Letteratura: differenze tra le versioni

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Il termine [[Lingua latina|latino]] ''litteratura'' (da ''littera'', "lettera") indicava lo stesso tracciare lettere, lo scrivere. Nel [[I secolo d.C.]] prese ad indicare l'insegnamento della lingua (corrispondendo così alla parola ''grammatica'', ossia la [[Lingua greca|greca]] ''grammatiké téchne'', da ''gramma'', "lettera"). Un passaggio importante sul tema è la riflessione del retore latino [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], che estese il termine ''litteratura'' fino a comprendere tutte le tecniche dello scrivere e del sapere, affermando il valore disinteressato degli studi sulla lingua. Un altro termine latino, l'aggettivo ''litteratus'', indicava inizialmente ciò che era "scritto con lettere", ma poi il suo uso si spostò sullo scrivente, per indicarne la capacità, la cultura, l'istruzione<ref name=ferroniviii/>.
 
Appare comunque evidente, da questi usi antichi del termine, il profondo legame tra letteratura e [[scrittura]]: se inizialmente "letteratura" è lo studio e la conoscenza della lingua scritta, attraverso un iter piuttosto obliquo il termine finì per indicare l'insieme della lingua scritta. La cultura scritta era comunque appannaggio di pochissimi e la conoscenza delle lettere segno di un'esperienza fuori del comune, del tutto distinta da quella comune, legata com'era quest'ultima alle esigenze più immediate e basilari della vita<ref name=ferroniviii/>.
 
L'atto di una nuova scrittura si collegava immancabilmente con la letteratura precedente (in sostanza, i documenti che erano sopravvissuti al tempo), ma fu l'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] a fondare il concetto moderno di letteratura: ne risultò infatti l'elaborazione di codici e forme specificatamente letterari e, soprattutto, una gerarchia che distingueva forme propriamente letterarie "dall'universo vario e caotico delle altre scritture"<ref name=ferroniviii/>. Si costituisce così la letteratura come "istituzione", che si tramanda in qualità di "tradizione"<ref name=ferroniix>Ferroni, 1995, cit., p. IX.</ref>.