San Cipriano d'Aversa: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 102:
L'amministrazione del comune è stata sciolta due volte per infiltrazioni camorristiche.
 
=== La camorra agraria nei Mazzoni ===
Nell'[[agro aversano]] era storicamente presente la camorra legata al controllo del mondo agricolo, in particolare nella zona dei Mazzoni, ossia una zona della [[provincia di Caserta]] situata tra i bacini del [[Volturno]] e dei [[Regi Lagni]]. La camorra agraria nasce per imporre la sorveglianza alle aziende agricole, con la cosiddetta, "guardianìa", con le mediazioni nelle transazioni agricole e con le estorsioni sui mercati agricoli. Inizialmente erano i guardiani sui terreni dei vecchi "Nobili" i De Capoa (Capoluongo), I Marchesi Diana e i Cavalier Bevilacqua e lavoravano per questi, ma in seguito, dopo l'unità d'Italia, con con l'avvento del brigantaggio ed il venir meno delle vecchie famiglie nobiliari, tranne i Primi (Capoluongo) che rimasero dei grossi proprietari terrieri, questi (i Guardiani) si organizzarono per continuare ad avere le "guardianerie" sui terreni, ma con il tempo, poi gradualmente si interesseranno anche dell'attività edilizia.
 
I suoi storici esponenti erano:
 
* La famiglia Pagano , con il capostipite Antonio, detto "Tatonno", di [[San Cipriano d'Aversa]], guardiano terriero e mediatore, a cavallo della seconda guerra mondiale, venne ricordato come [[guappo]], ossia come mediatore di contrasti nei paesi della zona e nelle campagne.
*
 
Verso la metà degli anni settanta del XX secolo, l'attività dei vecchi clan entrò in contrasto col gruppo emergente capeggiato da [[Antonio Bardellino]] e [[Mario Iovine]]. Antonio Bardellino, di [[San Cipriano d'Aversa]], nel 1974 faceva ancora il carrozziere , per poi dedicarsi alle rapine, in particolare a quelle dei TIR e ai furti sui treni merci. Entrato in contatto con il [[clan Nuvoletta]] di [[Marano di Napoli]], di cui costituisce nel 1977 il braccio armato, venne affiliato a [[Cosa Nostra]] dal mafioso siciliano [[Rosario Riccobono]] presso la masseria dei fratelli [[Clan Nuvoletta|Lorenzo e Ciro Nuvoletta]] a Marano di Napoli; [[Carmine Schiavone]] dichiarò:
{| class="wikitable"
|«[...] Benché in quell'epoca Lorenzo Nuvoletta fosse il rappresentante regionale di [[Cosa Nostra]], Bardellino era stato autorizzato da detta organizzazione ad affiliare nuovi adepti, con la facoltà di non poter comunicare i nomi al Nuvoletta. Delle nuove affiliazioni doveva, comunque, informare [[Rosario Riccobono|Saro Riccobono]].»
|}
Già a partire dalla fine degli [[Anni 1970|anni settanta]], [[Antonio Bardellino|Bardellino]] intuì che il futuro dei traffici illegali sarebbe stato rappresentato dalla [[cocaina]], capace di alimentare a lungo termine un affare molto più redditizio rispetto a quello dell' [[eroina]]. Per questo motivo, il capoclan, organizzando un'attività di copertura di import-export di [[farina di pesce]], organizzò un imponente traffico di cocaina, che, partendo dall'[[America Latina|America latina]], giungeva nell'agro aversano passando attraverso [[Alberto Beneduce (criminale)|Alberto Beneduce]], uno dei vertici indiscussi del clan e fraterno amico di [[Michele Zagaria]]. Cionondimeno, il clan Bardellino contrabbandò anche l'eroina, le cui spedizioni dirette alla [[Gambino (famiglia)|Famiglia Gambino]] erano nascoste all'interno dei filtri di caffè espresso. I collaboratori di giustizia riferirono che, quando una di queste spedizioni venne intercettata dalle autorità antidroga, Bardellino telefonò a [[John Gotti]] affermando che il business non si sarebbe di certo fermato e che avrebbe mandato una quantità di stupefacente pari al doppio di quella sequestrata.
 
Bardellino ottenne un potere enorme, dal casertano fino al [[basso Lazio]]
 
A partire dagli [[anni 2000]] gli [[Arresto|arresti]], le condanne e il regime penitenziario del [[41 bis]] indebolirono molto le figure di Schiavone e Bidognetti consentendo l'ascesa di due boss già condannati all'ergastolo ma latitanti: [[Michele Zagaria]] e Antonio Iovine. Il primo controllava gli affari dei casalesi nel nord Italia e nell'Europa dell'est, il secondo si occupava delle coperture politiche a Roma.L'arresto di [[Antonio Iovine]] avvenuto il 17 novembre 2010, fino ad allora uno dei più importanti boss del clan, rese [[Michele Zagaria]] l'unica figura di spicco del clan. Tuttavia il 7 dicembre [[2011]], durante una massiccia operazione della [[Polizia di Stato]]  scattata all'alba, anch'egli venne catturato: il boss, latitante da ben 16 anni, si nascondeva in un bunker sotterraneo di un appartamento di [[Casapesenna]], in via Mascagni.
 
Le attività dell'organizzazione camorristica sono molto diversificate, nelle quali il [[racket]] delle [[Estorsione|estorsioni]] è tuttavia molto rilevante per l'economia del clan, soprattutto nell'[[agro aversano]]. Secondo una stima della [[Direzione nazionale antimafia]] il fatturato risultante delle aziende controllate dal clan e dei traffici illeciti si aggirerebbe attorno ai 30 miliardi di euro. Inoltre dal [[1985]] al [[2004]] sarebbero stati compiuti dal clan 646 omicidi. L'attività dell'organizzazione risulta attiva anche sotto l'aspetto imprenditoriale, tanto che nel 2008 tentò addirittura di acquisire quote societarie della ''[[Società Sportiva Lazio]]'', tramite l'ex calciatore [[Giorgio Chinaglia]].
 
Durante la [[crisi dei rifiuti in Campania]] nel [[2008]] venne scoperto un grande traffico e smaltimento illegale di rifiuti da parte del clan. Il clan è inoltre attivo anche nel traffico di [[eroina]]<nowiki/>e [[cocaina]], essendo stato accertato la presenza di contatti di vari esponenti del clan con diversi boss di [[cosa nostra statunitense]] della [[famiglia Gambino]] di [[New York]], [[John Gotti]], soprattutto nell'ambito della fornitura di stupefacenti.
 
=== Diffusione internazionale ===