Spartaco: differenze tra le versioni

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[[File:Tod des Spartacus by Hermann Vogel.jpg|240px|''La morte di Spartaco'', di Hermann Vogel|thumb]]
 
Sfondato il blocco, Spartaco si diresse verso l'Apulia, secondo alcuni perché da lì voleva salpare alla volta della Tracia, secondo altri perché voleva far insorgere gli schiavi della provincia ed inglobarli quindi nelle filafile del proprio esercito. Crasso, in tutta risposta, lo attaccò alle spalle, ma il capo ribelle riuscì, seppur con non poca difficoltà, a sconfiggerlo nella [[battaglia di Petilia]]. Tuttavia, a causa della stanchezza dei suoi uomini, Spartaco non poté sfruttare al meglio il suo successo, avvenuto nel gennaio del [[71 a.C.]], anche perché l'esercito romano, ora numeroso e ben armato, costrinse il Trace prima alla fuga verso [[Brindisi]] (dove due suoi ex-alleati, [[Casto (storia romana)|Casto]] e [[Gannico]], vollero muovere battaglia da soli ai romani, perdendo nettamente) e poi alla ritirata, ancora verso la [[Lucania]].
 
Difatti la piana del metapontino (oggi nella [[provincia di Matera]]) è teatro del passaggio dell'esercito di schiavi e disperati di Spartaco che gli permisero di raccogliere nuovi consensi. [[Plutarco]] parla dell'arrivo di “molti mandriani e pastori della regione che, gente giovane e robusta, si unirono a essi”, e a cui fu permesso di agire liberamente, saccheggiando molti insediamenti in zona, tra le quali [[Heraclea]] (oggi [[Policoro]]) e Metapontum (oggi [[Metaponto]]), dove il [[gladiatore]] ribelle si incontrò con il pirata cilicio Tigrane per organizzare il sospirato imbarco da [[Brindisi]] verso la [[Cilicia]], poi fallito per il tradimento di quest'ultimo.