Ozieri: differenze tra le versioni

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Aspetto storico nella varie epoche
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[[File:Ozieri, nuraghe Burghidu (03).JPG|thumb|left|Il nuraghe Burghidu]]
{{vedi anche|Storia mineraria di Ozieri|Storia militare di Ozieri}}
Il territorio di Ozieri è popolato dall'uomo sin dalla [[preistoria]]. Una delle più importanti culture della [[Sardegna prenuragica]] (inquadrabile cronologicamente nel [[Neolitico]] recente, seconda metà del [[IV millennio a.C.]]) detta [[Cultura di Ozieri|cultura di San Michele di Ozieri]] (o più semplicemente "cultura di Ozieri"), prende il nome proprio dalla [[Grotte di San Michele (Ozieri)|grotta di San Michele]] dove sono stati fatti importanti ritrovamenti. A parte una statuetta di Dea Madre proveniente da Bisarcio e alcuni sporadici reperti venuti alla luce nella Grotta Bariles e afferenti alla cultura di ''Bonu Ighinu'', la Preistoria locale è caratterizzata dalla cultura di ''San Michele'' o ''Ozieri.''
 
Questa cultura databile al neolitico recente primo eneolitico (4000-3200 a.C.) prende il nome dalla  città e dall’omonima grotta scoperta nel 1914 dall’archeologo Antonio Taramelli, il quale effettuò la prima planimetria e i primi scavi archeologici, nei quali quale fu ritrovato del materiale ceramico di pregevole fattura che contribuì alla distinzione e definizione della citata cultura, diffusa in tutta l’isola e caratterizzata da una ceramica riccamente decorata di cui è un ottimo esempio la pisside decorata con protomi taurine nella parte superiore, protomi taurine e protomi d’ariete nella parte inferiore e motivo stellare sul fondo, ritrovata nella Grotta di San Michele, da cui proviene anche una statuina di Dea Madre afferente alla medesima cultura.
Nel territorio ozierese sono presenti inoltre le vestigia della [[civiltà nuragica]] come i caratteristici [[nuraghi]], i [[pozzi sacri]] e le [[tombe dei giganti]]. Del successivo [[epoca romana|periodo romano]] di notevole importanza è il [[ponte]] sul [[Riu Mannu (Ozieri)|Rio Mannu]], noto in [[Lingua sarda|sardo]] con il nome di ''[[Pont'ezzu]]''.
 
Le fasi dell’Eneolitico, detto Età del Rame o dei primi metalli, articolato tra il 3200 a.C. e il 2000 a.C., e diviso nelle fasi SUB – OZIERI o OZIERI II, FILIGOSA e ABEALZU, MONTE CLARO e del VASO CAMPANIFORME che si protrarrà anche nel successivo Bronzo Antico, sono testimoniate da una ciotola con carena di fase eneolitica Sub Ozieri mentre la successiva Cultura di Bonnanaro, riferibile all’età del Bronzo Antico,  è testimoniata da un vaso tripode proveniente anch’esso dalla Grotta di san Michele. Sono attribuibili a questa cultura anche cosiddette le ''domus de janas'', sepolture ipogeiche il cui nome in lingua locale sarda significa “Case delle fate”. In esse è riprodotta la forma della casa terrena, secondo l’ideologia della continuità della vita di questo mondo in quella dell’aldilà. Questi ipogei sono diffusi in tutta l’Isola, se ne contano 150 nel solo territorio di Ozieri.
 
Importanti sono anche le ''domus de janas'', sepolture ipogeiche il cui nome in lingua locale sarda significa “Case delle fate”. In esse è riprodotta la forma della casa terrena - secondo l’ideologia della continuità della vita di questo mondo in quella dell’aldilà - particolarmente evidente in non poche grotticelle che imitano la dimora a capanna rotonda, o la casa rettangolare con tetto a doppio spiovente, o l’abitazione semicircolare con i particolari architettonici, decorativi e simbolici. Le celle erano spesso dipinte di ocra rossa, simbolo del sangue e della rigenerazione, e in molti casi decorate con  simboli quali le protomi taurine, spesso fortemente stilizzate.  
 
Nel territorio ozierese sono presenti inoltre le vestigia della [[civiltà nuragica]] come i caratteristici [[nuraghi]], i [[pozzi sacri]] e le [[tombe dei giganti]]. L’aspetto più importante e originale della protostoria sarda, durante la quale si intensificano le relazioni tra le popolazioni dell’isola e le grandi civiltà egee (Creta, Micene, Cipro), e vicino-orientali, in particolare i Fenici, è rappresentata nel territorio del Comune di Ozieri da 123 nuraghi, i più importanti dei quali sono il nuraghe Bùrghidu, il nuraghe Sa Mandra e sa Jua e il nuraghe Mannu di Bisarcio.
 
Oltre alle torri esistono a Ozieri numerose attestazioni di grandi villaggi, come quello di Cordianu, nonché numerose fonti, pozzi e tombe di giganti.
 
Da Ozieri proviene un lingotto costituito da rame puro per un peso di circa 28 chili, è un lingotto di tipo “ox-hide”, nome che deriva dalla sua forma a pelle di bue, di origine egeo-cipriota, rinvenuto secondo delle fonti orali insieme ad un secondo esemplare nelle fondamenta del distrutto Nuraghe Tedde, presso la chiesa di S. Antioco di Bisarcio. È uno dei pochissimi pezzi integri della Sardegna.
 
Gli scavi nel territorio hanno portato alla luce diverse tipologie di utensili utilizzati per la lavorazione dei metalli: martelli, palette, pinze, lingotti, accette e matrici di fusione.
 
Il cosiddetto ripostiglio di Chilivani, rinvenuto in località Baldosa nel 1921 dentro uno ziro di terracotta, annoverato tra i ritrovamenti più cospicui di età nuragica, era costituito in origine da 86 manufatti. Dell’intero deposito, costituito da asce bipenni a tagli paralleli ortogonali, cunei, cuspidi di lancia e asce a margini rialzati solo alcuni sono esposti ad Ozieri. I restanti pezzi costituiti prevalentemente da asce a margini rialzati, acquistati dal Taramelli all’epoca del rinvenimento, sono esposti a Cagliari e Sassari.
 
Dal  territorio provengono anche resti di navicelle votive e bronzi figurati come il “pugilatore” nonché numerose fibule, bracciali e altri oggetti d’ornamento.
 
Nel territorio ozierese sono presenti inoltre le vestigia della [[civiltà nuragica]] come i caratteristici [[nuraghi]], i [[pozzi sacri]] e le [[tombe dei giganti]]. Del successivo [[epoca romana|periodo romano]] di notevole importanza è il [[ponte]] sul [[Riu Mannu (Ozieri)|Rio Mannu]], noto in [[Lingua sarda|sardo]] con il nome di ''[[Pont'ezzu]]''.
 
Non sono stati finora rinvenuti resti archeologici che documentino una frequentazione fenicia di questo territorio, mentre sono più consistenti le testimonianze relative alla civiltà punica quali gli sporadici rinvenimenti di ceramica decorata a bande rosse parallele rinvenute a Lentizzu, Fraigas, Sa Costa, Monzu e Sa Mandra e Sa Giua,. Dalla località di ''Sa Costa'' proviene la stele del tipo “a specchio” di età romana ma di tradizione romano-punica. Interessante il cippo funerario di Ferenzio scoperto nel 1957, in località ''Cuzi'', sulla riva sinistra del Rio Mannu, e risalente al III-IV secolo d.C. recante l’iscrizione: ''Ferentius/Miloni f(lius) vixit ann(is) XLV h(ic) s(itus) e(st)/f(aciendum) c(uravit) filius. L’''iscrizione fu commissionata dal figlio in onore di Ferentius, figlio di Milone, morto a 45 anni.
 
In età romana nel territorio di Ozieri gli abitati essi erano ubicati principalmente presso strutture di età nuragica come ad esempio ''Sa Mandra e Sa Jua'', mentre altri erano diffusi in altre  località del territorio i, come ad esempio in località ''Vigne-Suèlzu, Riu Terchis, Baldosa, Cuzi-Badu sa Feminedda'', ''Ruìnas'', ecc.
 
Le maggiori attestazioni di aree funerarie di epoca romana provengono da ''Bisarcio e'' da ''Suèlzu:'' in questa località sono state rinvenute numerose statuine votive in terracotta.
 
In località ''Ruìnas'' nel 1959, accanto alle strutture riferibili ad abitazioni, un intervento sul terreno ha danneggiato una serie di tombe che hanno restituito oggetti dei corredi ed un’iscrizione funeraria ora perduta.
 
Non esistono testimonianze architettoniche di luoghi di culto pubblici, ma numerosi sono i materiali riferibili alla religiosità degli abitanti del territorio durante questo periodo. Primo fra tutti il busto fittile di '''Sarda Ceres''', rinvenuto all’interno della Grotta del ''Carmelo,'' che raffigura la dea Cerere (fine I-II sec. d.C.) protettrice delle messi e di tutte le attività agricole, che sembra confermare lac vocazione cerealicola della piana di Ozieri.
 
Nel territorio di Ozieri, cioè lungo la strada romana che portava da Cagliari ad Olbia, ne sono stati trovati due. Del primo, ritrovato verso la fine dell’800 e oggi scomparso, proveniente dalla località ''San Luca'', rimane solo il testo dell’iscrizione, mentre il secondo, è stato trovato mutilo nel 1981 in località ''Badu sa Feminedda'' ed indica, nella porzione dell’iscrizione pervenuta, il riconoscimento del potere all’Imperatore da parte del governatore dell’isola, mentre risultano assenti il nome dell’imperatore e il numero delle miglia.
 
Il territorio era servito da tre ponti sul Rio Mannu di Ozieri: ''Iscia Ulumu'', che riporta al tracciato della strada lungo il fiume, ''Badu sa Femina Manna'' e ''Pont’Ezzu'', quest’ultimo, meglio conservato, sorge in un luogo strategico per le comunicazioni durante l’epoca romana.
 
''Ponte Ezzu'' è un ponte dotato di sei arcate, utile per servire le località circostanti e per snellire i traffici tra il nord e il centro dell’isola.
 
Il paese prese il nome di Othieri (probabilmente di origine [[Lingua protosarda|protosarda]]), da cui deriva l'attuale denominazione.
 
Per ciò che concerne il territorio di Ozieri nell’alto medioevo, si hanno poche informazioni a livello documentario. È probabile che la caduta dell’impero romano d’Occidente abbia avuto scarse ripercussioni sul territorio ozierese, in cui dovevano coltivarsi cereali nelle pianure, mentre i territori collinari e montuosi erano destinati alla coltivazione della vite oppure utilizzati come pascolo, avendo quale naturale destinazione del surplus il porto di Terranova. Certo, il periodo turbolento delle invasioni germaniche dovette incidere sulla crisi del porto gallurese, determinando la crescita di importanza di Torres, destinato a diventare il principale porto della Sardegna settentrionale.
In periodo [[medioevale]] fece parte del [[giudicato di Torres]] e venne compresa nella [[curatoria]] del Monteacuto, di cui fu anche capoluogo nel [[XIV secolo]]. Precedentemente era stata capoluogo della curatoria la villa di Castra, andata poi distrutta. Ozieri ebbe notevole importanza nel medioevo. Nella seconda metà dell'[[XI secolo]] fu sede della [[diocesi di Bisarcio]], soppressa l'8 dicembre [[1503]]; il suo territorio venne accorpato a quello della [[Diocesi di Alghero-Bosa|diocesi di Alghero]]. Fu restaurata il 9 marzo [[1803]] da [[papa Pio VII]], e nel [[1915]] mutò il nome in [[diocesi di Ozieri]], città dove i vescovi avevano posto la loro sede fin dall'epoca della restaurazione.
 
Non si hanno notizie sugli effetti nel territorio della dominazione vandalica, né si sa se vi furono inviati gli ecclesiastici esiliati dall’Africa. Allo stesso modo non sappiamo quali effetti ebbe sul territorio la riconquista bizantina, che è testimoniata dalle ceramiche rinvenute a ''Sa mandra e sa jua'' e dalle numerose fibbie rinvenute a Bisarcio.
 
La crisi dell’impero bizantino in conseguenza dell’espansione araba portò lentamente alla nascita dei giudicati. Nell’XI secolo, periodo in cui ricompare in quantità apprezzabile la documentazione scritta, la Sardegna appare divisa in quattro giudicati: il territorio ozierese faceva parte del Giudicato di Torres, che aveva come capitale inizialmente Torres ed in seguito Ardara. In breve tempo, la pianura ozierese, che collega Ardara con il centro vescovile di ''Bisarcio'', divenne uno dei territori più importanti del regno. Ardara ospitava un ''palacium'' dei giudici, mentre a ''Bisarcio'' venne edificata la cattedrale dedicata a S. Antioco.
 
Tra XI e XII secolo iniziò in Sardegna la penetrazione delle città marinare alto-tirreniche: Genova e Pisa. Quest’ultima cercava in Sardegna il controllo dell’approvvigionamento cerealicolo, ma mirava anche ai minerali e al sale. L’espansione delle due repubbliche crebbe d’intensità fino ad assumere un ruolo influente nella determinazione degli indirizzi politici dei quattro giudicati. La penetrazione pisana e genovese è testimoniata nel territorio da numerosi frammenti di maiolica arcaica pisana e di graffita arcaica savonese ritrovati in tutto il territorio, soprattutto presso ''Bisarcio, Pianu, Pira Domestica''.
 
In quegli stessi anni si sviluppò in tutta Europa una serie di epidemie: queste raggiunsero anche la Sardegna. Molti villaggi vennero abbandonati in questo periodo; non che l’epidemia sia stata l’unica causa, ma probabilmente contribuì in maniera determinante. Nell’attuale territorio comunale di Ozieri si contano circa 8 villaggi abbandonati: ''Bisarcio, Pira Domestica, Pianu, Orvei, Lesanis, Guzule (o Butule)''. Nel 1323 L’infante Alfonso inizio la conquista della Sardegna e 1410 cadde il Giudicato d’Arborea, trasformato in marchesato di Oristano. Nel 1421 il territorio ozierese venne infeudato assieme a molti altri territori dal re aragonese a Bernat de Centelles. L’area è definita nelle fonti ''Encontrada de Montagut'', con capoluogo Ozieri, e comprendeva i territori di Alà, Bantine, Berchidda, Buddusò, Ittireddu, Monti, Nughedu, Nule, Osidda, Pattada, Tula e altri centri oggi non più esistenti.
 
La dominazione aragonese e spagnola è testimoniata dai numerosi frammenti ceramici provenenti da Valencia e dalla Catalogna.
 
Le maioliche barcellonesi e valenziane del XIV XVI secolo ritrovate a ''Badu e rughe, Bisarcio, Pìanu, Mesu e rios'' dimostrano i contatti che il nostro territorio ebbe con il resto del bacino occidentale del Mediterraneo durante la dominazione aragonese e spagnola.
 
In periodo [[medioevale]] fece parte del [[giudicato di Torres]] e venne compresa nella [[curatoria]] del Monteacuto, di cui fu anche capoluogo nel [[XIV secolo]]. Precedentemente era stata capoluogo della curatoria la villa di Castra, andata poi distrutta. Ozieri ebbe notevole importanza nel medioevo. Nella seconda metà dell'[[XI secolo]] fu sede della [[diocesi di Bisarcio]], soppressa l'8 dicembre [[1503]]; il suo territorio venne accorpato a quello della [[Diocesi di Alghero-Bosa|diocesi di Alghero]]. Fu restaurata il 9 marzo [[1803]] da [[papa Pio VII]], e nel [[1915]] mutò il nome in [[diocesi di Ozieri]], città dove i vescovi avevano posto la loro sede fin dall'epoca della restaurazione.
 
Alla caduta del giudicato ([[1259]]) entrò a far parte per breve tempo del [[giudicato di Arborea]], e da circa il [[1420]] fu conquistata dagli aragonesi e seguì poi, come il resto dell'isola, le vicende del [[Regno di Sardegna]] <ref>[http://www.comunas.it/j/v/420?s=5&v=9&c=2019&na=1&n=10&c1=1983&t=1 Comunas, ''Storia di Ozieri'']</ref>.