Adriano Ossicini: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 68:
La sera dell'8 settembre 1943, Adriano Ossicini, insieme a [[Luigi Longo]] e [[Antonello Trombadori]] si accorda con il generale [[Giacomo Carboni]], comandante del [[Servizio Informazioni Militare|SIM]], per prendere in consegna un carico di armi da distribuire alla popolazione in vista dell'attacco tedesco<ref >[http://digilander.libero.it/frontedeserto/diari/trombadori.htm Antonello Trombadori. Diari di guerra]</ref><ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 196</ref>. Le armi, prelevate da alcune caserme, sono caricate su tre autocarri e depositate durante la notte presso magazzini e case private <ref >Associazione fra i Romani (a cura di), ''Albo d'oro dei caduti nella difesa di Roma del settembre 1943'', Roma, 1968, pagg. 16-17</ref>, in particolare: nel retrobottega del barbiere Rosica di Via Silla 91 ([[Prati (rione di Roma)|rione Prati]]), al [[museo storico dei bersaglieri]] di [[porta Pia]], all'officina Scattoni di via Galvani ([[Testaccio]]) e nell'officina di biciclette Collalti a [[Campo de' Fiori]]<ref>Luigi Longo, ''Un popolo alla macchia'', Milano, Mondadori, 1947, pp. 55-59</ref>. Due gruppi di volontari, aderenti al movimento di Rodano e Ossicini, si danno appuntamento in Via Galvani, per armarsi e combattere in difesa di Roma. Il primo gruppo, formato da studenti, è comandato da Romualdo Chiesa; il secondo, di operai di [[Monte Mario]], è comandato da Ossicini e da Armando Bertuccioli<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 196-197</ref>. Il 10 settembre, Ossicini ha il battesimo del fuoco a [[porta San Paolo]] contro i tedeschi, armato, prima, con una pistola [[Browning HP]], poi, con un [[Carcano Mod. 91|fucile 91]]. Accanto a lui, muore [[Raffaele Persichetti]]. Nel primo pomeriggio i resistenti sono costretti a ritirarsi: Ossicini guida i suoi attraverso il [[Cimitero acattolico di Roma|cimitero acattolico]], presso il [[Campo Testaccio]], dove la formazione passa in clandestinità<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 197-198</ref>.
Immediatamente dopo la resa di Roma, il movimento di Rodano e Ossicini prende il nome di [[Movimento dei Cattolici Comunisti]]; mentre Rodano, Balbo e D'Amico si occupano della sua elaborazione teorica, a Ossicini è affidata l'organizzazione militare<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 199</ref>. Il movimento chiede di aderire al [[Comitato di Liberazione Nazionale]] ma non viene ammesso per l'opposizione della
Ossicini si sposta di continuo; svolge alcune azioni nel viterbese, nelle [[Marche]] e ai Castelli romani; si nasconde negli istituti religiosi, in particolare nella sagrestia della [[chiesa di Santa Maria in Cappella]], dove è ricavato un deposito di armi del
=== La liberazione e la dissoluzione della "Sinistra cristiana" ===
|