Teoria della comunicazione: differenze tra le versioni

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== Teoria della comunicazione in pedagogia ==
Alcuni studi sulla comunicazione riguardano la formazione del linguaggio nei bambini, come si sviluppa dalle prime reazioni alla voce della madre ai propri suoni di [[lallazione]], attraverso i processi di educazione e istruzione, fino alla competenza linguistica adulta.
 
== Comunicare in sociologia, etnografia e antropologia ==
Se comunicare è mettere in comune, esiste un ambito di analisi che riguarda la comunicazione come rapporto tra linguaggio e società, con la concezione rituale e di conservazione della società che attraverso la comunicazione instaura pratiche di conferma dei propri riti.
 
Insomma, la comunicazione avviene sempre all'interno di una situazione sociale. In questo senso di vedano gli studi di [[Erving Goffman]] o [[Barnett W. Pearce]]<ref>Di quest'ultimo si veda soprattutto ''Comunicazione e condizione umana'', a cura di Claudio Baraldi e Pietro Barbetta, Franco Angeli, Milano 1993.</ref>. E si consideri anche la funzione del [[dialetto]] e di altre comunità linguistiche.
 
Nelle relazioni dialogiche e possono esserci ''alternanza'', in cui si parla selezionado linguaggi diversi, ''co-occorrenza'', in cui nella conversazione si sovrappongono linguaggi diversi, o ''sequenza'', in cui vige l'ordine di norme a cui riferirsi.
 
Anche nel rapporto con il potere (come suo strumento e nella relazione con il segreto), la comunicazione è un controllo sociale, con procedure di esclusione, verificabilità, organizzazione rituale delle discipline e indottrinamento coatto. In questo ambito gli studi di [[Michel Foucault]] possono fornire una prima analisi<ref>Si veda per esempio ''L'ordine del discorso'', trad. Alessandro Fontana, Einaudi, Torino 1972.</ref>.
 
== Comunicazione e mass-media ==