Charedì: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Demografia: replaced: OlandaPaesi Bassi using AWB
Riga 61:
Altri ebrei sostenevano che la divisione tra [[ebrei]] e [[gentili]] avesse finora effettivamente protetto la cultura religiosa e sociale degli ebrei; abbandonare tali divisioni, affermavano, avrebbe comportato l'eventuale abbandono della [[religione ebraica]] tramite l'assimilazione. Quest'ultimo gruppo insisteva che la risposta appropriata all'Illuminismo fosse quella di mantenere il rispetto rigoroso della ''[[Halakhah]]'' (la legge tradizionale ebraica) per impedire la dissoluzione dell'[[Ebraismo]] autentico e garantire la sopravvivenza del popolo ebraico.<ref name="CalKu"/>
 
Mentre il dibattito infuriava, il tasso di integrazione e di assimilazione cresceva in proporzione al grado di accettazione della popolazione ebraica da parte delle società ospitanti. In altri paesi, in particolare in [[Europa orientale]], l'accettazione (e integrazione) era molto più lenta e questo era particolarmente vero nella "[[zona di residenza]]", una regione lungo il confine occidentale dell'[[Impero Russo]] che comprendeva la maggior parte della moderna [[Bielorussia]] e dell'[[Ucraina]], dove era confinato l'insediamento ebraico nell'impero. Sebbene gli [[ebrei]] qui non ottenessero la stessa accettazione ufficiale come era avvenuto nell'Europa occidentale e centrale, lo stesso spirito illuminato di cambiamento pervadeva gli animi, anche se in una variante locale. Dal momento che non era possibile ottenere l'accettazione da parte della cultura dominante, molti ebrei emigravano o si associavano ad una serie di vari movimenti che parevano offrire la speranza di un futuro migliore. Alcuni ebrei, particolarmente i giovani [[secolarismo|secolarizzati]], abbracciavano varie versioni di radicalismo sociale, soprattutto la Democrazia Sociale nelle sue forme [[Unione Generale dei Lavoratori Ebrei|bundiste]] e nazional-socialiste e [[Menscevismo|mensceviche]] polacche; alcuni più tardi divennero anche [[comunismo|comunisti]], in particolare nell'[[Unione Sovietica]]. Un numero molto maggiore di ebrei dell'Europa orientale scelsero una "politica di uscita" meno radicale: abbracciarono o simpatizzarono per una qualche versione del nazionalismo ebraico, in particolare il [[sionismo]] (che spesso combinavano con forme di politica liberale riguardo ai diritti di cittadinanza in stati dell'Europa orientale). Iniziato come movimento popolare ma insorgente in Russia negli [[anni 1880]], il sionismo raggiunse un predominio comunitario entro la fine della [[prima guerra mondiale]] (tranne che in Unione Sovietica, dove il regime comunista lo soppresse a partire dal [[1918]]). Nel contesto del generale spostamento verso la politica etnonazionalista in tutta l'Europa orientale durante la prima guerra mondiale e gli effetti devastanti della guerra sulla società ebraica tradizionale e sulle relative sue certezze, i partiti nazionalisti ebraici (soprattutto i sionisti di vario tipo) vinsero sempre più voti o addirittura una maggioranza di voti ebraici nelle varie elezioni locali, comunali e nazionali in Russia e Ucraina nel breve periodo di transizione dopo la caduta del [[regime zarista]] e nei nuovi stati-nazione emergenti con le grandi minoranze ebraiche dell'Europa dell'Est, come la [[Polonia]] e la [[Lituania]].<ref>Per una panoramice generale e commenti vari sulla forza e carattere di questi movimenti, cfr. il compendio standard di storia ebraica dell'Europa orientale nel periodo tra le due guerre di Ezra Mendelsohn, ''The Jews of East Central Europe between the world wars'', Bloomington: Indiana University Press, 1983 e ''idem'', ''On modern Jewish politics'', New York: Oxford University Press, 1993. Un'esposizione molto più particolareggiata la si può trovare sempre in Ezra Mendelsohn, ''Zionism in Poland: the formative years, 1915-1926'', New Haven: Yale University Press, 1981.</ref> In concomitanza, nel periodo tra le due guerre mondiali, i principali (cioè i più popolari e ampiamente venduti) quotidiani [[yiddish]] in Polonia e LithaniaLituania venivano identificati col sionismo. Sia i movimenti ebraici socialisti che quelli nazionalisti non erano neutrali sul tema della religione ebraica: in linea di massima, comportavano una completa e non di rado disprezzante rifiuto delle norme religiose e culturali tradizionali. Coloro che si opponevano a questi cambiamenti reagirono in una varietà di modi.
 
In [[Germania]] l'approccio consueto fu quello di accettare gli strumenti della ricerca moderna e applicarli alla difesa dell'ortodossia, in modo da sconfiggere i Riformatori al loro stesso gioco. Un sostenitore di questo approccio fu Rabbi [[Samson Raphael Hirsch]], che coniò lo slogan ''"Torah Im Derech Eretz"'' ([[Torah]] e civiltà) e condusse una secessione da organizzazioni comunitarie ebraiche tedesche per formare un movimento strettamente ortodosso con la propria rete di [[sinagoga|sinagoghe]] e [[yeshivah|scuole]], conosciute come ''Adath Israel''. Il suo movimento ha tuttora dei seguaci e il loro livello di osservanza è molto severo, ma a causa della loro accettazione della formazione laica non vengono normalmente classificati come ''haredim''. Alcuni studiosi della [[Galizia (Europa orientale)|Galizia]], come ad esempio [[Zvi Hirsch Chayes]], seguirono un approccio in qualche modo simile. In Europa orientale l'[[Ebraismo riformato]] non era molto organizzato, ma i sostenitori della modernità venivano compresi sotto l'egida di uno dei movimenti della [[Haskalah]] o politici, come il [[Unione Generale dei Lavoratori Ebrei|Bundismo]] o il [[Sionismo]]. L'opposizione tradizionalista era generalmente associata con i vari gruppi [[chassidismo|chassidici]] o con la crescente rete di [[yeshivah]] degli [[ebrei lituani]], alcune delle quali (ad esempio la Yeshivah Volozhin) chiudevano piuttosto che rispettare la richiesta del governo russo di introdurre studi secolari nel programma didattico.<ref name="CalKu"/>