Benvenuto Cellini: differenze tra le versioni

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[[File:Benvenuto Cellini Florence Uffizi.jpg|thumb|''Statua di Benvenuto Cellini'', Loggiato degli Uffizi, Firenze]]
 
L'esempio più cospicuo della plastica celliniana dopo il rimpatrio è costituito dal ''[[Perseo con la testa di Medusa]]'' della [[Loggia della Signoria]], dove rappresenta la scultura più importante «fra le costruzioni classicamente rinascimentali del Sansovino e la figura serpentinata del Giambologna». La fortuna dell'opera fu immediata: il ''Perseo'', infatti, al di là del significato politico (in riferimento a [[Cosimo de' Medici]] che stronca ogni velleità repubblicana, così come l'eroe greco decapita la [[Gorgone]]), riflette perfettamente l'ideale di bellezza maschile secondo i canoni manieristici, presentando una figura «agile, raffinata, languida, sensuale [...] altamente aristocratica che non incarna né l'eroismo né la spiritualità» ([[Giuseppe Nifosì]]). Ad alimentare la fama dell'opera vi furono anche le circostanze della fusione, delle quali si parla in ''[[Perseo con la testa di Medusa#Una fusione straordinaria|Perseo con la testa di Medusa § Una fusione straordinaria]]''.<ref name=HH/>
 
=== Cellini scrittore ===
Dal 1558 al 1567 Cellini fu impegnato nella stesura della sua autobiografia, ''[[Vita (Benvenuto Cellini)|La Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze]]'', poi stampata postuma a Napoli nel 1728.<ref name=cc>{{cita web|editore=Treccani|anno=1996|città=Roma|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/benvenuto-cellini-la-vita-introduzione_(I-Classici-Ricciardi:-Introduzioni)/|autore=Carlo Cordié|titolo=Benvenuto Cellini: La Vita - Introduzione|operaautore=ICarlo ClassiciCordié|anno=1996|accesso=3 Ricciardinovembre 2018}}</ref>
 
Ricorrendo a un linguaggio schietto e spontaneo e attingendo a piene mani dal potere espressivo della lingua fiorentina, Cellini con quest'opera consegnò ai posteri un valente documento biografico dove narra della genesi delle sue opere e dei vari episodi che hanno caratterizzato la sua irregolare esistenza, con passi destinati a divenire celebri (l'esorcismo nel Colosseo, la visita di Francesco I all'''atelier'' a Parigi, la fuga da Castel Sant'Angelo).<ref name=cc/> Altrettanto prezioso è anche il valore storiografico dell'opera, che si propone come un affresco della società del Cinquecento, come osservato dal critico letterario [[Carlo Cordié]]:
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== L'uomo Cellini ==
Vedere{{vedi anche: [[|Ritratti di Benvenuto Cellini]]}}
 
Cellini nella sua vita ebbe un carattere sanguigno ed iroso, inguaribilmente arrogante, non mancando di rimanere implicato in liti e risse con orafi rivali o mecenati meschini e taccagni: si macchiò perfino di diversi omicidi (spesso mossi da motivi futili), in maniera analoga a come farà l'ancor più famigerato [[Caravaggio]] nel Seicento.<ref name="cc" /> Un ritratto caratteriale assai vivido di Benvenuto Cellini ci viene offerto da [[Giuseppe Baretti]], critico letterario del XVIII secolo che scrisse: {{citazione|... Noi non abbiamo alcun libro della nostra lingua tanto dilettevole a leggersi quanto la ''Vita'' di quel Benvenuto Cellini scritta da lui medesimo nel puro e pretto parlare della plebe fiorentina. Quel Cellini dipinse quivi se stesso con sommissima ingenuità, e tal quale si sentiva di essere [...] cioè animoso come un granatiere francese, vendicativo come una vipera, superstizioso in sommo grado, e pieno di bizzarria e di capricci; galante in un crocchio di amici, ma poco suscettibile di tenera amicizia; lascivo anzi che casto; un poco traditore senza credersi tale; un poco invidioso e maligno; millantatore e vano, senza sospettarsi tale; senza cirimonie e senza affettazione; con una dose di matto non mediocre, accompagnata da ferma fiducia d'essere molto savio, circospetto e prudente. Di questo bel carattere l'impetuoso Benvenuto si dipinse nella sua Vita senza pensarvi su più che tanto, persuasissimo sempre di dipingere un eroe ...|Giuseppe Baretti<ref name=cc/>}}
 
Cellini nella sua vita ebbe un carattere sanguigno ed iroso, inguaribilmente arrogante, non mancando di rimanere implicato in liti e risse con orafi rivali o mecenati meschini e taccagni: si macchiò perfino di diversi omicidi (spesso mossi da motivi futili), in maniera analoga a come farà l'ancor più famigerato [[Caravaggio]] nel Seicento.<ref name="cc" /> Un ritratto caratteriale assai vivido di Benvenuto Cellini ci viene offerto da [[Giuseppe Baretti]], critico letterario del XVIII secolo che scrisse:{{citazione|... Noi non abbiamo alcun libro della nostra lingua tanto dilettevole a leggersi quanto la ''Vita'' di quel Benvenuto Cellini scritta da lui medesimo nel puro e pretto parlare della plebe fiorentina. Quel Cellini dipinse quivi se stesso con sommissima ingenuità, e tal quale si sentiva di essere [...] cioè animoso come un granatiere francese, vendicativo come una vipera, superstizioso in sommo grado, e pieno di bizzarria e di capricci; galante in un crocchio di amici, ma poco suscettibile di tenera amicizia; lascivo anzi che casto; un poco traditore senza credersi tale; un poco invidioso e maligno; millantatore e vano, senza sospettarsi tale; senza cirimonie e senza affettazione; con una dose di matto non mediocre, accompagnata da ferma fiducia d'essere molto savio, circospetto e prudente. Di questo bel carattere l'impetuoso Benvenuto si dipinse nella sua Vita senza pensarvi su più che tanto, persuasissimo sempre di dipingere un eroe ...|Giuseppe Baretti<ref name=cc/>}}
== Opere ==
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