Armillaria mellea: differenze tra le versioni

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Contiene infatti tossine di natura proteica ("[[emolisina|emolisine]]") termolabili dai 70&nbsp;°C che si inattivano sottoponendo a prebollitura il fungo in acqua per almeno 15-20 minuti<ref>{{Cita libro | editore = Ministero della Salute - Regione Lombardia | anno = 2012 | autore = AA.VV. | altri = Francesca Assisi (a cura di) | editore = | url = http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_149_allegato.pdf | accesso = 13 novembre 2018 | pp = 21 | capitolo = Informazioni utili | titolo = I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni }}</ref>. L'acqua di prebollitura deve sempre essere eliminata. Durante la cottura, se non sottoposto a questo trattamento, il fungo secerne un liquido viscoso leggermente tossico.
 
Sono stati registrati inoltre casi di disturbi gastrointestinali, di breve latenza, procurati da esemplari di ''A. mellea'' congelati a fresco, ovvero senza prebollitura. Tale fenomeno non è ancora chiaro dal punto di vista scientifico. La teoria più accreditata è che con la congelazione le "emolisine" vengano fissate nella struttura fungina e, pertanto, anche se poi si scongelano i funghi in maniera corretta e si cuociono successivamente attraverso una prolungata cottura, tali principi attivi non vengono smaltiti completamente. Questo fenomeno si registra anche in caso di gelate notturne, per cui è generalmente sconsigliato raccogliere questa specie e le specie affini dopo il verificarsi delle prime gelate autunnali o invernali.<ref>{{Cita libro > | pp = 89 | url = https://books.google.it/books?id=0M5h0wBDuaEC&pg=PA89&dq=armillaria+mellea++gelate&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwidiKqutNHeAhVEtosKHV9KAD0Q6AEIKDAA#v=onepage&q=armillaria%20mellea%20%20gelate&f=false | titolo = Funghi: conoscere, riconoscere e ricercare tutte le specie di funghi più diffuse | nome = Ettore | cognome = Bielli | editore = De Agostini | capitolo = Armillaria mellea | accesso = 13 novembre 2018 }}</ref>
 
Durante la cottura la carne diventa scura, quasi nera e salvo esemplari molto giovani, si cucina solo il cappello. Viene consumato in umido, trifolato, come condimento per risotti e con carne e salsiccia. Gli esemplari piccoli e sodi si prestano egregiamente alla conservazione sott'olio o sott'aceto<ref>{{Cita libro | pp = 44 | accesso = 13 novemvre 2018 | titolo = L'Italia delle conserve | nome1 = Luisa | cognome1 = Cabrini | nome2 = Fabrizia | cognome2 =Malerba | editore = Touring Editore| anno = 2004 | url = https://books.google.it/books?id=XNjHYvdIBfkC&pg=PA44&dq=chiodini+sott%27olio&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiZhv7QtdHeAhUB1iwKHQTKDRcQ6AEIKDAA#v=onepage&q=chiodini%20sott%27olio&f=false }}</ref>. Quelli cresciuti su ceppi di [[latifoglia]] sono considerati migliori di quelli cresciuti su ceppi di [[conifera]], a causa del loro gusto meno amaro.<ref name=eb/><ref name=nt/><ref name=agr/>