Giovan Francesco Caroto: differenze tra le versioni

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Il [[anni 1530|terzo decennio del cinquecento]] fu, per Caroto, un periodo di grande impegno che si tradusse in opere di pregio che coniugano "gli influssi della cultura romana con nuovi accenti personali".<ref>{{cita|Marchiori, 1974|p. 63}}.</ref> Uno degli esempi più esplicativi di questo periodo, nonostante vi siano stati in passato alcuni dubbi sulla corretta attribuzione, è un ciclo di affreschi dipinto sulla parete settentrionale della [[navata]] centrale della chiesa di Santa Maria in Organo, antistanti a quelli dipinti dal [[Nicolò Giolfino|Giolfino]]. Questo ciclo comprende quattro scene bibliche, ''Storie del Vecchio Testamento'', separate da finti pilastri con [[architrave]] e raffiguranti nello specifico il ''Passaggio del Mar Rosso'', la ''Consegna delle tavole a Mosè'', un ''David e Golia'' e ''Elia rapita in cielo''. Queste scene sono, poi, completate da quattro [[Tondo (pittura)|tondi]] raffiguranti due ''Olivetani'', ''San Michele Arcangelo'' e ''San Govanni Evangelista''.<ref>{{cita|Marchiori, 1974|p. 64-65}}.</ref> Questi affreschi rappresentano una prova di vivace qualità del pittore veronese in cui attinge a piene mani dallo stile e dai modelli di [[Giulio Romano]].<ref>{{cita|Viviani, 2002|p. 220}}.</ref>
 
Riguardo alla raffigurazione dei due [[Congregazione olivetana|olivetani]] negli affreschi di Santa Maria in Organo c'è da dire che, sia Giovan Francesco che il fratello Giovanni, eseguirono almeno altri tre ritratti di [[Ordine di San Benedetto|monaci benedettini]] durante la loro vita. Ciò fa supporre che i due Caroto vantassero solidi contatti, seppur non documentati, con il [[clero regolare]] che a quel tempo risiedeva nel [[Chiesa dei Santi Nazaro e Celso (Verona)|monastero dei Santi Nazaro e Celso]] a Verona. Tra queste opere, di Giovan Francesco è conservata al museo di Castelvecchio una tela, ''[[Giovane monaco benedettino]]'', che, viste le assomiglianze con la sua ''Sofonisba'', viene generalmente attribuita ad una produzione relativamente giovanile del pittore, seppur con alcune riserve.<ref>{{cita|Marini, Peretti, Rossi, 2010|pp. 408-409}}.</ref>
 
Alcuni critici tendono ad attribuire a Giovan Francesco anche un ciclo di [[affresco|affreschi]], ''Storie dell'Apocalisse'', per [[Villa Del Bene]] a Volargne (comune di [[Dolcè]]), realizzati in collaborazione con il fratello e al giovane [[Domenico Brusasorzi]]. Tuttavia, la non eccelsa qualità dell'opera inducono alcuni dubbi su questa attribuzione. E' probabile che il contributo di Giovan Francesco sia alquanto marginale e che la datazione sia attribuibile agli ultimi anni di vita del pittore quando la sua produzione si era oramai fatta qualitativamente più debole.<ref name=Marchiori179>{{cita|Marchiori, 1974|p. 179}}.</ref><ref>{{cita|Fiorio, 1971|p. 109}}.</ref>