Operazione Urano: differenze tra le versioni

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|Parte_di=della [[battaglia di Stalingrado]]
|Immagine=T-34 Urano.jpg
|Didascalia=[[Carro armato]] sovietico [[T-34 (carro armato)|T-34]] in marcia durante i giorni dell'operazione Urano
|Luogo= regione del [[Don (fiume Russia)|Don]] e di [[Volgograd|Stalingrado]], [[Unione Sovietica]]
|Data=19 - 26 novembre [[1942]]
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=== Preparativi per l'offensiva ===
I preparativi per la controffensiva nel settore di Stalingrado (operazione Urano), che per le sue implicazioni strategiche ed anche politico-propagandistiche rimase l'operazione più importante dell'Armata Rossa tra quelle pianificate per la campagna d'inverno 1942-43<ref>{{Cita|Scotoni 2007|p. 171|Scotoni2007}}.</ref>, furono complessi e rallentati dai problemi logistici, dalle carenze organizzative sovietiche e dalla necessità di mascherare al nemico le intenzioni e i preparativi in corso. Divenne quindi inevitabile una serie di rinvii della data di inizio. Il generale Žukov aveva in un primo tempo richiesto quarantacinque giorni di tempo a Stalin per costituire le forze necessarie a raggiungere il successo che alla fine diventarono due mesi, da metà settembre a metà novembre, durante i quali le forze sovietiche del generale Čujkov dovettero sostenere i sanguinosi e drammatici combattimenti all'interno della città di Stalingrado<ref name="ReferenceA">{{Cita|Boffa 1990|pp. 98-99|Boffa1990}}.</ref>.
 
[[File:T34 tanks.jpg|thumb|upright=1.4|Gli equipaggi dei [[carro armato|carri armati]] [[T-34 (carro armato)|T-34]] si preparano per l'offensiva generale.]]
 
In questa fase della guerra, la produzione bellica sovietica, grazie al decisivo apporto delle fabbriche di armamenti evacuate dalle regioni invase e trasferite al sicuro negli [[Urali]] e in [[Siberia]], era già superiore quantitativamente, e in parte anche qualitativamente, a quella tedesca<ref>Per dettagli sul trasferimento di manodopera, macchine ed attrezzature sovietiche lontano dal fronte si veda {{cita|Overy 2000|pp. 180-181|Overy2000}}.</ref> ed era molto sottovalutata dai servizi di informazioni dell'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]] (''Oberkommando der Wehrmacht'' – alto comando della Wehrmacht)<ref>{{Cita|Oxford 2001|pp. 897-903|Oxford2001 }}.</ref>. Le riserve meccanizzate dell'Armata Rossa vennero rafforzate e modernizzate con la costituzione delle nuove armate corazzate e di numerosi corpi carri, meccanizzati e di cavalleria autonomi. Anche l'artiglieria, di cui venne previsto dal suo capace comandante [[Nikolaj Voronov]] un impiego massiccio per frantumare le linee avversarie, venne fortemente potenziata: l'Amministrazione Centrale dell'Artiglieria dell'Armata Rossa (il GAU) si incaricò dell'afflusso dei cannoni (oltre 9.000 in totale) ed anche di oltre 1.000 [[Katjuša (lanciarazzi)|lanciarazzi ''Katjuša'']]. Il trasporto di una tale quantità di armamenti e delle relative munizioni ed equipaggiamenti fu reso ancor più difficile dalla limitatezza delle vie di comunicazioni a disposizione: solo tre linee ferroviarie principali erano disponibili per i trasporti, tutte e tre facenti capo ai grandi nodi di comunicazione di [[Saratov]] e [[Kamyšin]]; queste linee, coordinate dal generale P.A. Kabanov, non erano molto efficienti ed inoltre erano sottoposte ai costanti attacchi aerei della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]<ref>{{Cita|Erickson 2002| pp. 430-431|Erickson2002 }}.</ref>.
 
[[File:RIAN archive 286 Homecoming.jpg|thumb|left|Novembre 1941: un reparto di artiglieria sovietico in movimento verso le postazioni di fuoco.]]
 
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[[File:Николай Ватутин, 1943 год.jpg|thumb|upright|left|Il generale [[Nikolaj Vatutin]], comandante del Fronte Sud-Ovest che marciò su Kalač.]]
 
Per raggiungere gli ambiziosi risultati previsti lo Stavka potenziò le forze meccanizzate destinate ad un ruolo decisivo nell'operazione. I corpi carri e meccanizzati vennero fatti affluire dalle riserve strategiche nelle retrovie, come il [[1º Corpo carri (Armata Rossa)|1º Corpo carri]] e il [[1º Corpo carri della Guardia|26º Corpo carri]] che furono assegnati al generale Vatutin, o vennero freneticamente ricostituiti dopo le catastrofiche perdite estive, come il potente [[3º Corpo meccanizzato della Guardia|4º Corpo meccanizzato]], sorto dalla trasformazione e ricostituzione del [[28º Corpo carri (Armata Rossa)|28º Corpo carri]] distrutto a luglio ed assegnato al generale Erëmenko. Il 4º Corpo meccanizzato, equipaggiato con carri armati moderni e rinforzato con equipaggi veterani o appena dimessi dagli ospedali militari dopo essere stati feriti nelle precedenti battaglie, si trasferì segretamente su piattaforme ferroviarie dotate di forti difese anti-aeree fino alle posizioni di immediato rincalzo, e rimase fermo in aree mimetizzate fino agli ultimi giorni di preparazione<ref>Una descrizione della ricostituzione, della riorganizzazione e dell'impiego di questo corpo meccanizzato sovietico in {{Cita|Erickson 2002|pp. 430-431|Erickson2002}}.</ref>. Queste formazioni mobili vennero equipaggiate con gli eccellenti [[Carro armato|carri armati]] [[T-34 (carro armato)|T-34]] e riorganizzate per condurre avanzate veloci in profondità, senza attardarsi in scontri parziali e senza ricercare cariche allo scoperto contro i cannoni anticarro tedeschi.
 
Secondo la nuova importante direttiva di Stalin (appoggiata dai più esperti comandanti carristi come i generali [[Jakov Nikolaevič Fedorenko|Jakov Fedorenko]]<!-- ru:Федоренко, Яков Николаевич --><ref>Il generale Fedorenko era il capo del GABTU, la direzione generale delle truppe motocorazzate, e fu l'artefice principale della rinascita e rafforzamento delle forze corazzate sovietiche; {{Cita|Scotoni 2007|p. 80|Scotoni2007}}.</ref>, [[Pavel Rotmistrov]] e [[Mikhail Efimovič Katukov|Michail Katukov]]) sulla condotta delle operazioni con mezzi corazzati (la n. 325 dell'ottobre 1942), il compito dei nuovi corpi meccanizzati, organizzati come "scaglioni di sviluppo del successo" (''ėšelon razvitija uspecha''<!-- ru:эшелон развития успеха--> – ERU<ref>{{Cita|Scotoni 2007|p. 129|Scotoni2007}}.</ref>), doveva consistere nello sfruttamento in profondità, alla massima velocità e alla massima distanza, degli sfondamenti ottenuti con la fanteria e l'intervento dell'artiglieria, disgregando le riserve del nemico, seminando il panico e la confusione nelle retrovie e nei comandi avversari.
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I concentramenti principali per gli attacchi avvennero a circa 200&nbsp;km a nord-ovest di Stalingrado e a 100&nbsp;km a sud della città. A nord-ovest il Fronte Sud-Ovest del generale Nikolaj Vatutin avrebbe sferrato la sua offensiva con la [[5ª Armata corazzata della Guardia (Armata Rossa)|5ª Armata corazzata della Guardia]] e la [[21ª Armata (Armata Rossa)|21ª Armata]] (mentre la [[1ª Armata carri della Guardia (Armata Rossa)|1ª Armata della Guardia]] avrebbe protetto il fianco destro contro possibili interventi dell'8ª Armata italiana), e il Fronte del Don del generale Konstantin Rokossovskij avrebbe attaccato con la [[65ª Armata (Armata Rossa)|65ª]], [[24ª Armata (Armata Rossa)|24ª]] e [[66ª Armata (Armata Rossa)|66ª Armata]]. A sud della città il cosiddetto Fronte di Stalingrado (generale Andrej Erëmenko) avrebbero attaccato con la [[51ª Armata (Armata Rossa)|51ª]], [[57ª Armata (Armata Rossa)|57ª]] e [[64ª Armata (Armata Rossa)|64ª Armata]]. Secondo i progetti definitivi elaborati dallo Stato maggiore sovietico, l'offensiva avrebbe avuto inizio prima a nord sul fronte del Don (settori dei generali Vatutin e Rokossovskij) dove le forze corazzate avrebbero dovuto percorrere una distanza maggiore (circa 120&nbsp;km) e avrebbero dovuto anche attraversare il fiume prima di raggiungere l'area a sud di Kalač dove era previsto il congiungimento di tutte le forze mobili, mentre il giorno successivo sarebbe passato all'attacco a sud anche il fronte del generale Erëmenko che, dovendo avanzare per 90&nbsp;km, aveva bisogno in teoria di minore tempo per raggiungere l'area a sud di Kalač<ref>{{Cita|Glantz 2010|pp. 199-200|Glantz2010}}.</ref>.
 
[[File:RIAN archive 1274 Tanks going to the front.jpg|thumb|left|I carri armati [[T-34 (carro armato)|T-34]] escono dalle fabbriche sovietiche per essere inviati al fronte.]]
 
Venne sottolineato dallo Stato maggiore sovietico e dai comandanti dei tre fronti la necessità per le forze corazzate di avanzare alla massima velocità e di dirigere risolutamente verso gli obiettivi previsti, in modo da concludere l'operazione con il congiungimento dei due raggruppamenti offensivi a sud dell'ansa del Don entro il terzo o il quarto giorno dell'offensiva, senza dare tempo alle forze nemiche di rischierare le riserve o di sfuggire all'accerchiamento<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 445-446|Erickson2002}}.</ref>.
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=== Le difese tedesco-rumene ===
I punti d'attacco principali scelti dall'Alto comando sovietico offrivano le maggiori probabilità di ottenere risultati positivi: i tratti di fronte attaccati, posizionati ai due lati del raggruppamento tedesco impegnato nell'area di Stalingrado (6ª Armata e parte della [[4. Panzerarmee|4ª Armata corazzata]]) erano difesi dal mese di ottobre dalle due armate rumene impiegate sul fronte orientale. A nord (sulla linea del Don) la [[3ª Armata (Forţele Terestre Regale ale României)|3ª Armata]] rumena, con sulla sua sinistra l'[[Reparti italiani al fronte orientale|ARMIR]] italiano, sarebbe stata attaccata dalle forze del Fronte Sud-Ovest del generale Vatutin e da parte del Fronte del Don del generale Rokossovskij; a sud della città sul Volga, nella regione dei laghi salati Caca e Barmancak, la ancor più debole [[4ª Armata (Forţele Terestre Regale ale României)|4ª Armata]] rumena avrebbe subito l'attacco delle armate del Fronte di Stalingrado del generale Erëmenko. Più difficile sarebbe risultato invece il compito delle forze principali del Fronte del Don che dovevano passare all'offensiva nel settore del fiume sulla destra dei rumeni difeso dal molto più solido XI Corpo d'armata tedesco (generale [[Karl Strecker]]) e nel cosiddetto "istmo", l'area compresa tra il corso parallelo verso sud del Don e del Volga, difeso dalle due divisioni fanteria dell'VIII Corpo d'armata tedesco (generale [[Walter Heitz]]), formazioni appartenenti all'ala sinistra della 6ª Armata<ref>{{Cita|Oxford 2001|pp. 1105-1110|Oxford2001}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-218-0501-27, Russland-Süd, rumänische Soldaten.jpg|thumb|Soldati rumeni sul fronte orientale.]]
 
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Peggiore era invece la situazione in cui versava la 4ª Armata rumena del generale [[Tancred Constantinescu]], appena costituita in previsione di inserirla, dopo la conquista di Stalingrado, nel nuovo "Gruppo d'armate tedesco-rumeno del Don" al comando nominale del dittatore rumeno generale [[Ion Antonescu]] di cui era in corso l'organizzazione. Questa formazione disponeva nel settore dei laghi salati di circa 75.000 soldati demoralizzati ripartiti in cinque divisioni fanteria e due divisioni cavalleria non ancora potenziate come le unità della 3ª Armata e tutte con meno del 50% degli effettivi (tranne la 5ª e 8ª Divisione cavalleria circa al 60%; la 18ª Divisione fanteria al 78% e la 1ª Divisione fanteria al 25%<ref>{{cita|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|p. 85|AxworthyScafesCraciunoiu}}.</ref>) a loro volta divise in due corpi d'armata (6º e 7º); il settore affidato ad ogni divisione era eccessivamente ampio ed erano disponibili solo trentaquattro cannoni anticarro da 75&nbsp;mm. La 4ª Armata rumena era anche imperfettamente inquadrata: il passaggio del controllo delle relative divisioni da parte della 4ª Armata corazzata tedesca era previsto per il giorno 21, e venne frettolosamente anticipato al 20 a causa dell'attacco sovietico.<ref name="axworthy101"/> I rapporti di questi contingenti "satelliti" con i reparti tedeschi teoricamente in "fratellanza d'armi" non erano molto solidi.<ref>Su quest'ultimo punto e sul resto si veda {{Cita|Oxford 2001|pp. 1111-1114|Oxford2001}}; {{cita|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|pp. 85 e 101|AxworthyScafesCraciunoiu}}.</ref>.
 
[[File:Petre Dumitrescu.JPG|thumb|upright|Il generale [[Petre Dumitrescu]], comandante della 3ª Armata rumena.]]
 
Nell'attacco sovietico vennero anche coinvolte le tre divisioni di fanteria dell'XI Corpo d'armata tedesco ([[44. Infanterie-Division|44ª]], [[376. Infanterie-Division (Wehrmacht)|376ª]] e [[384. Infanterie-Division (Wehrmacht)|384ª Divisione fanteria]]) che difendevano il corso del Don a est di Kletskaja, e le due divisioni ([[76. Infanterie-Division (Wehrmacht)|76ª]] e [[113. Infanterie-Division|113ª Divisione fanteria]]) dell'VIII Corpo d'armata tedesco che sbarravano, sull'ala sinistra della 6ª Armata, il terreno compreso tra il Volga e il Don, che vennero attaccate dalle armate del Fronte del Don del generale Rokossovskij. Alla sinistra della 3ª Armata rumena erano schierate le forze del XVII Corpo d'armata tedesco (generale [[Karl Hollidt]]), dipendente dall'8ª Armata italiana, con le divisioni [[9ª Divisione fanteria "Pasubio"|"Pasubio"]] e [[2ª Divisione fanteria "Sforzesca"|"Sforzesca"]] e la 62ª Divisione fanteria tedesca.
 
Infine, le riserve mobili tedesche, affrettatamente costituite nella seconda settimana di novembre di fronte alla crescente minaccia nemica nel settore richiamando alcuni reparti da Stalingrado (elementi meccanizzati della 14. Panzer-Division) e trasferendo d'urgenza le formazioni corazzate stanziate dietro il fronte dell'8ª Armata italiana (22. Panzer-Division), erano assolutamente insufficienti<ref>{{Cita|Bauer 1971 2010|pp. 266-267|Bauer1971}}.</ref>. Si trattava del XXXXVIII Panzerkorps del generale [[Ferdinand Heim]] con circa 200 carri armati tedeschi e rumeni (14. e 22. Panzer-Division – 74 panzer in totale – e [[Divizia 1 Blindată|1ª Divisione corazzata rumena]] – 108 o 105<ref>{{cita|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|p. 89|AxworthyScafesCraciunoiu}}.</ref> carri armati di origine prevalentemente [[Cecoslovacchia|ceca]]) e di una serie di reparti improvvisati anticarro e ''Panzerjäger'' (semoventi [[cacciacarri]]) raggruppati nel ''[[Kampfgruppe]]'' Simons. Nelle retrovie del fronte rumeno e fino alla regione dell'ansa del Don erano presenti numerose formazioni logistiche e amministrative tedesche che potevano all'occorrenza organizzare reparti difensivi di blocco. La maggior parte dei carri della 6ª Armata (il XIV Panzerkorps del generale [[Hans-Valentin Hube]] con 84 carri armati e la 24. Panzer-Division con 58 mezzi corazzati<ref>Il XIV Panzerkorps venne rinforzato subito per tentare di contrattaccare dalla 24. Panzer-Division che dipendeva in precedenza dal LI Corpo d'armata; in {{Cita|Oxford 2001|p. 1106|Oxford2001}}</ref>) erano rimasti a est del Don impegnati direttamente a Stalingrado, ed anche il trasferimento sul Don della ben equipaggiata [[29. Infanterie-Division (mot.)|29ª Divisione motorizzata]], dotata di 52 carri armati moderni e schierata nelle retrovie della 4ª Panzeramee come riserva, non venne autorizzato dall'alto comando tedesco ancora non del tutto consapevole della minaccia nemica<ref>{{Cita|Oxford 2001|pp. 1106-1108|Oxford2001}}.</ref>.
 
=== Ordine di battaglia ===
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=== L'offensiva sul fronte del Don ===
Dopo un nuovo rinvio il 9 novembre, si tenne il 13 novembre un'ultima riunione alla presenza di Stalin in cui vennero chiariti gli ultimi dettagli; Žukov e Vasilevskij presentarono un rapporto definitivo evidenziando i notevoli risultati raggiunti nell'organizzazione e nello schieramento delle forze, e manifestarono ottimismo sulla riuscita dell'operazione. Stalin, pur irritato dai rinvii dell'attacco e preoccupato per la situazione a Stalingrado, dove la 62ª Armata del generale Čujkov era sottoposta a nuovi, violenti attacchi e sembrava sul punto di crollare<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 460-461|Erickson2002}}, il generale Čujkov rimase all'oscuro dei piani dello Stavka e venne avvertito telefonicamente solo la notte del 18 novembre dell'inizio della grande controffensiva generale sul fronte di Stalingrado; in {{Cita|Overy 2000|p. 188|Overy2000}}.</ref>, finì per approvare le proposte dei due generali e la conferenza si concluse positivamente<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 458-462|Erickson2002}}.</ref>. Stalin quindi, dopo un'ultima controversia il 17 novembre a seguito del pessimismo manifestato in un primo momento dal generale V.T. Volskij (comandante del 4º Corpo meccanizzato), diede via libera ai piani dello Stato maggiore generale: venne deciso il 19 novembre come giorno dell'inizio dell'operazione Urano e il generale Vasilevskij, che aveva dato prova di calma, preparazione ed efficienza, venne incaricato dal dittatore di coordinare sul posto i tre fronti dei generali Vatutin, Erëmenko e Rokossovskij<ref>{{Cita|Boffa 1990|p. 99|Boffa1990}}.</ref>. Nei giorni successivi quindi Vasilevskij si spostò ripetutamente nei vari comandi avanzati sul fronte per sollecitare la massima velocità ed efficienza delle operazioni, mentre, contrariamente ad una tradizione storiografica, nella fase operativa il ruolo di Žukov, importantissimo riguardo alla parte ideativa e organizzativa dell'operazione Urano, divenne minimo, dato che il generale venne dirottato da Stalin sul fronte di Ržev per organizzare e condurre l'[[operazione Marte]] che avrebbe avuto inizio il 25 novembre e sarebbe terminata ai primi di dicembre con un costoso fallimento<ref>{{Cita|Bellamy 2010|pp. 613-614|Bellamy2010}}.</ref>.
 
[[File:BM 13 and BM 21 TBiU 7.jpg|thumb|left|Lanciarazzi BM-13 [[Katjuša (lanciarazzi)|Katjuša]] aprono il fuoco contro le linee dell'Asse.]]
 
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Nelle prime ore, quindi, le divisioni di fucilieri sovietiche del Fronte Sud-Ovest del generale Vatutin ebbero notevoli difficoltà, e solo la 47ª Divisione fucilieri della Guardia nel settore di Serafimovič e la 293ª Divisione fucilieri in quello di Kletskaja riuscirono ad avanzare di 2–3&nbsp;km, mentre le altre divisioni d'assalto della 5ª Armata corazzata (119ª e 124ª Divisione fucilieri) e della 21ª Armata (63ª, 65ª e 96ª Divisione fucilieri) fecero pochi progressi. Nel settore della 65ª Armata del generale Batov, appartenente al Fronte del Don del generale Rokossovskij, attaccarono la 304ª e la 76ª Divisione fucilieri ed ottennero qualche successo avanzando in serata di 3–5&nbsp;km a causa dell'aspra resistenza della 1ª Divisione cavalleria rumena e del terreno irregolare. Di fronte alle difficoltà superiori al previsto per sfondare in profondità le linee rumene, il generale Vatutin decise, per accelerare i tempi e risolvere in modo definitivo la situazione, di anticipare a mezzogiorno l'intervento in massa delle sue riserve corazzate, destinate originariamente ad entrare in campo solo dopo il completo superamento delle difese nemiche<ref>{{Cita|Erickson 2002|pp. 464-465|Erickson2002}}.</ref>.
 
[[File:Uranus42.jpg|thumb|Carri armati sovietici [[T-34 (carro armato)|T-34]] con fucilieri in tuta mimetica invernale, avanzano durante i giorni dell'operazione Urano.]]
 
L'intervento in massa dei corpi carri, a partire dalle ore 12:00, ebbe un effetto decisivo: dalla testa di ponte di Serafimovič avanzarono in colonne compatte i carri armati della 5ª Armata corazzata del generale Romanenko (circa 500 mezzi corazzati in totale<ref>{{Cita|Samsonov 1964|pp. 337-339|Samsonov1964}}.</ref>). Il [[1º Corpo carri (Armata Rossa)|1º Corpo carri]] del generale Vasilij V. Butkov, impegnato nel settore della 47ª Divisione fucilieri della Guardia, ebbe qualche difficoltà nel settore di Blinovskij e solo alle ore 14:00 raggiunse le linee nemiche superando quindi la resistenza della 14ª Divisione fanteria rumena e avanzando entro la notte di oltre 10&nbsp;km fino alla periferia settentrionale di Ust'-Metvedinskij dove i carri di punta entrarono in contatto con le avanguardie della 22. Panzer-Division; più a ovest la 47ª Divisione fucilieri della Guardia affrontò le prime unità della 7ª Divisione cavalleria rumena proveniente da Pronin<ref>{{Cita|Glantz 2014|pp. 211-212|Glantz2014}}.</ref>. I carri del 1º Corpo furono subito seguiti nell'area dello sfondamento dall'8º Corpo di cavalleria del generale Borisov che conquistò Blinovskij, avanzò di altri 5&nbsp;km e attaccò la cavalleria rumena. Contemporaneamente si era messo in movimento anche il [[1º Corpo carri della Guardia|26º Corpo carri]] del generale [[Aleksej G. Rodin]], sempre appartenente alla 5ª Armata corazzata, che attaccò nel settore della 119ª e 124ª Divisione fanteria e, diviso in quattro colonne, proseguì in avanti; mentre due brigate carri furono duramente impegnate a sostenere le divisioni di fucilieri per superare l'aspra resistenza rumena, la 157ª Brigata carri del colonnello Ivanov effettuò un ampio movimento aggirante e nella notte avanzò con poca difficoltà per oltre 22&nbsp;km raggiungendo il terreno libero alle spalle delle linee difensive nemiche<ref>{{Cita|Scotoni 2007|p. 175|Scotoni2007}}; {{cita|Axworthy, Scafes, Craciunoiu|pp. 91-92|AxworthyScafesCraciunoiu}}.</ref><ref>{{Cita|Glantz 2014|pp. 213-214|Glantz2014}}.</ref>.