Giovan Battista Marino: differenze tra le versioni

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Intenso è l'impegno agiografico nei primi anni Trenta, probabilmente in risposta al consolidamento della politica di Urbano VIII, che caratterizza prepotentemente col suo segno l'intero decennio; seguono infatti nel [[1631]] la ''Vita del cavalier Marino'' di [[Giovanni Francesco Loredano]] (la più interessante e la più ristampata, sia da sola, sia nel complesso delle opere del Loredano, sia, dal [[1653]], nelle ristampe della ''Lira''), nel [[1633]] la biografia di [[Giacomo Filippo Camola]] compresa nella stampa Manelfi della ''[[La strage degli innocenti (Marino)|Strage degl'innocenti]]'' e nel [[1634]] quella di [[Francesco Ferrari (scrittore)|Francesco Ferrari]] compresa nell'impressione Scaglia dello stesso poema.
 
A queste devono essere aggiunte quella di [[Giovanni Battista Manso]], che l'ha pronta immediatamente dopo quella del Loredano, e che per varii motivi rimane manoscritta e va poi perduta (nel [[1803]], in una sua vita di Francesco De Pietri, lo studioso [[Francesco Daniele]] sostiene di averla rinvenuta tra le carte del Manso, e di averla depositata nell'allora Regia Biblioteca Borbonica; ma già Carlo Antonio de Rosa la dice colà irreperibile nei suoi ''Ritratti poetici'' di letterati napoletani del [[1834]]); e poi, tra quelle tarde e basate su fonti indirette, almeno quella di Lorenzo Crasso nei suoi ''Elogj'' ([[1666]]); quella di Antonio Bulifon del [[1699]]; e quella tedesca in accompagnamento alla versione della ''Strage degl'innocenti'' di Brockes.
 
=== «L'Occhiale» dello Stigliani (1627) ===