Racconto fantastico: differenze tra le versioni

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== Storia ==
=== Il racconto fantastico nell'Ottocento ===
Il racconto fantastico nasce all’inizio dell’Ottocento con il [[Romanticismo tedesco]], ma già a partire dal XVIII secolo aveva preso campo un genere narrativo che può essere considerato una delle prime manifestazioni del fantastico, il romanzo gotico. Il nome gotico gli viene attribuito perché in quel periodo avveniva la rinascita dello stile gotico in architettura e veniva riscoperto il Medioevo e il termine nero, dato che i fatti raccontati incutevano terrore e paura.
 
Si può far risalire la data dell'inizio di questo [[Generi letterari|genere]] al [[1764]] con la pubblicazione del romanzo di [[Horace Walpole]] intitolato ''[[Il castello di Otranto]]'', un’opera dall’intreccio complesso e ricco di colpi di scena, con alcune caratteristiche che diventarono ''topoi'' del [[Romanzo gotico|genere gotico]], e che furono assimilate nella narrativa fantastica successiva:
* l’ambientazione della vicenda: un passato tenebroso, spesso un Medioevo stereotipato, lontanissimo dal mondo della nascente società industriale;
* lo scenario: un castello in rovina (o un’abbazia) che nasconde oscuri segreti;
* gli oggetti di scena: cardini che cigolano, lanterne, botole, ecc.;
* i soggetti: il nobile malvagio, l’eroina candida, il valoroso eroe;
* la presenza del [[soprannaturale]], sul cui intervento terrorizzante si fonda l’intreccio;
* l’effetto della paura ottenuto attraverso procedimenti vistosi (ad esempio ricorre spesso l’oscurità).
Per [[Italo Calvino|Calvino]], curatore di una raccolta di racconti fantastici dell’Ottocento, il fantastico può essere diviso in visionario (predominante all’inizio del secolo) e mentale, o astratto, o psicologico, o quotidiano (prevalente verso la fine del secolo). Il suo tema è il rapporto tra la realtà del mondo che conosciamo attraverso la percezione e la realtà del mondo del pensiero; l’essenza della letteratura fantastica, i cui effetti migliori stanno nell’oscillazione di livelli di realtà inconciliabili, è il problema della realtà di ciò che si vede: cose straordinarie che forse sono allucinazioni proiettate dalla nostra mente e cose usuali che forse nascondono, sotto l’apparenza banale, una seconda natura, inquietante, misteriosa, terrificante.
 
Secondo lo studioso [[Cvetan Todorov|Todorov]] il fantastico è l’esitazione provata da un essere il quale conosce solo le leggi naturali di fronte a un avvenimento apparentemente soprannaturale, ed esige che siano soddisfatte tre condizioni:
# il lettore deve considerare il mondo dei personaggi come un mondo di persone viventi, ed esitare tra una spiegazione naturale ed una soprannaturale degli eventi;
# anche un personaggio può provare la stessa esitazione;
# il lettore non deve accettare né l’interpretazione allegorica né quella poetica
Poiché il fantastico dura il tempo di un’esitazione (comune al lettore e al personaggio) alla fine della storia il lettore, se non il personaggio, prende una decisione ed evade dal fantastico con due opzioni:
# se le leggi della realtà rimangono intatte e spiegano i fenomeni l’opera appartiene allo strano;
# se invece si devono ammettere nuove leggi di natura entriamo nel meraviglioso.
Il fantastico viene così ad essere un genere che appartiene ad una zona di transizione tra lo strano ed il meraviglioso.
 
Almeno per la prima metà dell’Ottocento racconto fantastico significa racconto alla [[Ernst Theodor Amadeus Hoffmann|Hoffmann]] (1776-1822), figura di spicco del [[Romanticismo tedesco]] che inaugurò e introdusse nel repertorio del fantastico il tema del sogno, dell’allucinazione, le figure di personaggi visionari, inquieti, soggetti al fascino pericoloso suscitato dai loro stessi incubi e ossessioni. Con i suoi racconti, non siamo più nello scenario gotico, ma in interni borghesi della prima metà del secolo.
 
Nella sua opera ''[[La storia del riflesso perduto]]'' (1815) è possibile vedere come il tema del "doppio" sia centrale: si tratta di un racconto incentrato sul “doppio”, anche a prescindere dal tema del riflesso, poiché lo stesso sistema dei personaggi si articola in serie opposte.
 
È centrale il tema dello sdoppiamento di Erasmo e la perdita del riflesso, ma simboleggiante la situazione di inadeguatezza grottesca in cui il personaggio si è venuto a trovare, la perdita di credibilità nell’ambito familiare e sociale, risultato dell’avventura demoniaca interpretabile come trasgressione dei valori borghesi.
 
Il “doppio” riguarda anche la struttura narrativa poiché si tratta di un racconto nel racconto (Le avventure della notte di San Silvestro), che duplica un’analoga avventura vissuta dal narratore nella cornice.
 
Dopo Hoffmann l’autore che più ha influenzato il fantastico europeo è [[Edgar Allan Poe]] (1809-1849), che nei suoi racconti utilizzò spesso il repertorio e le atmosfere del [[romanzo gotico]], ma se ne servì come di un mezzo per realizzare un’arte in cui anche gli effetti più macabri sono calibrati e studiati all’interno di una precisa strategia narrativa. L’opera dello scrittore [[Stati Uniti d'America|statunitense]] si diffuse, grazie a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]], soprattutto in [[Francia]], e ben presto costituì uno dei grandi modelli del fantastico.
 
Un esempio della sua tecnica narrativa emerge dalla sua opera ''Il ritratto ovale'' (1845), nel quale appare di nuovo il tema del “doppio”, oltre a quello dell’oggetto inanimato che prende vita. Il racconto è diviso in due parti, distinte anche dal cambiamento dell’enunciazione (prima persona nella prima, terza persona nella seconda), grazie all’espediente di inserire un manoscritto all’interno del testo.
 
La prima parte costituisce così una cornice che ha evidenti contatti con la tradizione “gotica”, la seconda parte presenta il “racconto nel racconto” nel quale Poe costruisce un crescendo emotivo che culmina nelle due esclamazioni finali, rispettivamente del pittore e del narratore di secondo grado; il narratore stesso non si pronuncia sull’attendibilità degli avvenimenti ma sospende il giudizio, suscitando l’incertezza del lettore.
 
L’ambientazione gotica e la descrizione curata dei luoghi mira a suscitare suspense, accresciuta anche dai riferimenti temporali.
 
Nella seconda metà dell’Ottocento in [[Inghilterra]] presero vita sottogeneri nuovi e fra essi un posto di rilievo ha la ''[[Storie di fantasmi (genere letterario)|ghost story]]'', il racconto di fantasmi, cui si dedicarono anche scrittori come [[Charles Dickens|Dickens]]; anche in questo caso il significato simbolico è quello di un rifiuto del materialismo prodotto dalla nascente società industriale.
 
Sempre nella seconda metà dell’Ottocento si diffuse l’interesse per i sogni (che era già presente, sulla scia del [[Romanticismo]], nel primo Ottocento) e quello per i fenomeni psichici, forze misteriose della cui esistenza si cercava di fornire le prove; è assai significativo che la diffusione delle teorie psicoanalitiche di [[Sigmund Freud|Freud]] in [[Europa]] intorno agli anni Venti segni il declino della storia di fantasmi: introducendo una conoscenza scientifica della vita della psiche, la teoria freudiana toglieva spazio all’ambiguità necessaria su cui si fondava la ''ghost story''.
=== Il racconto fantastico nel Novecento ===