Giorgio Pasquali: differenze tra le versioni

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Nella sua vastissima produzione (l'ultimo elenco bibliografico è del 1973, ma incompleto) si segnalano le edizioni critiche del ''Commentario al Cratilo di Platone'' di [[Proclo]] (Lipsia, 1908), dei ''Caratteri'' di Teofrasto (Firenze, 1919) e delle ''Epistole'' di Gregorio Nisseno (vol. VIII, 2 dell'edizione di [[Werner Jaeger]], Leiden, 1951), le ''Questiones Callimacheae'' (Gottingen, 1920) e soprattutto i saggi raccolti nelle celebri ''Pagine stravaganti'', che spaziano su tutti i campi dell'antichità e toccano anche argomenti di attualità, come l'insegnamento liceale e universitario delle Lettere.
 
Ma la sua opera più celebre e importante ai fini della ridefinizione degli ambiti e degli strumenti della [[filologia]] è la fondamentale ''Storia della tradizione e critica del testo'' ([[1934]]), nata dalla sua recensione alla ''Textkritik'' di [[Paul Maas]] ([[1927]])<ref>Apparsa sulla rivista specializzata «Gnomon», 5 (1929), pp. 417 ss.</ref> e assai importante ai fini della ridefinizione degli ambiti e degli strumenti della [[filologia]], in cui egli, in reazione alle critiche di [[Joseph Bédier]] al [[metodo di Lachmann]], teorizzò una nuova forma di filologia, che accoglieva i criteri meccanici propri di queldel metodo lachmanniano, salvando tuttavia parte delle osservazioni di Bédier che miravano a dare maggiore peso alla storia della trasmissione manoscritta e alle fonti come oggetti individuali e storicamente definiti.
 
== Opere ==