Assedio di Budapest: differenze tra le versioni

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La grande [[Offensiva Iași-Chișinău|offensiva sovietica di Iași-Chișinău]], iniziata il 20 agosto [[1944]], provocò l'immediato crollo delle forze tedesco-rumene del [[Gruppo d'armate Sud Ucraina]] al comando del generale [[Hans Friessner]] e accelerò in pochi giorni la destituzione del Capo di Stato rumeno [[Ion Antonescu]], sostituito da un nuovo governo che immediatamente dichiarò guerra alla [[Germania]] e passò a combattere a fianco dell'Armata Rossa. Il conseguente disastro completo delle forze tedesche permise al 2º ''Fronte ucraino'' del [[generale d'armata|generale]] [[Rodion Jakovlevič Malinovskij|Rodion Malinovskij]] ed al 3º ''Fronte ucraino'' del generale [[Fëdor Ivanovič Tolbuchin|Fëdor Tolbuchin]] (coordinati dal rappresentante dello [[Stavka]], maresciallo [[Semën Konstjantynovyč Tymošenko|Timošenko]]) di avanzare rapidamente occupando [[Bucarest]] già il 2 settembre e raggiungendo i confini con la [[Bulgaria]] e con l'Ungheria<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. VII, pp. 14-20.</ref>.
 
[[File:Armata Rossa in Romania.jpg|thumb|left|L'equipaggio di un carro sovietico [[T-34 (carro armato)|T-34]] riceve l'accoglienza della popolazione di una città rumena durante l'[[offensiva Iași-Chișinău]] ]]
 
Mentre le forze del generale Tolbuchin marciavano direttamente in Bulgaria, anch'essa passata l'8 settembre dalla parte sovietica dichiarando guerra alla Germania, il maresciallo Malinovskij riorganizzò le sue forze per avanzare nella [[Transilvania]], dopo aver occupato facilmente i passi dei [[Carpazi]], e quindi nelle pianure ungheresi. Il comando del Gruppo d'armate tedesco del generale Friessner (che il 24 settembre sarebbe stato ridenominato [[Gruppo d'armate Sud]]), cercò nelle prime settimane di settembre di organizzare un nuovo schieramento difensivo, impiegando anche alcune armate ungheresi affrettamente costituite, con soldati dal morale basso e con armamenti poco efficienti, per contribuire alla difesa<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. VII, pp. 23-24.</ref>.