Similitudine (figura retorica): differenze tra le versioni

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del sole|[[Libro della Sapienza|Sapienza]] 2,4}}
La '''similitudine''' (lat. ''similitudo'', gr. ''parabolé'' "paragone, confronto tra due o più termini", da cui il termine ''parabola'') è una [[figura retorica]] che consiste nel confrontare due identità, in una delle quali si individuano proprietà somiglianti e paragonabili a quelle dell'altra, facendo uso di avverbi quali: come, simile a, sembra, assomiglia, così come, ecc., a differenza della metafora che non si serve di questi ultimi.
 
La similitudine si differenzia dalla [[comparazione]] perché nella prima i termini del confronto non sono intercambiabili.
 
La similitudine è particolarmente diffusa nei testi antichi come, per esempio, nella [[Bibbia]]:
{{Citazione|La nostra vita passa come l'ombra di una nube<br />e si dissolve come nebbia<br />inseguita dai raggi del sole|[[Libro della Sapienza|Sapienza]] 2,4}}
 
Anche la letteratura classica ha fatto largo uso della similitudine e nell'[[Eneide]], per esempio:
{{Citazione|A queste rive la folla tutta si precipitava sparsa,<br />le madri e gli uomini e corpi strappati alla vita<br />di magnanimi eroi, e bambini e inviolate ragazze<br />e giovani innalzati sui roghi davanti ai genitori:<br />quante nei boschi al primo freddo d'autunno<br />fragili cadon le foglie, o alle rive dal profondo abisso<br />quanti uccelli s'addensano, quando un anno freddo<br />li fuga oltre il mare ed in terre apriche li spinge.|[[Eneide]], VI, 305-312, traduzione di GAO}}
 
Solitamente le similitudini della poesia antica sono piuttosto complesse e si sviluppano per esteso: nella [[Divina Commedia]] di [[Dante Alighieri]] infatti, se ne incontrano molteplici: