Primo Levi: differenze tra le versioni

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Partigiano [[antifascista]], il 13 dicembre [[1943]] fu arrestato dai [[Nazifascismo|fascisti]] in [[Valle d'Aosta]], inviato in un campo di raccolta a [[Campo di Fossoli|Fossoli]] e, nel febbraio 1944, deportato nel [[campo di concentramento di Auschwitz]] in quanto [[ebreo]]. Scampato al ''[[lager]]'', tornò in [[Italia]], dove si dedicò con impegno al compito di raccontare le atrocità viste e subite.
 
La sua opera più famosa, di genere memorialistico, è il capolavoro ''[[Se questo è un uomo]]'', in cui racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista; il libro è considerato un classico della letteratura mondiale. Laureato in [[chimica]], in molte sue opere appaiono riferimenti diretti e indiretti a questa branca della scienza.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/dossier/cultura/le-parole-di-primo-levi/2019/05/23/news/le_parole_di_primo_levi_la_chimica_a_misura_d_uomo-226998051/|titolo=Le parole di Primo Levi. La chimica a misura d'uomo|autore=Marco Belpoliti|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=23 maggio 2019|accesso=31 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190622091406/https://www.repubblica.it/dossier/cultura/le-parole-di-primo-levi/2019/05/23/news/le_parole_di_primo_levi_la_chimica_a_misura_d_uomo-226998051/|dataarchivio=22 giugno 2019|urlmorto=no}}</ref>
 
==Biografia==
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Giunto a [[Torino]], si riprese dal punto di vista fisico e riallacciò i contatti con i familiari e gli amici superstiti della [[Shoah]]; trovò lavoro nella fabbrica di vernici Duco-Montecatini ad [[Avigliana]], vicino a Torino, da cui si dimise nel 1947.
 
L'esperienza nel campo di concentramento lo aveva segnato profondamente: l'incubo vissuto nel ''[[lager]]'' lo spinse subito a scrivere un testo che fosse testimonianza della sua esperienza ad [[Auschwitz]] e, che verrà intitolato ''[[Se questo è un uomo]]'' e che diverrà il suo più grande capolavoro. Cinque capitoli dell'opera erano già stati pubblicati tra il 29 marzo e il 31 maggio 1947 ne ''[[L'amico del popolo]]'', organo della Federazione comunista vercellese e in seguito rivisti. La pubblicazione dell'opera su questo periodico si deve all'interessamento di [[Silvio Ortona]], amico dell'autore. Nel 1945 fu poi aggiunta la poesia ''Buna Lager'', sempre pubblicata sul giornale. In seguito conobbe [[Lucia Morpurgo (1920-2009)|Lucia Morpurgo]] (1920-2009) che diventò sua moglie a settembre 1947: questo incontro, insieme al lavoro di chimico, gli permise di superare il momento più doloroso del ritorno e di dedicarsi alla stesura di ''Se questo è un uomo''. Ne ''Il Sistema periodico'' Primo Levi definisce il suo scrivere "un’opera di chimico che pesa e divide, misura e giudica su prove certe, e s'industria di rispondere ai perché".<ref>{{cita libro| Primo | Levi | [[Il sistema periodico]] | 1975 | Einaudi | Torino | capitolo= Cromo }}</ref> Nel [[1947]] terminò il manoscritto, ma molti editori, tra cui [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], lo rifiutarono; la scelta editoriale di non accettare il testo per la pubblicazione presso Einaudi venne presa da [[Natalia Ginzburg]], all'epoca consulente della casa editrice torinese.<ref>Riccardo Chiaberge, [https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/chi_boccio_primo_levi.html Chi bocciò Primo Levi], Atlante, 15 aprile 2014</ref> Fu pubblicato da un piccolo editore, De Silva, a cura di [[Franco Antonicelli]]. Nonostante la buona accoglienza della critica, inclusa una recensione favorevole di [[Italo Calvino]] su ''[[l'Unità]]'', incontrò uno scarso successo di vendita. Delle 2500 copie stampate ne furono vendute solo 1500, soprattutto a Torino.
[[File:Primo Levi (1960).jpg|miniatura|Seduto alla scrivania mentre legge, 1960]]