Rivolta di Nika: differenze tra le versioni

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A questo punto, dopo l'impunità e l'azione di forza, la rimozione dei tre funzionari rappresentava un atto di debolezza. Le parti pertanto anziché calmarsi credettero giunto il momento di approfittarne ed andare oltre. Sarebbe stata invece la fermezza di Teodora in questo frangente a riprendere in pugno la situazione spingendo il consorte ad imporsi.
 
== Cronologia della rivolta ==
La sommossa iniziò al [[Circo (antica Roma)|circo]] la mattina dell'11 gennaio, all'inaugurazione dei giochi: all'entrata dell'imperatore, accompagnato dalla sua "onoratissima sposa che Dio gli aveva dato", si levarono fischi, proteste, slogan di ribellione, ed infine il grido divenne solo uno: "Nika". La rivolta dall'ippodromo si estese nelle vie e nelle piazze. Scontri, barricate, incendi e saccheggi durati per sei giorni, distrussero diversi quartieri della città.
 
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=== Ruolo di Narsete e Belisario ===
Al comando della difesa del palazzo reale vi era il generale [[Narsete]], che si trovava in situazione di grave difficoltà, in mancanza dell'arrivo dei rinforzi. Narsete distribuì ai ribelli della fazione degli Azzurri una parte del tesoro di Giustiniano, ottenendo di riconciliarsi personalmente con alcuni membri degli Azzurri e di far convergere sull'ippodromo tutti i rivoltosi.
 
Dopo tre giorni di rivolta, il generale [[Belisario]] al comando dell'esercito imperiale era giunto alle porte della città, reduce dalla guerra [[persia]]na seguito da molti mercenari.
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Gli uomini di Narsete e Belisario entrarono dai diversi ingressi dell'ippodromo e fecero strage dei rivoltosi, arrestando Ipazio, nipote di Anastasio I, che era stato proclamato imperatore, e il cugino di costui Pompeo, che furono incarcerati e messi a morte da Giustiniano. Secondo le fonti furono uccise nell'Ippodromo 35 000 persone.
 
Belisario venne ricompensato dall'Imperatore con la carica di ''[[magister militum]]'', che lo poneva a capo dell'esercito bizantino. M.R
 
== Avvenimenti successivi ==