Fenomenologia: differenze tra le versioni

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* Per [[Martin Heidegger]], la visione fenomenologica del mondo delle cose deve essere superata attraverso la comprensione dell'Essere che è dietro tutti gli enti, e può considerarsi come un'introduzione all'[[ontologia]]. Questa è stata denominata "fenomenologia esistenzialista", anche se Heidegger ha rifiutato sempre la definizione di esistenzialismo attribuita in particolare alla prima fase del suo percorso filosofico. Nella parte introduttiva di "Essere e Tempo" inoltre, Heidegger, dopo aver passato al vaglio le etimologie greche dei termini "lògos" e "phainòmenon", sottolinea l'importanza insita nella rielaborazione del concetto di fenomenologia, allo scopo di renderla una "apophàinestai ta phainòmena", evidenziando così l'obiettivo squisitamente rivelativo dell'essenza insita negli enti e nella loro essenza. Egli pone inoltre l'accento sul concetto meramente husserliano di fenomenologia, che deve essere intesa come "scienza" mirata ad andare "alle cose stesse!".
 
=== Concetti fondamentali ===
Un elemento importante che Husserl prese da Brentano è quello dell'[[intenzionalità]], l'idea che la [[coscienza (filosofia)|coscienza]] sia sempre [[Intenzionalità|intenzionale]], cioè che sia diretta ad un [[Oggetto (filosofia)|oggetto]], che abbia un contenuto. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei ''fenomeni psichici'' (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai ''fenomeni fisici''. Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l'''oggetto intenzionale''). Ogni credere, desiderare etc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato.