Abbazia di San Mercuriale: differenze tra le versioni

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[[File:Chiostro di San Mercuriale.JPG|thumb|left|250px|Il chiostro]]
 
Per incarico diretto di Mussolini, che finanziò anche l'opera, l'ingegnere Giovannoni assunse la direzione della ristrutturazione del complesso di San Mercuriale, coadiuvato dalla soprintendenza ai monumenti della Romagna. Il chiostro, dopo secoli di abbandono, si trovava in uno stato di degrado elevato ed i continui rimaneggiamenti avvenuti nel tempo ne avevano snaturato le linee originali tanto che numerosi periti e tecnici ne avevano proposto la demolizione. La demolizione avrebbe consentito l'isolamento del campanile e della chiesa e permesso un collegamento diretto con la piazzetta retrostante presso la quale sarebbe sorta da lì a poco il nuovo palazzo di giustizia. Fu però l'ingegnere [[Giovannoni Gustavo Giovannoni]] a trovare la soluzione al problema: demolendo la canonica e aprendo un portico, si poteva salvare il quattrocentesco chiostro e nel contempo creare il collegamento con piazza Saffi e la piazzetta retrostante.
 
Il nuovo portico e la sovrastantecanonicasovrastante canonica furono costruiti in laterizi e cemento armato e poggiavano sulle originarie colonne in marmo e muratura. L'esecuzione dei lavori subì un notevole ritardo dovuto allo scoppio della guerra, che non permettvapermetteva l'approvvigionamento dei materiali, e lall'aumento dei prezzi.
 
Per il progetto del restauro Giovannoni non adottò, sequendo le indicazioni della sovrintendenza, soluzioni architettoniche definitive, riservandosi, in corso d'opera, di confermare le scelte che apparivano più opportune in base alle rilevazioni archeologiche. Il pozzo centrale, risalente al XVII secolo, dopo il restauro fu collocato nella posizione originaria.