Leonarda Cianciulli: differenze tra le versioni

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===Il matrimonio e la maledizione===
 
Nel [[1917]], all'età di 23 anni, sposa Raffaele Pansardi, originario di [[Lauria]], allora impiegato al [[catasto]] di Montella, in aperto contrasto con i familiari che avevano individuato per la sposa, com'era consuetudine all'epoca, un altro marito che le era anche cugino. La Cianciulli, nel suo memoriale, racconta di essere stata [[Maledizione|maledetta]] dalla madre alla vigilia delle nozze e d'aver perciò troncato ogni rapporto con lei: un fatto che avrebbe segnato profondamente la personalità della futura assassina<ref name=mamilio/>. In altre fonti si legge inoltre che la supposta maledizione avrebbe condizionato la psiche di Leonarda e anche la prematura morte di 8 dei suoi 12 figli<ref name=accorsi />.
 
Secondo il memoriale didella Cianciulli, sua madre aveva pronunciato contro di lei una maledizione in punto di morte che le augurava una vita piena di sofferenze. Come se ciò non bastasse, anni prima una zingara le aveva fatto una terribile [[profezia]], la cui prima parte recitava:
{{citazione|''Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi''.}}
 
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La giovane coppia va a vivere dal 1921 al 1927 a Lauria, in [[provincia di Potenza]], e successivamente a [[Lacedonia]]. Nel [[1930]] il [[terremoto dell'Irpinia e del Vulture del 1930|terremoto del Vulture]] è la causa del trasferimento degli sposi a [[Correggio (Italia)|Correggio]], in [[provincia di Reggio Emilia]]<ref name=accorsi />, al terzo piano di una casa in corso Cavour 11.
 
Già a Lauria, così come a Montella prima e a Lacedonia dopo, la giovane Leonarda Pansardi era nota ai compaesani come donna di facili costumi, disonorata, impulsiva, ribelle all'autorità maritale e dedita alla millanteria e alla truffa. Prova ne sono le precedenti condanne del 1912 (per furto, quando aveva 18 anni) e 1919 (minaccia a mano armata di pugnale) a Montella e del 1927 inflìttale nel paese [[Basilicata|lucano]]; qui la Cianciulli fu processata e condannata per truffa continuata a dieci mesi e quindici giorni di reclusione, scontati poi nelle carceri di Lauria e [[Lagonegro]], e 350 lire di multa poiché aveva raggirato una contadina del posto dalla quale s'era fatta consegnare denari e oggetti di valore di diverse migliaia di lire; inutile fu il tentativo del suo avvocato difensore di farle riconoscere il beneficio del [[vizio parziale di mente]].
 
In Emilia, il marito continua a lavorare come impiegato all'Ufficio del Registro, col modesto stipendio di 850 lire al mese, a malapena sufficiente per mantenere decorosamente moglie e figli, dandosi contemporaneamente al vino<ref name=accorsi />. La Cianciulli, a suo dire, si organizza per risollevare le sorti della famiglia: beneficiando anche dei risarcimenti devoluti alle vittime del sisma, ha avviato un piccolo ma fiorente commercio di abiti e mobili<ref name=mamilio/>, oltre ad offrire "servizi" di [[chiromanzia]] e [[astrologia]]<ref name=accorsi />.
 
Mentre a Lauria aveva avuto una cattiva nomea presso i compaesani, a Correggio Leonarda è giudicata al massimo una persona eccentrica, ma è benvoluta e stimata da tutti, considerata una persona affidabile, una madre esemplare e - siamo negli anni del Ventennio - una fervente [[fascista]]. Accoglie in casa sua molte persone che intrattiene con aneddoti e cui offre dolci che ama cucinare; in particolare riceve spesso tre donne, tutte sole e non più giovani, insoddisfatte della routine di paese e desiderose di rifarsi una vita altrove: approfittando di questo loro desiderio, Leonarda le attira nella sua trappola.<ref>{{cita libro | a cura di Augusto Balloni, Roberta Bisi, Cecilia Monti | ''Soda Caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli'' | 2010 | La Criminologia di Minerva | Bologna}}</ref>
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[[File:Leonarda Cianciulli.jpg|upright=0.8|thumb|Leonarda Cianciulli nel marzo 1946 durante il colloquio con [[Filippo Saporito]] (1870-1955) nel manicomio criminale di [[Aversa]]]]
{{citazione|Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre.}}
Gli omicidi si svolgono dal 1939 al 1940, e nel 1941 si cominciano a diffondere le voci della scomparsa di tre donne. Tali pettegolezzi prendono corpo e, non ricevendo più da tempo notizie della cognata scomparsa (la più nota delle tre, Virginia Cacioppo, già famoso soprano d'opera), la signora Albertina Fanti denuncia ufficialmente le sparizioni al [[Questore (ordinamento italiano)|questore]] di [[Reggio Emilia]], il quale incarica delle indagini il commissario Serrao. Subito i sospetti ricadono susulla Cianciulli, che aveva intrattenuto rapporti di amicizia con tutte e tre le donne. La Cianciulli respinge tali voci, minaccia di denunciare per ingiuria e assume toni di sfida nei confronti degli inquirenti, cosicché viene arrestata.
 
La Cianciulli aveva avuto la premura di scegliere tre donne sole, senza prossimi congiunti e con cospicui risparmi in denaro, ma nessuno poteva credere che la moglie di un funzionario, alta 1,50 m e di 50 kgchili, potesse macchiarsi di triplice omicidio. Il questore di Reggio Emilia, seguendo le tracce di un Buono del Tesoro appartenente aalla Cacioppo presentato al Banco di San Prospero dal parroco Adelmo Frattini, convocò il prete che disse di aver ricevuto il buono da Abelardo Spinabelli, amico didella Cianciulli. Lo stesso Spinabelli dichiarò di averlo ricevuto dadalla Cianciulli per il saldo di un debito.
 
S'inizia a sospettare il reato di [[associazione per delinquere]] per il coinvolgimento del prete, Spinabelli, la Cianciulli e il figlio Giuseppe Pansardi che più volte, sotto incarico della madre, aveva spedito delle lettere da [[Piacenza]] spacciandosi per la vittima che assicurava la sua salute e aveva fatto lavare degli abiti appartenuti alle vittime. Cadono però tali sospetti per l'estraneità ai fatti del prete e di Spinabelli e gli unici sospettati rimangono la Cianciulli e il figlio, che sconterà cinque anni di reclusione per poi essere rilasciato per insufficienza di prove (la madre si prodigò con tutte le sue forze per convincere i magistrati di essere l'unica colpevole).
 
La Cianciulli davanti al commissario Serrao si dimostra molto reticente e rivela i particolari un po' alla volta: dirà prima di aver ucciso la Cacioppo d'accordo con Spinarelli, distrutto il cadavere tramite [[saponificazione]] e aver gettato i resti nel canale di [[Correggio (Italia)|Correggio]], poi confesserà solo dopo lunghi interrogatori di aver ucciso anche le altre due vittime. Davanti all'agente di Polizia Valli, che le domandò che fine avesse fatto fare alle tre donne, lei risponde: {{citazione|Ebbene me le ho mangiate le mie amiche, se vuole essere mangiato anche lei, son pronta a divorarlo [...], le scomparse me le avevo mangiate una in arrosto, una a stufato, una bollita.}} e nelle sue memorie aggiunse un inquietante: {{citazione|Se sapeste cosa c'era di verità in queste parole...<ref>{{cita libro | Leonarda | Cianciulli | Memoriale | Fascicolo XV | p.557}}</ref>}}
 
Infine per i numerosi elementi che riconducevano aalla Cianciulli, il rinomato contegno didella Cacioppo (che invece la Cianciulli sosteneva fosse in cerca di un uomo) e i reperti d'ambiente (sangue e dentiera appartenenti alle vittime ritrovati nella casa della saponificatrice), si ritenne certa la colpevolezza della donna<ref name=mamilio/>. La Cianciulli allora confessò d'aver ucciso le donne, distrutto i corpi facendoli bollire in un pentolone pieno di [[Idrossido di sodio|soda caustica]] portata a 300 °Cgradi, creato saponette con l'[[allume di rocca]] e la [[pece greca]], disperso i resti nel pozzo nero e conservato il sangue per farlo attecchire al forno e mischiato a latte e cioccolato per farci biscotti. Questi vennero dati da mangiare ai figli, che credeva così di salvare da una morte misteriosa: la Cianciulli si identificava infatti nella dea [[Teti (Nereide)|Teti]], perché come Teti aveva voluto rendere i figli immortali bagnandoli nelle acque del [[Stige (fiume)|fiume Stige]], così anche lei voleva salvare dalla morte i figli col sangue delle sue vittime.<ref>{{cita libro | a cura di Augusto Balloni, Roberta Bisi, Cecilia Monti | Soda Caustica, allume di rocca e pece greca Il caso Cianciulli | 2010 | La Criminologia di Minerva | Bologna}}</ref> La Cianciulli fu dichiarata colpevole, quindi, di triplice omicidio, distruzione di cadavere tramite saponificazione e furto aggravato, con la pena di 15.000 lire, trenta anni di reclusione e tre da scontare prima in un ospedale psichiatrico.<ref name=mamilio/>
 
==Le vittime==
===Ermelinda Faustina Setti===
La più anziana delle sue vittime, la prima a finire nel pentolone didella Cianciulli, è Faustina Setti detta "Rabitti"<ref name=mamilio/>. Si tratta di una donna di settant'anni, semianalfabeta ma inguaribile romantica, che Leonarda attira con l'assicurazione di averle trovato un marito a [[Pola]]. Leonarda la convince inoltre a non parlare a nessuno della novità, per evitare invidie e maldicenze; il 17 dicembre 1939, il giorno della partenza, Faustina si reca a casa dell'amica, per farsi dare le ultime istruzioni e per farsi scrivere da Leonarda una lettera da spedire alle amiche appena giunta a Pola, nonché per firmare a Leonarda una [[delega]] per gestire i suoi beni. Ma il viaggio è destinato a non cominciare mai: Leonarda, infatti, uccide l'anziana donna a colpi di [[ascia]], poi ne trascina il corpo in uno stanzino e lo seziona in nove parti, raccogliendo il sangue in un catino. Come ella stessa scriverà nel memoriale redatto in carcere:
{{citazione|Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di [[Idrossido di sodio|soda caustica]], che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io.}}
 
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Ascoltata una sua confessione integrale, il 12 giugno [[1946]] a Reggio Emilia si apre il processo, nel quale emerge un interessante punto di dibattito: mentre l'accusa sostiene, infatti, che Leonarda abbia agito per pura avidità per il denaro delle sue tre vittime, lei s'intestardisce a giustificare i suoi omicidi come un tributo di sangue dovuto alla memoria della madre morta, che le sarebbe comparsa in sogno minacciandola di prendersi le vite dei suoi figli, se in cambio non avesse versato sangue fresco e innocente. La leggenda narra che, durante il processo, Leonarda sarebbe stata portata (di nascosto) in obitorio dove, per provare di aver agito da sola, con l'aiuto di seghe e coltelli, sarebbe riuscita a smembrare un cadavere in solo dodici minuti.
 
La perizia del professor [[Filippo Saporito]], docente all'[[Sapienza - Università di Roma|università di Roma]] e direttore del manicomio criminale di [[Aversa]], riesce a convincere la giuria solo della seminfermità mentale dell'imputata, seguendo le teorie di [[Cesare Lombroso]], allora molto in voga (mentre Saporito propendeva per la totale infermità causata da una psicosi-isterica). Il 20 luglio [[1946]] la Cianciulli viene quindi ritenuta colpevole dei tre omicidi, del furto delle proprietà delle vittime e del vilipendio dei cadaveri, e perciò condannata al ricovero per almeno tre anni in un manicomio criminale e a trent'anni di reclusione. Gli anni della condanna erano stati ridotti a ventiquattro per la semi-infermità mentale, ma poi riportati a trenta per la continuità del reato; inoltre la giurisprudenza di allora negò anche la premeditazione perché la riteneva incompatibile con la semi-infermità.
 
Di fatto, la Cianciulli entrerà in manicomio e non ne uscirà più. Muore dopo ventiquattro anni, il 15 ottobre [[1970]], nel manicomio di Pozzuoli, all'età di 77 anni, per [[Apoplessia|apoplessia cerebrale]]. Sepolta nel cimitero di Pozzuoli in una tomba per poveri, al termine del periodo di sepoltura, nel [[1975]], nessuno ne reclamò il corpo e i resti finirono nell'ossario comune del cimitero della città.<ref name="mamilio">{{Cita web|url=http://www.ilmamilio.it/m/it/rubriche/criminologia/11416-leonarda-cianciulli-la-serial-killer-di-correggio.html|titolo=Leonarda Cianciulli. La serial killer di Correggio|sito=www.ilmamilio.it|lingua=it-it|accesso=2018-11-15}}</ref> Una suora del carcere la ricorda in questo modo:
{{citazione|''Malgrado gli scarsi mezzi di cui disponevamo preparava dolci gustosissimi, che però nessuna detenuta mai si azzardava a mangiare. Credevano che contenessero qualche sostanza magica''.}}
Il martello, il seghetto, il coltello da cucina, le scuri, la mannaia e il treppiede, cioè gli strumenti di morte usati dalla Cianciulli per compiere i tre omicidi, sono conservati dal [[1949]] a [[Roma]] nel [[Museo criminologico]].
 
==Teorie criminologiche==
[[File:Strumenti cianciulli.jpg|upright=1.3|thumb|Gli strumenti usati dadalla Cianciulli per i suoi delitti e le foto delle vittime conservati al Museo criminologico di Roma]]
Grazie alla lettura di più di 800 pagine del memoriale didella Cianciulli e le conoscenze di adesso, Augusto Balloni sostiene che la donna, all'epoca in cui commise i fatti per cui era stata condannata, fosse per infermità in tale stato di mente da ridurle grandemente, ma non da escluderle, la capacità di intendere e di volere, dovendosi ritenere affetta da gravi disturbi di personalità che si manifestano prevalentemente attraverso il "disturbo istrionico e narcisistico di personalità con tratti sadici, schizoidi e paranoidi"<ref>{{cita libro | Augusto Balloni | La storia criminale di Leonarda Cianciulli in Soda Caustica, allume di rocca e pece greca Il caso Cianciulli | 2010 | La Criminologia di Minerva | Bologna| p.136 |}}</ref>.
 
Roberta Bisi, pur condividendo tale ipotesi, si sofferma sui tratti della personalità della donna che emergono dalla lettura del memoriale:
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*'''Idealizzazione delle persone da cui si aspetta di ricevere rinforzi narcisistici''';
*'''Rapporto con la morte''': prima vista come ladra scheletrica dei suoi figli, poi quando si vuole suicidare come donna bellissima a cui promette di fare i servizi;
*'''Norina (nomignolo che le affibbiava la madre) vs. Nardina (nomignolo da parte del padre)''': uno sdoppiamento della personalità in cui c'era Nardina che era la donna che soffriva per i figli (la Cianciulli ha avuto 17 gravidanze e solo 4 figli sono nati vivi, gli altri sono morti prematuri o nella culla) e Norina che agiva;
*'''Identificazione nella dea [[Teti (titanide)|Teti]]''': entrambe vogliono salvare dalla morte i propri figli.<ref>{{cita libro | Roberta Bisi | Leonarda Cianciulli: energia malefica ed energia conservatrice in Soda Caustica, allume di rocca e pece greca Il caso Cianciulli | 2010 | La Criminologia di Minerva | Bologna|}}</ref>