François Ngeze: differenze tra le versioni

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Quinto Presidente della repubblica del [[Burundi]] dal 21 ottobre [[1993]] al 27 ottobre [[1993]].
 
François Ngeze nacque da famiglia [[hutu]] a Isale in provincia di Bujumbura, dove iniziò gli studi primari. Nel 1973 si rifugiò in Rwanda[[Ruanda]] dove terminò gli studi in Francese e Storia. In Rwanda iniziò la carriera di insegnante, che continuò anche in Burundi quando rientrò nel 1988.
 
In RwandaRuanda fu membro attivo del Fronte popolare di liberazione e del PALIPEHUTU. Rientrato in BurndiBurundi aderì al partito [[Unione per il Progresso Nazionale|UPRONA]]. Fu segretario permanente di questo partito a [[Bujumbura]], fu nominato governatore della provincia di [[Cankuzo]] e successivamente di [[Bujumbura]]-Rural. Nel marzo 1993 divenne ministro degli Interni, della Sicurezza pubblica e dello sviluppo delle collettività locali nel governo di [[Pierre Buyoya]]. Alle elezioni legislative del 1993 ottenne un seggio all'Assemblea generale nelle file dell'UPRONA, eletto nella circoscrizione di Bujumbura-Mairie.
 
Venne scelto dal ''Comitato militare di pubblica salvezza'', un gruppo di ufficiali dell'esercito che rovesciò il governo democraticamente eletto del presidente [[Melchior Ndadaye]], sommariamente giustiziato insieme ad alcuni dei suoi ministri con altre alte personalità del Burundi durante il colpo di Stato del 21 ottobre 1993. Ngeze venne proposto dallo stesso [[Pierre Buyoya]], essendo un civile [[hutu]] non estremista, in modo da far accettare alla popolazione barundidel Burundi e all'opinione pubblica internazionale il colpo di Stato<ref>Testimonianza dl colonnello L. Sibomana al tribunale 20 marzo 1998, citata da A. Nsanze, ''Le Burundi contemporain: L'Etat-nation en question - (1956-2002)'', Ed. L'Harmattan, Paris, 2003, pag 349.</ref>.
 
Ngeze, venne portato dai militari golpisti al campo ''Para'' nelle prime ore del 21 ottobre. Dopo aver assistito alla tortura e all'uccisione di [[Melchior Ndadaye]]<ref>A. Nsanze, ''Le Burundi contemporain: L'Etat-nation en question - (1956-2002)'', L'Hermattan, Paris, 2003, pag 349.</ref> mentre era ancora "in pigiama", venne proclamato presidente dalle stesse truppe che avevano eseguito l'esecuzione<ref>{{fr}}[http://www.tutsi.org/onu.htm#DEUXI%C3%88ME%20PARTIE%C2%A0:%20CONTEXTE%20G%C3%89N%C3%89RAL Rapport de l'ONU sur le génocide de 1993 au Burundi#192]</ref>.
 
A seguito della condanna internazionale del colpo di stato e delle manifestazioni di violenza scoppiati nel paese, il "Comitato militare di pubblica salvezza" ammise il fallimento del golpe e si sciolse il 27 ottobre.