Giuseppe Volpi: differenze tra le versioni

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Grazie all'insieme di attività riuscì ad accumulare una piccola fortuna (dal padre ereditò molto poco, se si esclude la casa di famiglia all'angolo del canale in Campo dei Frari), che negli anni successivi investì con molta oculatezza in altre attività. Negli stessi anni aveva costituito con l'avvocato Giovanni Pantaleo (padre dell'amico Ugo e finaziatore di alcune importanti attività del Volpi) una società mineraria per lo sfruttamento di un giacimento di antracite in Carnia. Le prospettive dell'affare dovevano essere piuttosto buone, se Volpi riuscì a convincere il senatore Niccolò Papadopoli, che aveva sviluppato già diversi interessi in campo economico a Venezia (era azionista e amministratore della Società veneziana di navigazione a vapore e della Società Cellina per lo sfruttamento delle risorse idriche nel Veneto) a divenire socio della società versando 250.000 lire.
 
Abile nel costruirsi una rete di contatti sia in Italia che all'estero (tra l'altro fu dapprima, nel 1903, vice-console e poi, dal 1903, console onorario di Serbia, una posizione che in quegli stessi anni ottenne anche per il piccolo stato di San Marino), divenne, ancora molto giovane, il punto di riferimento per un gruppo di imprenditori, uomini d'affari e possidenti veneziani ([[Piero Foscari]], [[Niccolò Papadopoli]], Amedeo Corinaldi, Ruggero Revedin, [[Roberto Paganini]]) per diverse iniziative economiche. All'estero la più importante si concretizzò in Montenegro tra il 1902 e il 1903, quando Volpi aveva appena 25-26 anni. Subentrando ad un ambizioso progetto avviato da Foscari che prevedeva la costruzione di una ferrovia, di un porto, lo sfruttamento di miniere e risorse forestali, Volpi realizzò un vasto accordo con il governo montenegrino, trattando direttamente con il re [[Nicola I del Montenegro]], padre della [[Elena del Montenegro|Regina Elena di Savoia]], e con l'allora principe [[Danilo II del Montenegro]], oltre che con i ministri competenti. Nel 1903 venne costituita la Regia Cointeressata dei tabacchi del Montenegro, una società di cui Volpi divenne amministratore delegato, che garantiva alle casse dello stato balcanico entrate sicure dall'attività di coltivazione del tabacco, una delle risorse più ricche del paese, mentre l'impresa produceva in esclusiva tabacco e sigari per le esportazioni nei due stabilimenti aperti a Antivari e a Podgorica. Due anni più tardi, nel 1905, venne fondata la [[Compagnia di Antivari]], di cui Volpi fu direttore e poi amministratore delegato. Tale società si incaricò di svolgere i complessi lavori per la realizzazione del porto di [[Antivari]] (oggi Bar) e per la costruzione di una ferrovia che dal porto sarebbe risalita fino a Viz Bazar, una località sul [[Lago di Scutari]], dove le merci avrebbero proseguito per raggiungere la linea ferroviaria, all'epoca in costruzione che doveva collegare [[Vienna]] e i Balcani a Costantinopoli. In entrambe le operazioni Volpi venne sostenuto dalla [[Banca Commerciale Italiana]]. Nei primi anni del secolo Volpi aveva conosciuto [[Jósef Leopold Toeplitz|Giuseppe Toeplitz]], all'epoca direttore centrale dell'istituto di credito inviato a Venezia per aprire la locale filiale della banca milanese, e attraverso di lui era entrato in una relazione umana e professionale molto stretta con l'amministratore delegato della banca, [[Otto Joel]].
 
Nel 1902 trasformò in Società Italiana per le miniere d'Oriente un sindacato costituito a Venezia con i soci abituali per lo sfruttamento delle miniere in [[Anatolia]], al confine tra [[Turchia]] e [[Bulgaria]]. Direttore della società fu [[Bernardino Nogara]], con il quale avrebbe in seguito condiviso molte delle iniziative a [[Costantinopoli]].
 
Nel 1904 Volpi si lanciò in un nuovo business molto promettente, ma non meno complesso, quello elettrico. Insieme a Revedin iniziò ad acquisire alcuni piccoli impianti a [[Palmanova]], [[Cividale del Friuli|Cividale]] e a [[Belluno]]. Nel 1905 costituì una nuova anonima, la [[Società Adriatica di Elettricità]] (SADE), dentro la quale trovarono spazio gli impianti già acquisiti ed integrati fra loro. Era solo il primo passo per la costruzione di uno dei maggiori colossi italiani del settore. Come in altre circostanze, il suo capitale di rischio fu relativamente contenuto (Volpi versò inizialmente poche decine di migliaia di lire), ma anche in questa circostanza il non ancora trentenne giovane imprenditore seppe riunire attorno a sé la quasi totalità degli investitori che aveva coinvolto nell'affare montenegrino, oltre alla filiale veneziana della Banca Commerciale. Già prima dello scoppio della prima guerra mondiale la SADE era uno dei maggiori gruppi elettrici del paese, controllando l'intero Nord-Est e avendo propaggini che scendevano lungo la costa adriatica fino alle Puglie.
 
Nel 1912, con la guerra[[Guerra italo-turca]], Ii suoi contatti nel mondo ottomano e nei Balcani fecero di Volpi l'uomo ideale per prendere parte alle discussioni per il trattato di pace con la Turchia. Nominato ministro plenipotenziario da [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], fu uno dei negoziatori italiani (gli altri due erano [[Pietro Bertolini]] e [[Guido Fusinato]]) che discussero i termini di un accordo con i rappresentanti di Costantinopoli per diverse settimane a Ouchy, vicinoun aquartiere di [[Losanna]], in [[Svizzera]]. L'accordo, noto come pace di Ouchy o [[Trattato di Losanna (1912)|Trattato di Losanna]], venne raggiunto nell'ottobre del 1912. Il trionfale ritorno in Italia dei tre negoziatori diede un'inattesa notorietà a Volpi, trasformandolo in una personalità pubblica.
 
Nel [[1917]] fu tra i protagonisti della realizzazione del nuovo [[Marghera|Porto Marghera]] e dopo il [[Prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] acquistò prestigiose catene [[albergo|alberghiere]], gestendo a Venezia il Grand Hotel e l'[[Hotel Excelsior (Lido di Venezia)|Excelsior]]. Fu Presidente dell'[[Assonime]] dal [[1919]] al [[1921]], chiamando nel ruolo di segretario [[Felice Guarneri]].
 
Fece parte della [[massoneria]], assieme a <ref> Va ricordato che anche se la Massoneria fu posta fuorilegge con il Regio Decreto 13 marzo 1927, n. 313, voluto da Benito Mussolini, tutti e quattro i “quadrumviri” della Marcia su Roma ([[Italo Balbo]], [[Michele Bianchi]], [[Cesare Maria De Vecchi]] e [[Emilio De Bono]]) appartenevano alla [[Gran Loggia d'Italia degli Alam|Gran Loggia d'Italia]]. Cfr. {{cita libro |autore = Aldo Alessandro Mola |titolo = Storia della massoneria italiana: dalle origini ai giorni nostri |editore = Bompiani |città = Milano |anno = 1992 |pagina = 505 |isbn = 88-452-1929-1}} Alla stessa comunione appartenevano anche altri importanti gerarchi quali [[Roberto Farinacci]], [[Cesare Rossi]], [[Giacomo Acerbo]] e [[Giovanni Marinelli]]. Cfr. Aldo Alessandro Mola, ''cit.'', pag. 487.</ref> [[Cesare Rossi]], [[Giacomo Acerbo]] e [[Giovanni Marinelli]].<ref>Cfr. Aldo Alessandro Mola, ''cit.'', pag. 487.</ref><ref name= Petacco>{{cita libro|titolo= Riservato per il duce. I segreti del regime conservati nell'archivio personale di Mussolini.|autore= [[Arrigo Petacco]]|editore= [[Arnoldo Mondadori Editore]]|edizione= sedonda|città= [[Portovenere]]|p= 147|collezione= Le Scie|volume= unico|data= Novembre 1979}}</ref> Aderì al fascismo e dal [[1922]] al [[1925]] fu governatore della [[Tripolitania italiana]]. In questa veste avallò le azioni di dura repressione ordinate dal [[generale]] [[Rodolfo Graziani]] contro i ribelli [[libia|libici]]. Nel [[1925]] gli fu concesso il titolo di conte di Misurata da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]. Dal [[1925]] al [[1928]] fu [[Ministri delle Finanze del Regno d'Italia|Ministro delle finanze]] del [[governo Mussolini]]: la sua azione governativa fu tesa ad avvicinare i [[capitalismo|capitalisti]] al fascismo.