Liberazione di Roma (1409-1410): differenze tra le versioni

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La grave minaccia che [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]] rappresentava per i comuni del centro Italia e quelli del nord Italia, ormai divenuta palese, portò alla costituzione di una lega capeggiata dalle città di [[Firenze]] e [[Siena]], alle quali si aggiunsero i rappresentanti di altre città come [[Bologna]]. L’antipapa [[Antipapa Alessandro V|Alessandro V]] (che nel [[1409]] era stato eletto dal concilio pisano che aveva deposto [[Papa Gregorio XII|Gregorio XII]] e [[Papa Benedetto XIII|Benedetto XIII]] nel vano tentativo di ricomporre lo [[Scisma d'Occidente|Scisma d'occidente]]) si oppose strenuamente a [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]]: dopo averlo [[Scomunica|scomunicato]], richiamò in [[Penisola italiana|Italia]] [[Luigi II d'Angiò]] e lo nominò [[Sovrani di Napoli|re di Napoli]]<ref>E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Tofani, 1833, p.68.</ref>.
== La battaglia ==
L’esercito della lega anti-napoletana, guidato da [[Angelo della Pergola|Agnolo della Pergola]], [[Braccio da Montone]], [[Giacomo Attendolo|Muzio Attendolo Sforza]] e Malatesta da Pesaro, partì dalla città senese di [[Chiusi]] nel [[settembre]] del [[1409]], per liberare lo [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] dall’occupazione del [[Regno di Napoli]]. Dopo avere liberato [[Viterbo]] ed [[Orvieto]] senza combattere, l’esercito della lega giunse a [[Roma]] l’1l’[[1º ottobre|1 ottobre]] [[1409]], ingrossando le sue fila con le truppe napoletane guidate da Paolo Orsini che passarono dalla parte alleata.
 
Con la complicità della popolazione romana filo-papale i contingenti [[Repubblica di Siena|senese]] e [[Repubblica di Firenze|fiorentino]] occuparono, con il sacrificio di molti soldati, il [[Trastevere]] ed il [[Colle Vaticano|Vaticano]]. L’assalto dell’esercito della lega non riuscì però a forzare le difese napoletane, che riuscirono a fortificarsi sulla sponda opposta del [[Tevere]], impedendo così l’attraversamento del fiume alle milizie nemiche<ref>A. Kiesewetter, Ladislao d'Angiò Durazzo re di Sicilia, Dizionario Biografico degli Italiani, vol.63, Treccani, Roma, 2004.</ref>.
Vista l’impossibilità di proseguire, Luigi II d’Angiò decise di tornare in Francia, in modo da organizzare i rinforzi necessari per sconfiggere le truppe di Ladislao I a Roma, mentre Bologna decise di ritirare le sue truppe. Rimasero quindi a Roma i soli contingenti della Repubblica di Siena e della Repubblica di Firenze a continuare l’assedio, guidati da Braccio da Montone, Malatesta da Pesaro e Paolo Orsini.
 
Le navi cariche di rinforzi inviate da Luigi II, dopo essere partite da Marsiglia il 23 aprile 1410 vennero fermate il 16 maggio 1410 alle secche della Meloria, attaccate dalla flotta napoletana e genovese. Dal violento scontro uscì sconfitta la flotta di Luigi II, costretta a ripararsi nel porto di Pisa.
Vista l’impossibilità di proseguire, [[Luigi II d'Angiò|Luigi II d’Angiò]] decise di tornare in [[Regno di Francia|Francia]], in modo da organizzare i rinforzi necessari per sconfiggere le truppe di [[Ladislao I di Napoli|Ladislao I]] a [[Roma]], mentre [[Bologna]] decise di ritirare le sue truppe. Rimasero quindi a [[Roma]] i soli contingenti della [[Repubblica di Siena]] e della [[Repubblica di Firenze]] a continuare l’assedio, guidati da [[Braccio da Montone]], Malatesta da Pesaro e Paolo Orsini.
L’esercito del Regno di Napoli, forte di una strategica situazione di vantaggio creata dalla vittoria navale, venne diretto verso nord per proseguire la marcia di conquista della penisola, occupando Perugia nel tentativo di penetrare in Toscana. Tuttavia la scelta di Ladislao si rivelò errata, così facendo alleggerì eccessivamente le difese a Roma permettendo alle milizie fiorentine e senesi di vincere l’assedio e liberare la città nei primi mesi del 1410<ref>E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Tofani, 1833, p.326.</ref>.
 
Le navi cariche di rinforzi inviate da [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]], dopo essere partite da [[Marsiglia]] il [[23 aprile]] [[1410]] vennero fermate il [[16 maggio]] [[1410]] alle [[secche della Meloria]], attaccate dalla flotta [[Regno di Napoli|napoletana]] e [[Repubblica di Genova|genovese]]. Dal violento scontro uscì sconfitta la flotta di [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]], costretta a ripararsi nel [[porto di PisaLivorno]].
 
L’esercito del [[Regno di Napoli]], forte di una strategica situazione di vantaggio creata dalla vittoria navale, venne diretto verso nord per proseguire la marcia di conquista della [[Penisola italiana|penisola]], occupando [[Perugia]] nel tentativo di penetrare in [[Toscana]]. Tuttavia la scelta di [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]] si rivelò errata, così facendo alleggerì eccessivamente le difese a [[Roma]] permettendo alle milizie [[Repubblica di Firenze|fiorentine]] e [[Repubblica di Siena|senesi]] di vincere l’assedio e liberare la città nei primi mesi del [[1410]]<ref>E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Tofani, 1833, p.326.</ref>.
== Conseguenze ==
La vittoria riportata dalle truppe di [[Repubblica di Siena|Siena]] e [[Repubblica di Firenze|Firenze]] si rivelò decisiva nella sconfitta dell’esercitò di [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]], che fu costretto infine a ritirare le sue truppe dopo l’arrivo a [[Roma]] di [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]], il [[20 settembre]] [[1410]].
 
Nei trattati di pace stipulati nel [[gennaio]] del [[1411]], il [[Regno di Napoli]] riconobbe l’autonomia della [[Repubblica di Siena]] e di [[Firenze]], restituendo i territori occupati durante la guerra<ref>P. Goretti, ''Piccola storia di grandi battaglie della Repubblica di Siena'', Betti Editrice, Siena, p.90.</ref>.
== Note ==
<references />