Logica: differenze tra le versioni

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In [[Civiltà occidentale|Occidente]], i primi sviluppi di un pensiero logico che consentisse di spiegare la natura a partire da argomentazioni coerenti e razionali si sono avuti con i [[presocratici]].
 
[[Pitagora]] riteneva che la [[matematica]] fosse la legge fondamentale del [[pensiero]], una legge che gli dava vita e forma secondo la propria struttura; egli inoltre vedeva nel [[numero]] il fondamento non solo del pensare, ma anche della realtà. Il legame indissolubile tra la dimensione ontologica e quella gnoseologica resterà una costante della [[filosofia greca]]: per [[Parmenide]] e la [[scuola di Elea]], la logica formale di non-contraddizione, che è la regola a cui sottostà ogni pensiero, è infatti anche legge dell'[[Essere]],<ref name=jaspers>«Il [[principio di non-contraddizione]], introdotto da Parmenide per rivelare l'essere stesso, la verità essenziale, fu successivamente impiegato come strumento del pensiero logicamente cogente per qualsiasi affermazione esatta. Sorsero così la logica e la dialettica» (K. Jaspers, ''I grandi filosofi'', pag. 737, trad. it., Milano, Longanesi, 1973).</ref> che ne risulta vincolato in maniera ''necessaria'': «La dominatrice Necessità inflessibile lo tiene neinelle legamistrettoie del limite, che lotutto rinserra tutt'intorno poichélo ècinge; stabilitoperché bisogna che l'essereEssere non sia senza compimentoincompiuto».<ref>Parmenide, frammento 8, v. 30, della raccolta ''I presocratici'' di Diels-Kranz.</ref> La tesi parmenidea dell'immutabilità dell'Essere, che «è e non può non essere», fu un primo esempio di logica dei predicati,<ref name=jaspers /> incentrata cioè su una stringente coerenza tra il [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e il [[predicato]]; essa venne fatta propria dal suo discepolo [[Zenone di Elea]], il quale ricorrendo all'uso dei [[paradosso|paradossi]] mise in atto una [[dimostrazione per assurdo]] per confutare le obiezioni degli avversari.
 
Accanto a questo tipo di logica lineare (chiamata anche ''dialettica''),<ref>Sarebbe stato Aristotele ad annoverare Zenone come l'iniziatore della [[dialettica]], stando alla testimonianza di [[Sesto Empirico]] (''Adversus mathematicos'', VII, 6-7) e di [[Diogene Laerzio]] (''Vite dei filosofi'', VIII, 2, 57; IX, 5, 25).</ref> propria degli eleati, [[Eraclito]] sviluppava una dottrina ''antidialettica'', basata sull'interazione e la complementarità di due realtà contrapposte, che anziché escludere i paradossi in quanto ritenuti "illogici", li accoglieva come un dato di fatto. Eraclito tuttavia evidenziava anche come quelle contraddizioni altro non fossero che variazioni superficiali di un identico sostrato, che celavano la trama segreta dell'unico ''[[logos]]''.<ref>«Ascoltando non me, ma il ''lógos'', è saggio convenire che tutto è Uno» (Eraclito, [http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiaantica/eraclito.htm frammento 50 della raccolta Diels-Kranz]).</ref> In che misura la dottrina eraclitea del ''logos'' si opponesse al principio di non-contraddizione risulta pertanto poco chiaro, ed era oggetto di discussione tra gli stessi antichi greci.<ref>Bruno Marini, ''Eraclito l'oscuro'', Libreria Chiari, 2002.</ref>