia, all'interno del ''Parco della Rimembranza'' con i nomi delle 665 vittime.