Martirio di san Cristoforo e evangelisti: differenze tra le versioni

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San Cristoforo venne sempre raffigurato nel [[XVI secolo]] in grandi dimensioni sulle facciate delle chiese e sulle porte della città, si riteneva che essendo protettore della ''morte sùbita'', potesse proteggere dalla morte improvvisa anche essendo visto da lontano. La leggenda narra che il santo fosse stato salvato dal lancio di frecce che anzichè colpirlo, miracolosamente invertirono la traiettoria colpendo il re Dagno di [[Licia]] e i suoi persecutori<ref>La storia narra che il santo avesse consigliato al re di medicarsi con il suo sangue, e così Dagno guarì dalla ferita convertendosi al cristianesimo e diffondendone il culto</ref>. Il santo storicamente sembra che poi subì il martirio della decapitazione. I due affreschi raccontano questi due momenti identificandoli sulla parte inferiore con l'iscrizione della narrazione degli eventi.
 
L'affresco avrebbe assonanze con altri lavori della [[Marinoni (famiglia9famiglia)|bottega]] di [[Desenzano al Serio]]. La raffigurazione del re di Licia è accostabile a ''sant'Onofrio'' del [[Polittico degli Eremiti]] della [[Chiesa di Santa Maria (Nembro)|chiesa di Santa Maria]] di [[Nembro]]; l'armigero presente nella scena della ''Decapitazione'' ha assonanze con il ciclo di ''[[Storie di san Bartolomeo]]'' della vicina [[Chiesa di San Bartolomeo (Albino)|omonima]].
 
Difficile identificare l'autore dell'opera che, se è riconunducibile alla bottega marinoniniana, aveva più di un soggetto attivo. L'architettura porticata presente nella sezione del martirio, ha forti assonanze con il ciclo presente nel presbiterio di Nembro che dalla certificazione risulta realizzato nel biennio 1537-38 da Antonio, questo confermerebbe l'esecuzione nel terzo decennio del [[XVI secolo]], così come nelle raffigurazioni presenti nell'[[Abbazia di Pontida]] negli [[Affreschi del convento di San Giacomo|affreschi]] della [[Capitolo (cristianesimo)|sala capitolare]].