Paolo Veronese: differenze tra le versioni

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Il suo apprendistato si svolse a Verona nella bottega di [[Antonio Badile]] (secondo Vasari fu anche allievo di [[Giovanni Caroto|Giovanni Francesco Caroto]]<ref group=N>Vasari dice: ''Costui essendo in Verona nato d’uno scarpellino o, come dicono in que’ paesi, d’un tagliapietre, et avendo imparato i principii della pittura da Giovanni Caroto veronese''.</ref><ref name=S243>{{cita|Schweikhart, 1974|p. 243}}.</ref>). È opinione condivisa tra gli storici dell'arte, tuttavia, che questa iniziale formazione non ebbe influenze rilevanti sul futuro stile del Veronese, mentre notevole importanza, a partire dal [[Vasari]]<ref group=N>Il Vasari non dedicò al Veronese uno specifico capitolo biografico (una ''[[Vite (Vasari)|Vita]]''). Le notizie relative all'opera di Paolo Caliari sono contenute nella biografia di [[Battista Franco]] nell'edizione giuntina del trattato vasariano, stampata nel 1568.</ref>, è attribuita al rapporto che il giovane Paolo ebbe con l'architetto e suo mentore [[Michele Sanmicheli]],<ref group=N>Nel capitolo di ''Le Vitae'' dedicato a Sanmicheli, Vasari accenna a Paolo Caliari: ''È similmente veronese un Paulino pittore che oggi è in Vinezia in bonissimo credito, conciò sia che non avendo ancora più di trenta anni, ha fatto molte opere lodevoli.''</ref> che lo introdusse alle innovazioni manieristiche sia di ascendenza tosco-romana, la cui fonte è [[Giulio Romano]], a lungo attivo nella vicina Mantova, sia di stampo emiliano, riferibili all'opera del [[Correggio (pittore)|Correggio]] e del [[Parmigianino]].<ref name="MA21"/>
[[File:Veronese Gerechtigkeit Maessigung.jpg|thumb|left|''Giustizia'' (sinistra) e ''Temperanza'' (destra), [[affresco]] attribuito a Caliari e [[Giovanni Battista Zelotti|Giambattista Zelotti]] facente parte del ciclo di villa Soranzo, oggi conservati nella [[sagrestia]] del [[Duomo di Castelfranco Veneto]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 50}}.</ref>]]
 
La prima opera databile del Veronese è ''Resurrezione della figlia di Giairo'', dipinta intorno al 1546, per la cappella Avazi della [[chiesa di San Bernardino (Verona)|chiesa di San Bernardino]] di Verona. L'originale è andato perduto nel 1696 ma al [[museo del Louvre]] ne è conservata una copia in formato ridotto.<ref name="MA21"/> Già le sue opere giovanili, eseguite a Verona, testimoniano la precoce attenzione del Veronese alla "maniera moderna", come la ''[[Pala Bevilacqua-Lazise]]'' del 1548, realizzata per la cappella funeraria della famiglia committente nella [[chiesa di San Fermo Maggiore]]<ref>{{cita|Pignatti, 1976|p. 13}}.</ref> (oggi nel [[Museo di Castelvecchio]]), la cui complessità compositiva evidenzia il superamento dello stile del Badile e per l'appunto il recepimento di influssi manieristici.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 42}}.</ref>
 
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Altra notevole prova giovanile e pre-veneziana del Caliari è costituita dal ''Matrimonio mistico di santa Caterina'', dipinta tra il 1547 e il 1550, in occasione delle nozze di esponenti della nobiltà veronese.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 146}}.</ref> Sono gli anni immediatamente successivi, tra il 1550 e il 1555, in cui Paolo arriva ai massimi della sua inclinazione [[manierismo|manierista]], mostrando un forte interesse per le tonalità più pure del colore e per una sofisticata caratterizzazione del disegno.<ref name="P15">{{cita|Pignatti, 1976|p. 15}}.</ref>
 
Negli anni successivi lavorò, grazie ai buoni uffici del Sanmicheli, nei pressi di [[Castelfranco Veneto]] per i [[Soranzo]] (1551), affrescandone la villa di famiglia, edificata propriodallo dalstesso Sanmicheli. Tali pitture poi vennero malamente strappate (e la villa distrutta nel 1817) e i resti più significativi si trovano oggi nella [[sagrestia]] del [[Duomo di Castelfranco Veneto]].<ref name=S243/><ref>{{cita|Pignatti, 1976|pp. 18, 20}}.</ref><ref group="N">Le decorazioni di villa Soranzo vennero smembrati in oltre cento parti, alcuni di essi si trovano presso il [[Duomo di Castelfranco Veneto]], altri a [[Vicenza]], [[Venezia]], [[Cittadella (Italia)|Cittadella]] e [[Parigi]]. Agli inizi del [[XIX secolo]] una parte arrivò anche in [[Inghilterra]] ma oggi se ne sono perse le traccie. In {{cita|Schweikhart, 1974|p. 243}}.</ref> Assieme al Caliari, alla villa lavorarono anche [[Giovanni Battista Zelotti|Giambattista Zelotti]] e [[Anselmo Canera]] formando una squadra di pittori, tutti chiamati da Sanmicheli che agì come committente secondario,<ref>{{cita|Pignatti, 1976|p. 16}}.</ref>, chenella lavoròdimora indei modoSoranzo unitariolavorarono edanche organico,[[Giovanni grazieBattista adZelotti|Giambattista una collaborazione paritariaZelotti]] e ad[[Anselmo una formazione comuneCanera]], equipe che risultòdimostrò in una eccellenteun’eccellente unione d'insieme.d’insieme, Questo ''modus operandi'' verrà replicatoesperienza numerosereplicata altre volte, come nella decorazione di [[Palazzo Canossa (Verona)|Palazzo Canossa]] a Verona.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|pp. 28, 95}}.</ref> Gli affreschi di villa Soranzo ebbero come soggetto principale la rappresentazione di finti elementi architettonici e sculture sulle pareti, con colonne e "finestre" aperte che lasciano intravedere vedute paesaggistiche o visioni celesti.<ref>{{cita|Pallucchini, 1984|pp. 21, 81}}.</ref> Questo modo di decorare era già stato utilizzato in altri palazzi veneti e prendeva ispirazione dalle descrizione delle ville romane di [[Vitruvio]] e [[Plinio il Vecchio|Plinio]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 94}}.</ref> L'esperienza nell'organizzazione della pittura di grandi spazi, appresa nei lavori alla Soranzo, si dimostrò successivametne molto importante per la carriera di Caliari.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 99}}.</ref>
[[File:Veronese Gerechtigkeit Maessigung.jpg|thumb|left|''Giustizia'' (sinistra) e ''Temperanza'' (destra), [[affresco]] attribuito a Caliari e [[Giovanni Battista Zelotti|Giambattista Zelotti]] facente parte del ciclo di villa Soranzo, oggi conservati nella [[sagrestia]] del [[Duomo di Castelfranco Veneto]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 50}}.</ref>]]
 
Negli anni successivi lavorò, grazie ai buoni uffici del Sanmicheli, nei pressi di [[Castelfranco Veneto]] per i [[Soranzo]] (1551), affrescandone la villa di famiglia, edificata proprio dal Sanmicheli. Tali pitture poi vennero malamente strappate (e la villa distrutta nel 1817) e i resti più significativi si trovano oggi nella [[sagrestia]] del [[Duomo di Castelfranco Veneto]].<ref name=S243/><ref>{{cita|Pignatti, 1976|pp. 18, 20}}.</ref><ref group="N">Le decorazioni di villa Soranzo vennero smembrati in oltre cento parti, alcuni di essi si trovano presso il [[Duomo di Castelfranco Veneto]], altri a [[Vicenza]], [[Venezia]], [[Cittadella (Italia)|Cittadella]] e [[Parigi]]. Agli inizi del [[XIX secolo]] una parte arrivò anche in [[Inghilterra]] ma oggi se ne sono perse le traccie. In {{cita|Schweikhart, 1974|p. 243}}.</ref> Assieme al Caliari, alla villa lavorarono anche [[Giovanni Battista Zelotti|Giambattista Zelotti]] e [[Anselmo Canera]] formando una squadra di pittori, tutti chiamati da Sanmicheli che agì come committente secondario,<ref>{{cita|Pignatti, 1976|p. 16}}.</ref> che lavorò in modo unitario ed organico, grazie ad una collaborazione paritaria e ad una formazione comune, che risultò in una eccellente unione d'insieme. Questo ''modus operandi'' verrà replicato numerose altre volte, come nella decorazione di [[Palazzo Canossa (Verona)|Palazzo Canossa]] a Verona.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|pp. 28, 95}}.</ref> Gli affreschi di villa Soranzo ebbero come soggetto principale la rappresentazione di finti elementi architettonici e sculture sulle pareti, con colonne e "finestre" aperte che lasciano intravedere vedute paesaggistiche o visioni celesti.<ref>{{cita|Pallucchini, 1984|pp. 21, 81}}.</ref> Questo modo di decorare era già stato utilizzato in altri palazzi veneti e prendeva ispirazione dalle descrizione delle ville romane di [[Vitruvio]] e [[Plinio il Vecchio|Plinio]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 94}}.</ref> L'esperienza nell'organizzazione della pittura di grandi spazi, appresa nei lavori alla Soranzo, si dimostrò successivametne molto importante per la carriera di Caliari.<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|p. 99}}.</ref>
 
Questa prima esperienza nella grande decorazione parietale si dimostrò molto importante per la successiva carriera del Caliari.<ref>{{cita|Pallucchini, 1984|pp. 21, 81}}.</ref> L'apprezzamento di questa prova, inoltre, fruttò al Veronese la prestigiosa chiamata da parte del cardinale [[Ercole Gonzaga]] a Mantova (nel 1552) per eseguirvi una pala d'altare per il [[Duomo di Mantova|Duomo]] raffigurante le ''Tentazioni di sant'Antonio'' ([[Musée des Beaux-Arts (Caen)|Museo di belle arti]] di Caen), dove ancora una volta il giovane Veronese dimostra la sua piena adesione alla cultura manieristica, rivolgendosi, in questa occasione, al suo versante romano e citando probabilmente il [[Torso del Belvedere]].<ref>{{cita|Marini e Aikema, 2014|pp. 22, 64}}.</ref><ref name=S246>{{cita|Schweikhart, 1974|p. 246}}.</ref>
 
=== Esordi e primi successi a Venezia ===