Campo di internamento di Nereto: differenze tra le versioni

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== La storia ==
Nel giugno 1940 furono individuati come possibili luoghi di internamento nella [[provincia di Teramo]] due edifici a [[Nereto]]: la casa di proprietà di Silvio Santoni, in viale Vittorio Veneto 39, e quella di proprietà di Carine Lupini, in vicolo Scarfoglio 4. Successivamente, nel dicembre 1940, ad essi fu aggiunto il consorzio agrario (detto “Palazzo bacologico”) in viale Roma. Il campo fu usato per raccogliere ebrei e profughi slavi. Alla direzione del campo fu preposto, dal 1º luglio 1940 il segretario dell'Istituto fascista di cultura Mario Marzi e, dal {{Chiarimento|31 giugno|controllare}} 1941, il Commissario prefettizio Pasquale di Pietro. La sorveglianza fu affidata ai carabinieri e l'assistenza sanitaria al dott. Bruno Marsili e quindi il dott. Salutanzi.
 
I primi internati giunsero nel luglio 1940; il loro numero variò nel tempo in conseguenza dei numerosi trasferimenti da un campo all'altro, tuttavia, la tendenza fu sempre verso un certo sovraffollamento della struttura.